Politik | Elezioni/Wahlen 2023

“Cultura e urbanistica, Bolzano è bloccata”

L'avvocata Giuliana Dragogna, candidata del Team K, sul “disagio degli italiani”, le radici jugoslave e giuliano-dalmate, i CPR — e due libri-inchiesta da tradurre.
Giuliana Dragogna
Foto: Team K
  • “Tutte le scuole di lingua tedesca fanno Podiumsdiskussionen con i candidati. Nelle scuole di lingua italiana, invece, non c’è nessun approccio alla dimensione politica. Oltre a CNA e Circolo cittadino, non ci sono stati altri confronti pubblici in lingua italiana. Se mi devo affidare alle vele sui camion… ormai ci riduciamo a slogan sempre più minimali”. L’avvocata amministrativista Giuliana Dragogna è alla sua prima candidatura alle provinciali. Figlia dell’avvocato liberale Sergio Dragogna, alleato di Alexander Langer nella battaglia contro le gabbie etniche, ha seguito il Circolo “La Comune” nei contenziosi con la Provincia.

    SALTO: Avvocatessa Dragogna, come vive questa campagna elettorale?

    Giuliana Dragogna: Ho accettato perché conosco il Team K, per motivi di lavoro ho visto l’impegno su questioni pratiche, senza alcun taglio ideologico od opportunistico. Per chi non ha mai fatto politica, c’è in ogni caso uno shock sociale nel presentarsi diversamente, portando un messaggio e uno status diverso da quello cui sei abituata dopo 15 anni di lavoro. C’è chi reagisce positivamente e questo fa piacere, perché ti viene riconosciuto un coraggio e un'assunzione di responsabilità nella scelta di esporsi. Esponendosi vi è anche un rischio di ritorsioni.

    Il Team K è visto dalla comunità di lingua italiana allo stesso modo che nel mondo di lingua tedesca?

    È stata una scelta consapevole e coraggiosa quella di scegliere due candidati di punta di lingua italiana, un uomo e una donna. Avere un consigliere italiano permetterebbe al Team K di procedere in un percorso per diventare partito di governo. Nel mondo tedesco è già il secondo partito di rappresentanza, mentre per il mondo italiano, non avendo un italiano eletto in Consiglio provinciale, è ancora lontano dall’avere quel riconoscimento. Gli italiani sono abituati a contarsi, questo è un limite: è l'interiorizzazione del sistema proporzionale che opera in maniera negativa.

    Gli italiani sono abituati a contarsi, questo è un limite: è l'interiorizzazione del sistema proporzionale che opera in maniera negativa.

    L'idea dei partiti etnici è dura a morire? Lei proviene da una lunga tradizione familiare interetnica…

    Si può essere spaccati dentro dal punto di vista etnico, non trovare una collocazione. Questo già successe nel 1981, con il primo vero censimento e le “gabbie etniche”, obbligatorio anche per i figli minori. Avevo una madre jugoslava e un padre italiano, esule giuliano-dalmata. Vivevo in una famiglia dove la lingua serbo-croata era la lingua materna ma sussurrata, perché poteva toccare delle sensibilità nel resto della famiglia. La lingua italiana era molto sentita, in quanto gli esuli hanno mantenuto un forte senso dell’italianità. Ero scolarizzata in lingua italiana, però inserita in una realtà sociale bilingue. C'era il problema di scegliere se essere “testa tonda” o “testa a punta”: le cause di mio padre andarono bene, ci furono successi dal punto di vista giuridico e una collaborazione con Alexander Langer. A 14 anni, quando ci si vuole riaffermare dal punto di vista identitario, chiesi il passaporto jugoslavo. Un'altra identità che io non avevo chiamato. Ma poi scoppiò la guerra.

  • L'avvocata bolzanina Giuliana Dragogna (Team K): "I CPR sono un secchiello in un mare". Foto: Team K
  • A proposito di censimento, proporzionale, scuole divise: un’evoluzione nella società indubbiamente c'è stata, assai meno nelle istituzioni e nel sistema-Autonomia. Sulla scuola in particolare si accendono gli animi molto di frequente.

