Kultur | Liliana Prandini ha pubblicato una ricerca storica sulla centrale idroelettrica di Bressanone

Luce a Bressanone, in un libro la storia di un'idea

“Luci a Bressanone - Licht für Brixen” ricostruisce le tappe storiche che hanno portato l'illuminazione nel capoluogo della Val d'Isarco fra macro e microstoria
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La storia di una città transita anche attraverso le scelte che essa ha fatto nel campo dell’approvvigionamento energetico e, in particolare per quanto riguarda il secolo scorso, in quello dell’energia elettrica.
Liliana Prandini, laureata in scienze storiche all’Università di Trento, ha condotto una ricerca storica sulla centrale idroelettrica di Bressanone e sulle ricadute che l’introduzione della illuminazione ha avuto nel tessuto socioeconomico della città capoluogo della Val d’Isarco. I risultati del suo lavoro, frutto di una accurata ricerca documentale svolta anche presso l’Archivio Storico dell’Enel di Napoli,  sono confluiti in una recentissima pubblicazione presentata lo scorso 8 gennaio 2016 presso la sala “Egger” di Bressanone.
Lo storico Gustavo Corni, docente di storia contemporanea dell’Università di Trento, Andrea Bonoldi, associato di stora economica presso lo stesso ateneo, e lo storico Hans Heiss, hanno illustrato ampliamente i risultati del lavoro di Liliana Prandini mettendo in rilievo la dialettica che si instaura fra macro e microstoria, fra gli avvenimenti epocali o di respiro politico-internazionale –  maggiormente rendicontati nei libri e nei manuali di storia – e le vicende storiche locali fra le quali la ideazione e la realizzazione di una centrale idroelettrica per Bressanone rappresenta una tappa di evoluzione e di svolta, soprattutto per una cittadina in origine poca votata allo sviluppo commerciale e manifatturiero.
“Luci a Bressanone - Licht für Brixen” – questo il titolo del libro di Liliana Prandini – è stato pubblicato dalla associazione “heimat Bressanone Brixen Persenon” e stampato dalla casa editrice e tipografia Weger grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio, della Asm di Bressanone, della Provincia di Bolzano e del Comune di Bressanone. Scritto sia in italiano che in tedesco, il volume presenta diversi contributi iconografici che permettono al lettore di seguire la storia della centrale brissinese anche attraverso immagini storiche, piante e schemi grafici.
La presentazione ufficiale del libro ha visto la partecipazione di un folto pubblico che ha riempito la antica sala consiliare del vecchio Municipio di Bressanone ed è stata introdotta dalla presidente di “heimat”,  Maria Paola Asson, dal sindaco di Bressanone, Peter Brunner, e da Wolfgang Plank, direttore dell’Asm.
La presentazione del volume è stata quindi affidata agli storici Corni, Bonoldi e Heiss che ne hanno illustrato le peculiarità e l’importanza della sua collocazione nel novero degli studi che contribuiscono a scrivere la storia della città di Bressanone e che si iscrive dunque in quel settore della ricerca storica che è la storia regionale, come già detto in aperta, e inevitabile,  dialettica con la storia delle dinamiche nazionali e mondiali. Come sottolineato dal professor Corni, infatti, le scelte che hanno portato l’Italia a firmare il Patto di Londra prima e a partecipare alla grande guerra a fianco dell’Intesa poi, possono (e debbono) essere lette anche alla luce degli interessi economici e dunque di approvvigionamento idroelettrico che una regione alpina come l’Alto Adige poteva garantire. Al di là delle manifestazioni neo-risorgimentali, da “quarta guerra di indipendenza”, oltre i romanticismi da “giornate radiose” che avevano indubbiamente la loro importanza e, forse, soprattutto, un intento propagandistico finalizzato a infiammare le passioni irredentiste, gli appetiti del Regno d’Italia nei confronti non solo di Trento e del Trentino ma anche delle terre che si estendono fino allo displuvio alpino, sono da ricercare anche nelle potenzialità cinetiche e dunque energetiche dei loro tortuosi corsi d’acqua.
In questo contesto, il libro di Liliana Pradini ricostruisce la storia di una idea, di una grande idea, che è quella di illuminare una città e il suo circondario, di dare vita a una nuova dimensione, anche spazio-temporale, in quanto l’introduzione della illuminazione, avvenuto ovviamente con una certa gradualità,  aumenta il “tempo-vita”, la vivibilità delle ore oltre il calare del sole; ma è anche l’idea del progresso, della produttività delle manifatture prima e delle industrie poi, della sicurezza delle strade non più illuminate dalla precarietà delle lampade a olio o gas di difficile (e anche pericolosa) gestione.
La ricerca storica di Liliana Pradini, fra l’altro, ha il pregio di farsi leggere agevolmente, di non costituire esclusivamente uno strumento di studio e di approfondimento per esperti e ricercatori. Essa cattura infatti anche l’attenzione e la curiosità del lettore che ama conoscere le peculiarità di un territorio, di una città e delle sue genti, che assapora le declinazioni familiari e anche personali che incidono nella microstoria di una cittadina e, di qui, nella macrostoria più nota ai manuali classici. Dunque la storia di Liliana Prandini è sì la storia di evento di natura economico-sociale che è stato una svolta epocale per il capoluogo della Val d’Isarco, ma è anche la storia di una vita, di molte vite, delle passioni e del senso del dovere che animano la maggior parte delle persone che, lavorando in sinergia intersoggettiva, contribuiscono a cambiare, in meglio, la società nella quale viviamo. Una storia d’altri tempi, ormai, ma ancora, anzi: oggi più che mai, di importanza imprescindibile; una storia fatta di anonimie che difficilmente balzano alla ribalta della scena pubblica e storica. Con questo libro, l’autrice Liliana Prandini contribuisce a dare un volto anche a queste persone solitamente sconosciute ma che con il loro lavoro costituiscono la spina dorsale delle comunità e di una società.

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Laura Giuliani Fr., 12.02.2016 - 07:34

Questo testo aiuta a comprendere i progressi e i mutamenti di una società e come la storia regionale sia importante per comprendere la storia internazionale.

Fr., 12.02.2016 - 07:34 Permalink