Il ritorno di Schwazer
L’ennesimo colpo di scena è servito: Alex Schwazer torna ad allenarsi, lo annuncia l’allenatore Sandro Donati. Il sogno è molto ambizioso, partecipare alle Olimpiadi di Tokyo nel 2020. Il 35enne ex marciatore originario di Racines si era ritirato nel 2016 dopo che il 10 agosto dello stesso anno il TAS, il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna, lo squalificò per otto anni (lo stop durerà fino all’8 agosto 2024) per recidiva al doping. La richiesta, ora, è di sospendere la squalifica attraverso un ricorso che nei prossimi giorni sarà presentato alla corte federale svizzera, dal momento che la decisione del Tas è appellabile soltanto in quella sede. E se il responso dovesse essere positivo, Alex, che negli ultimi anni ha allenato atleti amatoriali per non perdere lo “smalto”, non intende farsi trovare impreparato. La forma fisica è in effetti perfetta, ai livelli agonistici del 2015/2016, come hanno accertato alcuni recenti test condotti in un centro privato a Roma.
Spezzare la catena
A fare il punto della situazione ci pensa Donati: “Come noto, nel procedimento di incidente probatorio pendente avanti al Tribunale penale di Bolzano, gip Walter Pelino, si stanno concretizzando i gravi indizi sulla manipolazione della positività di Alex Schwazer, con chiare evidenze documentali e peritali - così il tecnico in una nota -. Nel frattempo la difesa di Schwazer, rappresentata e coordinata dall'avvocato Brandstätter sta approntando anche esposti e ricorsi da presentare in quei paesi europei, nei quali si radicano responsabilità e/o relative competenze. Siamo ben consapevoli che, se le istituzioni sportive internazionali interessate (segnatamente Iaaf e Wada) dovessero continuare a resistere in ogni modo, nonostante l’evidenza e la gravità dei fatti emersi, i procedimenti si potrebbero protrarre. Ma Alex Schwazer è totalmente innocente e Wada e Iaaf dovrebbero operare per aiutare la magistratura ad individuare le responsabilità della denunciata manomissione della sua urina dell’1 gennaio 2016”.
Tornando ad allenarsi per sperare di tornare alle gare, Schwazer non intende provocare nessuno
Donati spera in una sorta di “ravvedimento” della controparte: “Auspichiamo saggezza e senso di responsabilità da parte di chi oggi dirige le citate istituzioni, affinché si spezzi la catena di brutti e gravemente illeciti accadimenti, rendendosi conto che a Schwazer è stata già, ingiustamente, impedita la partecipazione all’Olimpiade di Rio de Janeiro, dove avrebbe avuto chiarissime chance di conquistare medaglie e che le istituzioni interessate si assumerebbero una responsabilità ancora maggiore, se il loro comportamento conducesse ad impedire ad Alex di partecipare anche ai Giochi Olimpici di Tokyo - argomenta l’allenatore -. Per uscire dall’incubo di questi anni trascorsi a difendersi da un’accusa di doping assurda ed assolutamente priva di fondamento, per riappropriarsi del proprio talento, per comunicare a tutti che è naturalmente forte, per tenere accesa una speranza, Alex Schwazer ha deciso di tornare ad allenarsi per la marcia”.
Auspichiamo saggezza e senso di responsabilità da parte di chi oggi dirige le citate istituzioni, affinché si spezzi la catena di brutti e gravemente illeciti accadimenti
E chiarisce: “Tornando ad allenarsi per sperare di tornare alle gare, Schwazer non intende provocare nessuno, ma solo ribadire e dare concretezza alla propria innocenza ed alla propria speranza che dirigenti sportivi più coscienziosi di quelli che hanno gestito finora questa vicenda, sappiano operare per porre fine alle azioni infami, con le quali dapprima è stata costruita una positività e poi si è tentato in ogni modo di continuare ad ostacolare l’indagine e l’istruttoria su fatti, comportamenti e circostanza gravemente compromettenti, senza rispetto, non solo di Schwazer, ma anche della magistratura. Alex - conclude Donati - dichiara la sua piena disponibilità ad essere, sin da subito, sottoposto a qualsiasi controllo”.
Sul fronte della giustizia ordinaria, lo ricordiamo, dopo l’udienza dello scorso 12 settembre durante la quale il colonnello Giampietro Lago ha illustrato i risultati della perizia effettuata dai RIS di Parma, il gip Walter Pelino ha disposto un supplemento d’indagine per spiegare l’anomala concentrazione del Dna trovato nel campione di urina (le due provette A e B) dell’ex olimpionico. Nelle 34 pagine dell’ordinanza emessa dal giudice si legge che tra gli elementi emersi a sostegno dell’ipotesi di manipolazione c’è lo “scambio di email compromettenti fra il legale della Iaaf a Losanna Ross Wenzel, il direttore del laboratorio di analisi di Colonia, Hans Geyer, ed il capo dell’antidoping della Iaaf, Thomas Capdevielle”.