Ascoltare un mandolino accompagnato da un’orchestra d'archi è occasione rara, tanto più se ad imbracciare lo strumento a pizzico è un acclamato virtuoso come Avi Avital, accompagnato da una orchestra di qualità quale è l’Accademia d’archi Bolzano.

Nell’ambito di Bolzano Festival Bozen, nella bella cornice di Castel Mareccio i primi suoni sono stati quelli del concerto in re maggiore di Emanuele Barbella, virtuoso violinista e compositore settecentesco napoletano. Un violinista virtuoso fu anche Antonio Vivaldi, oltre che acclamato compositore. Del prete rosso è stato eseguito il concerto in Do maggiore, l’unico che Vivaldi dedicò al mandolino tra i circa 400 che compose. Questi due numeri sono indicativi del ruolo marginale che il mandolino ha avuto nella musica da concerto. Seppure anche Mozart, Paisiello, Beethoven, Mahler, e pure Schoenberg hanno scritto per mandolino, è nella musica popolare che lo strumento ha avuto e ha tuttora la sua fortuna.

La trascrizione di pagine dedicate a strumenti differenti è un modo per ampliare il repertorio, e nelle più riuscite rielaborazioni mette in evidenza le caratteristiche idiomatiche dello strumento per il quale si trascrive. E’ quanto ha fatto Segovia per la chitarra nel secolo scorso, e oggi realizza Ave Avital per il mandolino.Alle musiche originali di Barbella e Vivaldi è seguita la trascrizione del Concerto in re minore BWV 1052 di Johann Sebastian Bach, scritto per il cembalo dal compositore che aveva forgiato il proprio stile anche rielaborando numerosi concerti di Vivaldi.

Alla prima parte dedicata alla musica barocca è seguita una seconda dedicata a composizioni le cui radici stanno nella musica di tradizione popolare. Accanto alle trascrizioni delle Danze popolari rumene di Bartok, e della Danza Spagnola da La vida breve di De Falla, sono state eseguite le Sei miniature di Sulkhan Tsintsadze e In Chassidic Mood di Gil Aldema. Gil Aldema è stato un compositore e direttore d’orchestra israeliano, scomparso nel 2014, conosciuto e premiato per le sue musiche ispirate alla tradizione della sua terra. La stessa terra in cui è nato Avi Avital, che ha offerto una energica e struggente interpretazione di queste pagine. Israeliano è anche il liutaio Arik Kerman, costruttore dello strumento di Avi Avital. La scelta di amplificare leggermente lo strumento è scelta felice, che ha permesso al virtuoso di utilizzare una ampia gamma dinamica, dal pianissimo al forte, senza essere oscurato dall’ensemble di archi e cembalo.

Gli applausi calorosi del pubblico che aveva gremito il cortile del castello hanno omaggiato il virtuoso e l’orchestra ad ogni brano, e al termine del programma hanno avuto i tratti dell’ovazione. Avi Avital ha ricambiato con un fuoriprogramma, una sua composizione di ispirazione folclorica.

Del concerto abbiamo apprezzato soprattutto, assieme alla gioiosa pagina vivaldiana, la musica di Sulkhan Tsintsadze, compositore georgiano, scomparso nel 1991, autore di musica cameristica, sinfonica e per film, che tante energie ha dedicato alla rielaborazione e arrangiamento della tradizione musicale folclorica della sua terra. Le sue Sei miniature sono di raffinata bellezza.

Ci auguriamo di avere l’occasione di riascoltare Avi Avital, con l'auspicio di ammirare il virtuoso nell’interpretazione di alcune opere nuove che ha commissionato, come i Concerti di Anna Clyne e Giovanni Sollima.