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"Così sono diventato buddhista"

Il (forte) portiere biancrosso Giacomo Poluzzi si racconta. "Amo leggere e fare meditazione". Lunedì 14, con la Coppa Italia, ricomincia la stagione dell’FC Südtirol.
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Foto: (c) FC Südtirol

Si ricomincia. Con i 32esimi di Coppa Italia contro la Sampdoria in programma lunedì  14 agosto sul terreno dello Stadio Luigi Ferrraris di Marassi, a Genova (ore 18.00) prende il via la stagione 2023/24 dell’FC Südtirol.

Dopo l’incredibile cavalcata della scorsa stagione con l’approdo alle semifinali playoff per la A, la squadra è stata rivoluzionata dal Direttore Sportivo, Paolo Bravo, con molti nuovi innesti (troppi per qualcuno), e molte partenze, alcune delle quali difficili da spiegare, come quelle di Curto e Zaro, baluardi difensivi quasi invalicabili che tutti pensavano destinati a squadre di seconda fascia in serie A, ed invece sono rimasti in B. Perché dunque lasciarli andare? In particolare Zaro aveva avuto uno scontro con mister Bisoli in una delle partite di fine campionato, ma può essere che siano intervenuti altri fattori. Bravo ha comunque finora azzeccato molte scelte per cui ha sicuramente avuto le proprie ragioni. Intervistato dall'Alto Adige il direttore sportivo ha anche archiviato il caso Di Tacchio, il centrocampista che doveva essere il fiore all'occhiello della campagna acquisti e si è rivelato una vera meteora (ha avuto problemi di ambientamento, la spiegazione).

Con capitan Tait, Masiello, Casiraghi, Rover (anche lui veniva dato per certo in A) e Odogwu, fra le conferme c’è anche Giacomo “Jack” Poluzzi. Un vero portierone capace di dare sicurezza ai compagni con pochissimi errori e molte grandi parate.

Nato a Bologna nel 1988, sposato con due figli, l’estremo difensore biancorosso da bambino inizia a giocare a calcio come attaccante, fa il doppio ruolo per diversi anni, fino a quando Paolo Cimpiel, ex portiere del Bologna degli anni ‘60, gli dà l’ultima spinta per decidersi a fare solo il portiere. Durante il ritiro in val Ridanna abbiamo avuto la possibilità di parlare con la "saracinesca" biancorossa. Ci ha raccontato come mai da 8 anni pratica il buddismo, cosa gli piace dell’Alto Adige e come ha vissuto la scorsa incredibile stagione.

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Giacomo Poluzzi durante il media day organizzato dallla società biancorossa Foto: Salto Simon Bolognini

 

salto.bz: Poluzzi, c’è stato un pò di amaro in bocca per la sconfitta a Bari e come è stata deglutito il mancato passaggio in finale playoff?

Giacomo Poluzzi: Sicuramente la delusione c’è stata, perchè dopo il lungo e faticoso lavoro fatto la scorsa stagione si poteva cullare il sogno di giocarsi la finale. Anche per come si era messa la gara di ritorno della semifinale il sogno si stava materializzando sempre di più. A mente fredda poi ti inorgoglisce il bellissimo percorso che hai fatto. Siamo partiti con tre sconfitte, poi c’è stato il cambio di allenatore, la risalita, e poi siamo rimasti costantemente  tra le prime 6 in classifica. Quindi la delusione per la sconfitta di Bari non deve togliere quanto di bello e incredibile abbiamo fatto durante la prima storica annata in Serie B. Ripensandoci ti viene da pensare che comunque ce la potevamo fare, però allo stesso tempo non bisogna diventare arroganti e presuntuosi. Un atteggiamento del genere non c'entrerebbe niente con quello che è il Südtirol e la sua storia.

L’anno scorso l’elemento che ha che sembra aver dato quel qualcosa in più, oltre alla qualità dei giocatori è stato lo spirito del gruppo, che tipo di contributo ha portato anche mister Bisoli?

Penso che il gruppo sia stato fondamentale, soprattutto grazie anche alla sinergia tra giocatori, staff tecnico e società. L’arrivo alla quarta giornata del mister è stato un elemento decisivo, dato che lui è un allenatore con molta esperienza in Serie B e noi eravamo in fondo alla classifica. Ci siamo totalmente affidati al suo credo e alla sua esperienza, i risultati sono arrivati dalla prima giornata con lui in panchina e così è venuta fuori la vera qualità e la coesione di questo gruppo.

 

 

Nella scorsa stagione, come in quella precedente, lei ha fatto diverse parate decisive. Quali ricorda con maggiore orgoglio?