    Si deve fare politica senza timori, sapendo che la lingua è anche uno strumento, una leva di conflitto. C’è una strumentalizzazione della tutela etnica per un interesse economico, ma il rispetto dell'identità e della lingua resta fondamentale, in un equilibrio che non faccia sentire nessuno indietro. Gli italiani soffrono d’una mancata integrazione sociale perché non utilizzano la lingua della comunicazione e la lingua domestica della nostra società e si sentono così esclusi. Per parlare e imparare il dialetto dobbiamo avere qualcosa da dire all’altro.

    Non basta quindi la scuola bilingue? Quale modello servirebbe? 

    L'acquisizione precoce del bambino, che parla con la maestra italiana e la maestra tedesca, i bambini italiani e i bambini tedeschi, in base alle sue necessità. Le sezioni bilingui dovrebbero essere un’opzione offerta mantenendo la scelta della scuola in madrelingua. Dannosa è stata anche la separazione fisica degli edifici: i bambini si devono poter incontrare, conoscere, fare pausa insieme. 

    Sulle questioni, diciamo, “interetniche” c'è un’identità di vedute con i Verdi — oppure vi differenziate?

    Si chiede, come ha fatto il Team K sugli asili, di aprire un tavolo di confronto a cui potranno partecipare le varie entità, poi si vedrà se ci sono effettivamente delle posizioni così diversificate da non poter far partire un progetto bilingue. Noi intanto abbiamo fatto una lista di candidati dove quasi un terzo sono di lingua italiana: una scelta importante di riconoscimento inter-linguistico, inter-etnico o addirittura sovra-etnico. Ci si confronta sui temi e il problema linguistico passa in secondo piano. Certo, per il gruppo italiano le elezioni provinciali hanno un altro tenore rispetto alle elezioni politiche. Per questo i libri-scandalo di Franceschini e Oberhofer sarebbe importante fossero tradotti in italiano, per rendere accessibile al mondo italiano una discussione politica che ora è come se non ci riguardasse, derubricata a problema interno alla SVP.

    Sarebbe importante tradurre i libri-inchiesta di Franceschini e Oberhofer, per rendere accessibile al mondo italiano una discussione politica che ora è come se non ci riguardasse, derubricata a problema interno alla SVP.

    Gran parte del gruppo italiano è concentrato a Bolzano. Una parte della campagna elettorale si gioca proprio sul ruolo del capoluogo. Un tema anche questo “antico”, che dice?

    È un tema vecchio perché Bolzano è bloccata da tanto. La situazione non si sblocca, a partire dalle infrastrutture. Il tunnel di Monto Tondo, per esempio, è un'opera che non permetterà di togliere dalla città il traffico pesante. Attualmente il transito di mezzi pesanti su via Cadorna non permette di rifare e aprire la luce del ponte sul Rio Fago, tenendo tutta Gries in zona a rischio idrogeologico. È un immobilismo che si spiega soltanto col fatto, lo dico come critica alla SVP, che Bolzano è una città prevalentemente italiana e viene mantenuta sotto controllo urbanistico.

    Tranne quando arriva il benefattore privato, che spesso si chiama Heinz Peter Hager. Cosa pensa del progetto Ponte Roma?

    Per carità, ben venga l'iniziativa privata, ma se anche l'iniziativa privata deve ridursi a costruire con quella densità in Zona industriale vuol dire che il pianificatore urbanistico di Bolzano ha fallito: in sette anni, l’assessorato all’urbanistica non ha fatto nulla. I rendering sono tutti sempre belli, ma non possiamo ragionare sempre in un'ottica “purché sia”. In Italia da oltre 20 anni facciamo soltanto politica emergenziale.

  • Giuliana Dragogna con Paul Köllensperger e Davide Perasso: due italiani nella testa di lista. Foto: Team K
  • Anche nel settore culturale?

