Corallo “fiorito”
Nell'acquario di barriera corallina al primo piano del Museo di Scienze Naturali di Bolzano, nella sezione del museo che ha lo scopo di far comprendere ai visitatori l'origine marina delle Dolomiti, trova dimora un ospite assai particolare. Fra pesci tropicali, molluschi, echinodermi e altri coralli vivi, spicca il corallo blu (Heliopora): “Si chiama così perché spezzando un ramo del corallo, lo scheletro interno è di un colore azzurro bluastro. L'aspetto esterno invece è brunastro, marrone o beige” spiega il biologo Massimo Morpurgo. A differenza della stragrande maggioranza dei coralli presenti nelle barriere coralline, l’Heliopora è un ottocorallo: “I coralli sono animali, nella maggior parte dei casi animali coloniali. Il singolo individuo è un piccolo organismo chiamato polipo, e i vari polipi gli uni accanto agli altri formano delle colonie. È quindi un superorganismo formato da molte unità”. Se negli esacoralli i polipi hanno un numero di tentacoli pari a sei o multipli di sei, “negli ottocoralli i polipi hanno sempre e solo otto tentacoli”.
Vent’anni e non sentirli
“Questo corallo è da più di vent'anni in acquario ed è cresciuto tantissimo - racconta Morpurgo - la colonia principale è alta circa 90 centimetri”. Per la riproduzione, i coralli sono simili alle piante, “si possono taleare staccando un rametto. La riproduzione asessuata è molto facile, da quel singolo ramo può crescere un'altra colonia. Molte talee della nostra colonia vivono in altri acquari, tra cui quello di Genova”. Ma l’aspetto ancora più curioso è che il corallo blu del Museo di Scienze Naturali di Bolzano da alcuni anni a questa parte per circa due settimane una volta l'anno “fiorisce”, ovvero “cambia l'aspetto - di solito non così appariscente - e ricorda un albero un fiore. I polipi che di norma sono molto piccoli (tra i 2 e i 3 mm) si gonfiano e diventano bianchi, i tentacoli diventano lisci: diventano delle piccole stelline con otto braccia. Un fenomeno legato alla riproduzione sessuata della colonia ed è probabile si tratti di una colonia femmina”.
“La prima volta – prosegue il biologo – il fenomeno fu registrato nel marzo 2015 e da allora si ripete ogni anno: quest'anno è accaduto a giugno, l'anno scorso fu fine maggio. In natura l’evento dipende dalle fasi lunari e dalla temperatura dell'acqua, ma avviene sempre una volta l'anno. In acquario è una cosa rara: sembra ci voglia un certo numero di anni (almeno una decina) e una certa dimensione, le talee più piccole che abbiamo non hanno prodotto questi “fiori” e nello stesso periodo sono rimaste uguali”. Questa specie di corallo è inoltre considerata da molti una sorta di fossile vivente: “Se ne conosce una specie molto simile che negli ultimi 90 milioni di anni è rimasta pressoché immutata. Inoltre, il corallo blu è noto dal 1766, ma soltanto negli ultimi tre anni si è scoperto che ne esistono più specie, grazie alle analisi genetiche ha mostrato una grande complessità”. Ma quanto sono simili le barriere coralline odierne da quelle da cui si originarono le Dolomiti? “Le barriere coralline delle Dolomiti erano molto diverse - spiega Massimo Morpurgo - a contribuire alla formazione della Dolomia furono soprattutto le alghe e spugne calcaree, i molluschi e solo in minima parte i coralli. Erano scogliere tropicali con un aspetto diverso rispetto a quelle attuali”.
Soccorso ai coralli
Oggi però i coralli così come la biodiversità delle barriere coralline sono un indicatore rispetto al cambiamento del clima: “Sì, a livello globale sono in declino per il surriscaldamento climatico, con ondate di calore sempre più frequenti che provocano lo sbiancamento dei coralli (bleaching) causato dal fatto che il corallo espelle l’alga simbiotica”. L’aumento di CO2 nell’atmosfera ha inoltre portato all’acidificazione del mare, “il ph medio più basso delle acque è negativo per i coralli perché fanno più fatica a produrre il proprio scheletro di carbonato di calcio”. Ovviamente i coralli risentono anche dell’inquinamento organico, “là dove ci sono fonti di inquinamento, i coralli muoiono”. Ma non tutto forse è perduto: “Molti studi sul salvataggio dei coralli e il ripopolamento delle barriere coralline vengono compiuti proprio in acquario, ad esempio studiando tecniche per la riproduzione asessuata (tramite talee per rimpiantare i coralli là dove sono morti in ambiente naturale) e quella sessuata” conclude il biologo del museo di scienze.