L’aurora boreale incanta l’Alto Adige
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Nella tarda serata di ieri, venerdì 11 maggio, l'aurora boreale ha riempito i cieli di buona parte dell'Italia centro-settentrionale, Sudtirolo compreso, ma con avvistamenti anche in Sicilia e alle Canarie, in quella che viene ritenuta la tempesta geomagnetica più potente degli ultimi vent'anni. L’insolito fenomeno, raramente presente alle nostre latitudini, è stato visibile ieri sera dopo le 19, con un picco d'intensità tra le 22:30 e la mezzanotte. Complice il cielo sgombro da nubi, in varie parti della provincia moltissime persone hanno immortalato l'aurora boreale in direzione nord. E il cielo illuminato si è riflesso sulla neve presente in abbondanza soprattutto sulle montagne della cresta di confine.
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Biennio solare
Già lo scorso 5 novembre (con grande intensità) e il 25 settembre i bagliori polari sono stati avvistati nel Centro Europa e sulla cresta di confine con l'Austria. Come scriveva Il Post un anno fa, nei prossimi due anni a causa d’una maggiore attività del Sole le aurore polari saranno visibili più di frequente in cielo e a latitudini più basse del solito, ovvero più a sud dei paesi scandinavi dove solitamente vengono avvistate le aurore in Europa. Le aurore boreali (nell’emisfero nord) sono dovute a grandi quantità di particelle emesse dal Sole che in parte raggiungono il nostro pianeta, un flusso continuo chiamato “vento solare”.
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La magnetosfera devia tali particelle, impedendo loro di arrivare direttamente al suolo (causando problemi ad esempio agli esseri viventi). A volte però il vento solare si rinforza, con una quantità molto più grande di particelle emesse che raggiungono la magnetosfera. Tale fenomeno deforma sensibilmente il campo magnetico e fa sì che le particelle riescano a raggiungere i due poli magnetici della Terra: per questa ragione le aurore sono visibili soprattutto in prossimità dei poli terrestri. È l’incontro tre le particelle solari e gli atomi di ossigeno e azoto a emettere fotoni, piccole unità di energia sotto forma di luce colorata.
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Per ritrovare un fenomeno di altrettanta intensità, bisogna andare indietro al gennaio del 1938, quando i cieli fino alle latitudini della Sicilia e del Portogallo si accesero con le luci di una aurora boreale generata da una intensa tempesta solare. Il massimo dell’attività si ebbe nei giorni 24, 25 e 26 gennaio 1938. Come risulta da molte testimonianze dell’epoca, in Europa l’aurora fu osservata dal nord della Scozia all’Austria orientale, dal Friuli a Gibilterra. Il mondo cattolico credette che il fenomeno fosse collegato con la profezia di Fatima.
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Il racconto di Rigoni Stern
L'evento fu descritto anche da Mario Rigoni Stern. Scrisse in "Le Stagioni di Giacomo": "La sera del 25 gennaio 1938 fu molto particolare. Era una sera fredda, piena di stelle, ma anche con nuvole strane verso nord, tirate da un vento alto da est a ovest. Dopo le otto l'orizzonte sopra le montagne a nord incominciò a tingersi di rosso, di un rosso cupo. In un primo tempo si pensò a un gigantesco incendio di boschi. Ma d'inverno? Con la neve? E perchè senza fumo? Il rosso diventava sempre più violento e si alzava via via a occupare il cielo. [...] I vecchi lo ritennero un brutto segnale, un avvertimento: quel rosso nel cielo per loro significava sangue, guerra. Il giorno dopo i giornali riportarono la notizia spiegando che si trattava di una aurora boreale, e che un fenomeno così, alle nostre latitudini, era rarissimo pure nel corso dei secoli. Una spiegazione che non convinse tutti: in Spagna la guerra civile causava morti e distruzioni infinite e questo era un segnale mandato dal Cielo: uomini siete ancora in tempo. Fermatevi!".
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