    Ho difeso “La Comune” in una vertenza molto lunga. Mi è dispiaciuta la veemenza con la quale è espulsa dal mondo culturale un’associazione che ci aveva portato il teatro sperimentale. Questo in nome di un’arte contemporanea che non è identitaria. Bolzano ha un problema di offerta culturale, di percorsi museali che non ci sono. Si parla di disagio degli italiani, ma non c’è un “vero” museo della Città di Bolzano. Non ci sono musei “identitari”, il Museo Civico non ha un sito, uno shop, un caffè. Non c’è un museo dell’immagine dell’Ottocento e del Novecento, anche di quelli che erano i rappresentanti del gruppo linguistici italiano, del fermento degli anni Sessanta-Sessanta.

    L’accordo tra SVP e Fratelli d’Italia è cosa fatta?

    Non penso assolutamente sia cosa fatta. Una parte delle SVP preferirebbe una scelta filo-governativa, e ci sono numerosi segnali in tal senso, ma la SVP essendo in difficoltà dovrà vedere i numeri e poi deciderà.

    Cosa pensa dell’apertura di un CPR?

    Come detto, le norme vengono emanate soltanto ai fini emergenziali, a volte anche solo propagandistici. I CPR sono un secchiello in un mare, nel cercare “la” soluzione a quella che arriva come richiesta da parte dell’elettorato. I CPR sono dati in appalto a delle multinazionali dell'accoglienza a prezzi al ribasso. E c'è un problema di ordine pubblico per il fatto stesso che tante persone vengono chiuse in quelle condizioni in quei non luoghi. Tutti parlano della decisione del Tribunale di Catania, ma nessuno ricorda che a settembre la Corte di Cassazione ha deciso, su un'azione popolare di tre elettori del Comune di Bari, per il risarcimento del danno all'identità della città di Bari in ragione della presenza di un CIE in cui le condizioni dei “detenuti amministrativi” erano lesive dell’identità della persona. La Cassazione, accertata lo stato di non assistenza, ovvero le condizioni in cui versavano tali detenuti amministrativi, ha riconosciuto il diritto al risarcimento.

    Esiste un problema di sicurezza, oppure viene solo alimentato da sirene politiche e mediatiche?

    Abbiamo un programma sulla sicurezza che, come sulla sanità, è stato proposto da un gruppo di lavoro composto da professionisti sulla lista, tra i quali Davide Perasso. Lo sceriffaggio è soltanto uno strumento propagandistico. Certamente ci vorrebbero più forze dell’ordine, ma se non rendiamo strutturale la loro integrazione, diventa complesso realizzare un miglioramento del sistema di controllo del territorio.

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Luca Marcon Do., 12.10.2023 - 10:58

«È stata una scelta consapevole e coraggiosa quella di scegliere due candidati di punta di lingua italiana, un uomo e una donna.»

Consapevole e coraggiosa? Fuor di propaganda, se il TeamK non elegge almeno un italiano non ha - e con uno ne ha comunque pochissime - alcuna chance di partecipare al governo provinciale. Due candidature à la "foglia di fico", comunque: nel senso di celare il fatto che trattasi di partito sostanzialmente tedesco.

«Sulle questioni, diciamo, “interetniche” c'è un’identità di vedute con i Verdi — oppure vi differenziate? -
Si chiede, come ha fatto il Team K sugli asili, di aprire un tavolo di confronto a cui potranno partecipare le varie entità, poi si vedrà se ci sono effettivamente delle posizioni così diversificate da non poter far partire un progetto bilingue.»

Posto che la risposta non dice nulla - e questo già insospettisce per quello che si dirà poi -, se la potenziale identità di vedute con i Verdi consiste nel mettere in agenda il tema della scuola bilingue per acchiappare voti italiani, salvo poi buttarlo a mare in nome della governabilità con la SVP (vedi sopra e link sotto), stiamo freschi. In tema di alleanze con il partito dominante abbiamo già visto a suo tempo i segnali lanciati dal TeamK sulla questione del doppio passaporto.
(sui verdi: https://salto.bz/de/article/24082023/il-voto-dilettevole-0)

Do., 12.10.2023 - 10:58 Permalink