Il Papa si rechi a Rafah!

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Magari fosse un genocidio. Un genocidio, nel perseguire l’intenzione di distruggere un gruppo umano come tale, può anche limitarsi a colpire alcuni membri o una parte del gruppo, e forse potrebbe anche fermarsi a centomila morti; inoltre il gruppo che si vuole distruggere è pur sempre un gruppo umano, che però non si vuole continui a far parte della comune umanità.
Qui invece siamo a una destituzione dall’umano. Ha detto alla stampa, così che tutti lo sapessero, l’ex ministro della guerra di Netanyahu: combattiamo contro animali umani. Ha detto alla stampa, così che tutti lo sappiano, l’attuale ministro della Guerra di Netanyahu: mettiamo 600.000 Palestinesi sfollati ad al Mawasi in un serraglio chiamato “città umanitaria” da costruire sulle rovine di Rafah, e concentriamo poi l’intera popolazione palestinese nel sud della Striscia di Gaza, da dove non potrà uscire.
L’amena bellezza del mare di Gaza ha ispirato ai padroni del futuro l’idea di una ridente Riviera del Mediterraneo. A quanti sono informati sul presente essa fa venire in mente piuttosto la tonnara, quella “camera della morte” in cui i tonni vengono spinti e ammassati dai tonnaroli, che all’ordine del Rais li arpionano e ne compiono la mattanza.
Questo progetto che comporta il concorso strutturato e complice di più protagonisti, viene chiamato pace, e il suo esecutore che dalla tribuna dell’ONU già aveva dispensato benedizioni e maledizioni, oggi vuole attribuire al suo più alto Patrono il premio Nobel per la pace, essendo appunto la pace il nuovo nome dell’annientamento.
Fin qui le notizie, le news. Ma oltre l’obiettività dell’informazione, c’è il messaggio che ne proviene. Ed è che qui non è più questione dei Palestinesi, degli Israeliani, dei Russi o degli Ucraini, dell’Iran o dell’America; qui siamo alla perdita dell’ultima dignità dell’umano, a quella soglia oltre la quale l’umano non è più umano. È questa la prova estrema di fronte a cui si trovano oggi il glorioso Occidente, le cosiddette autocrazie, i Paesi arabi, l’Europa che riarma. Ma nessuno corre a presidiare questa soglia, forse nessuno di questi lo può fare.
Allora dovrebbe essere l’umanità stessa in qualche sua apicale espressione a farlo, qualcuno che vada lì non per sé, non per i suoi, non per i Palestinesi, non per gli Ebrei, ma per questa umanità che si spegne, che ancora ne faccia echeggiare la voce.
Potrebbe essere il segretario generale delle Nazioni “Unite”, se il loro Patto non fosse stato passato al tritacarta in piena Assemblea generale a New York. Potrebbe allora forse essere un Papa, ma non come voce di parte in nome della sua Chiesa, perché nessuno se ne adonti; dopo papa Francesco il popolo di Dio che fino ad allora era stato ristretto a una Chiesa, è stato identificato con l’umanità tutta intera.
A questo titolo il Papa potrebbe raggiungere Rafah, affacciarsi su quella soglia dell’ignoto, e tutti potremmo seguirlo. Sarebbe la sua Lampedusa o la sua Lesbo, la sua lavanda dei piedi ai circoncisi e agli incirconcisi, la sua “Fratres omnes”, e perché no, dato che si chiama Leone, potrebbe essere la sua Mantova.
Se questo avverrà, anche l’Ucraina seguirà.
Con i più cordiali saluti,
P.S. Chi è d’accordo, come crede lo faccia sapere. -
L'appuntamento con l'autore
Raniero La Valle (n. 1931) è un giornalista, scrittore e politico italiano. Direttore de L’Avvenire d’Italia, ha sostenuto il Concilio Vaticano II. Deputato e senatore, ha difeso pace, democrazia e diritti umani. Tra le sue opere: Prima che l’amore finisca, Chi sono io, Francesco?.
Lunedì 14 luglio, alle 18, presso lo Stanglerhof di Fié allo Sciliar, Raniero La Valle sarà protagonista di un incontro dal titolo : Disarmare la terra, riportiamo l'amore, Liberiamo la pace.
Grazie a Raniero la Valle…
Grazie a Raniero la Valle per questo contributo. Su Salto non si parla di Palestina. La questione che più dovrebbe turbare i nostri animi in questi tempi, un genocidio in corso da più di un anno e mezzo, non trova spazio in questo giornale. Forse perché ancora considerato un argomento "divisivo"? Considero gravissima questa assenza, in questo momento storico che stiamo vivendo nessun organo di informazione può astenersi dall' informare su cio che sta accadendo a Gaza e in Cisgiordania!
Zitat: “... in questo…
Zitat: “... in questo momento storico che ...”:
zur Einordnung: mit “momento storico” meinen Sie den 7. Oktober 2023?
(oder gibt es dieses Datum nicht? Wie es die Hamas nicht gibt? Menschenraub und Geiseln in questo momento nicht gibt? Die Diktion der Vernichtung Israels und aller Juden nicht gibt? - ...)
Antwort auf Zitat: “... in questo… von Peter Gasser
nein, den 7. Oktober gibt es…
nein, den 7. Oktober gibt es da nicht.