Gesellschaft | Gastbeitrag

Isis: un nuovo mostro da conoscere.

Cosa ha a che fare l’Islam con la feroce organizzazione terroristica. Prova a spiegarlo Sahar Khallouki, membro attivo dell’associazione Bozen Muslim Youth.

Una delle problematiche più vissute al giorno d’oggi sono le vicende sconcertanti che avvengono nelle zone del Medio Oriente, zone in cui regna un’instabilità politica nonché sociale.
La ragione di questa condizione è la presenza in Iraq dell’Isis, ovvero “lo Stato islamico, un’organizzazione terroristica presente in Siria e in Iraq, appunto, e che ha come leader attuale Abu Bakr Al- Baghdadi, il quale ha proclamato la rinascita del califfato nei territori sotto il suo controllo.
Attualmente le truppe dell’Isis hanno assediato la città di Kobane, la situazione si sta espandendo a livello globale e non può più oggettivamente apparire lontana e disgiunta dalla realtà occidentale. Secondo il presidente turco Erdogan, inoltre, non c’è più speranza di fermare l’avanzata dei soldati dell’Isis ed esiste un alto rischio che i terroristi avanzino anche oltre i confini siriani ed accedano alle terre turche, un ottimo ponte per l’Europa.

Spesso i mass media etichettano i soldati dell’Isis come “jihadisti islamici” e di conseguenza inducono ad associare l’Isis all’Islam. Se dovessimo analizzare il termine “Jihad”, in realtà, scopriremmo che il suo vero significato è “sforzarsi”; la parola, in effetti, denota un ampio spettro di significati, ma principalmente indica la lotta interiore spirituale da cui attingere una perfetta fede.
Oggi il termine è invece spesso strumentalizzato, come se avesse una dimensione esclusivamente militare. Questa disinformazione, dunque, tende a diffondere un’infezione che contamina la psiche sociale, alimentando molte campagne che incentivano l’islamofobia.

Nonostante i musulmani si muovano per porre fine a questi stereotipi e per presentare il vero volto dell’islam - una religione di pace - questi vengono comunque considerati come potenziali nemici. È bene ricordare che l’Isis è senza dubbio un gruppo terroristico che si autoproclama di credo islamico ma che di per sé non ha nulla a che vedere con l’Islam.
Analizzando il Corano, testo sacro dei musulmani, tra i numerosi versetti troviamo scritte, nella sura 5 (versetto 32), queste parole: “[…] Chiunque uccida un uomo, che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l'umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l'umanità. I Nostri Messaggeri sono venuti a loro con le prove! Eppure molti di loro commisero eccessi sulla terra”.

L’Islam non solo condanna ogni forma di male ed ingiustizia rifacendosi a ideali pacifisti, ma proibisce anche ogni operazione di bombe-suicida come suggerito da questo detto del Profeta:
Chiunque deliberatamente si getti da una montagna uccidendosi, starà nel Fuoco eternamente cascandovi dentro e rimanendovi in perpetuo; e chiunque beva veleno per uccidersi lo porterà con sé e lo berrà nel Fuoco, dove rimarrà per sempre; e chiunque si uccida col ferro porterà con sé quell'arma e con essa si pugnalerà l'addome nel Fuoco dove rimarrà in eterno”.
[Bukhari (7:670)]

Da queste poche nozioni è facile comprendere come l’intero operato dei terroristi sia completamente in antitesi con l’ordine divino, ed è per questo che i musulmani prendono le distanze da ogni atto dell’Isis dissociandosene fortemente.
Esaminando la situazione attuale europea ci troviamo di fronte ad una enorme disinformazione che semina incertezze e dubbi. Dubbi che si riflettono sui cittadini di credo islamico i quali si ritrovano in bilico fra due estremi: da una parte la condanna dei concittadini occidentali, che vedono in loro dei potenziali terroristi e dall’altro il pericolo demagogia delle forze dell’Isis, che riescono facilmente a plasmare le menti dei ragazzi più giovani ed inesperti, incitandoli ad arruolarsi e a contribuire al rafforzamento dell’organizzazione stessa.
La cosa più inquietante è che l’Isis è in buoni rapporti commerciali con le potenze mondiali che “tutelano” e portano la democrazia nei paesi oppressi.

Secondo l’autorevole istituto di ricerca svedese SIPRI (Stokholm International Peace Research Institute) il 20% dei trasferimenti mondiali di armi sono diretti nelle zone del medio Oriente. Al vertice dei fornitori troviamo gli Usa, la Russia, la Francia, la Germania e l’Italia.
Ne segue che le ragioni di questa guerra scatenata dall’Isis non hanno assolutamente una natura religiosa bensì politica. L’Isis sembra essere un nuovo mostro idealizzato per danneggiare e storpiare la figura dell’Islam ed intralciare il processo “d’integrazione”.
Viviamo una situazione contraddittoria: l’Islam non è una nuova realtà ancora da conoscere e paradossalmente i musulmani, soprattutto di seconda generazione e quindi “cittadini a tutti gli effetti”, devono costantemente prendere le distanze da una realtà con cui non si sono mai associati.

Basta poco per individuare la vera fonte di pericolo e quindi riflettere su come scongiurarlo; il problema è l’Isis e non l’Islam e i musulmani, e la risoluzione sta nella collaborazione tra i cittadini al fine di salvaguardare la pace nella nostra patria.

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Frank Blumtritt Mo., 13.10.2014 - 23:20

Le Sue precisazioni sul rapporto ISIS/Islam sono importanti.
Pare che l'Occidente (ovvero gli USA) abbia sempre bisogno di un mostro da combattere: Comunisti, Palestinesi, Bin Laden, Sadam, Talibani, Shiiti prima, Sunniti ora, Narcotrafficanti, Whistleblowers informatici...

Mo., 13.10.2014 - 23:20 Permalink