Sicuramente quella su Vázquez contro il Parma oppure quella su Antenucci a Bari sul 2-2 sono le mie preferite. Per l’importanza del momento la parata sul finale contro la Reggina ai quarti di finale dei playoff Serie B, visto il risultato sull’1-0. È stata sicuramente un’annata positiva, non solo a livello di gruppo ma anche a livello personale, proprio per questo ora è importante resettare tutto e partire al meglio per questa nuova stagione.

La linea difensiva nella scorsa annata è stata fondamentale, in estate ci sono stati alcuni innesti ma anche cessioni importanti (la coppia Zaro-Curto, De Col). Come vede i nuovi compagni?

Sono arrivati diversi ragazzi giovani, ma anche giocatori di esperienza in categoria. Dobbiamo essere bravi a diventare subito squadra perché quando ci sono così tanti cambiamenti, come ce ne sono stati l’anno scorso, essere un gruppo forte e unito diventa molto importante. In questo dobbiamo essere noi “veterani” ad aiutare i giocatori nuovi ad inserirsi bene nell’ambiente Südtirol per ripetere quanto di bene fatto l’anno scorso aggiungendo vari elementi che forse soprattutto i nuovi riescono a darci.

La scelta di fare il portiere è molto particolare, quando ha capito che voleva stare frai i pali?

Quando ho iniziato, a 5 anni giocavo come attaccante, come piace a tutti i bambini, poi crescendo ci facevano allenare a turno con il preparatore dei portieri  per farci conoscere il ruolo. A me piacque subito e vedevano che ero portato e quindi per un paio di anni facevo sia il portiere che l’attaccante, perché giocavo con i più grandi in porta e con quelli della mia età fuori. Finchè un anno ho trovato un allenatore portieri, Paolo Cimpiel, ex portiere del Bologna negli anni ‘60, che mi costrinse a decidere. Quindi ho deciso di fare il portiere anche perché quando la domenica andavo a vedere la prima squadra che era in prima categoria vedevo tutte le botte che si prendevano gli attaccanti e dissi ai miei genitori che io non le volevo prendere tutte quelle botte.

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Festeggiamenti I difensori festeggiano il portiere dopo una parata impodtante Foto: Ufficio Stampa FCS - FotoSport Bordoni

 

Come si trova in Alto Adige?

Mi trovo molto bene, ormai dopo tre anni mi sono integrato. L’Alto Adige è un luogo in cui si vive bene e dove tutto funziona. I servizi, oltre al calcio, sono ottimi e il panorama è fantastico, soprattutto per chi ama le montagne come me. Quando ho tempo faccio salire la mia famiglia da Bologna e andiamo a farci dei giri in montagna. Già da bambino frequentavo le Dolomiti, perché venivo a sciare con i miei genitori qui tra le montagne dell’Alto Adige, quindi la zona un po’ la conoscevo e l'avevo apprezzata già all’epoca.

Mi piace molto leggere. Sono di fede buddhista quindi mi dedico alla meditazione e alla lettura di libri, questo è un aspetto fondamentale nella mia giornata.

Fuori dal campo da calcio, quali sono le sue passioni?

Appena posso dedico tanto tempo alla mia famiglia che non riesco a vedere molto spesso. Mi piace molto leggere. Sono di fede buddhista quindi mi dedico alla meditazione e alla lettura di libri, questo è un aspetto fondamentale nella mia giornata.

Lei pratica il buddhismo della Soka Gakkai, come, tra gli altri, Roberto Baggio o l’attore inglese Orlando Bloom. Com’è nata questa sua fede?

Era il 2015, quando un mio compagno dell’epoca mi fece Shakubuku, parola che indica quando qualcuno ti parla di buddhismo. Mi è subito scattato qualcosa dentro e ho avuto l’impressione di aver trovato quello che mi serviva, anche perché in quel periodo avevo perso mio padre ed era il secondo anno in cui non giocavo ad Alessandria. Quindi un po’ tutto non andava per il verso giusto. Quando questo collega mi ha parlato di questa religione che è prettamente incentrata sulla crescita personale che ognuno di noi può fare, ho deciso di continuare questo percorso perché ho trovato tanti benefici e mi ha aiutato molto. Mi ha assolutamente cambiato in positivo la vita e da allora, 16 marzo 2015, non ho mai smesso di praticarla. Dovunque vado ci sono gruppi e quindi appena sono arrivato a Bolzano ho trovato un gruppo e faccio attività regolarmente, come nelle altre città in cui ho giocato in passato. Pratico meditazione ogni mattina e ogni sera, sia da solo che con il gruppo in cui mi trovo. Sembra che ne siamo pochi ma in realtà siamo in tanti a praticare il  buddhismo.