Wirtschaft | L'intervista

“Ora il governo faccia il suo”

Il segretario altoatesino della Cgil Alfred Ebner sulla decisione della Consulta in merito ai referendum sul lavoro, la piaga dei voucher e l’incognita dell’affluenza.
Job.jpg
Foto: upi

salto.bz: Ebner, gli italiani saranno chiamati a votare sui voucher e sulla responsabilità solidale delle ditte appaltanti e subappaltanti ma non sull’abolizione delle modifiche all’articolo 18 dello statuto dei lavoratori introdotte dal Jobs Act, c’è un po’ di amarezza?
Alfred Ebner: Abbiamo raccolto 3,3 milioni di firme per questi referendum e questo è stato già un risultato di un certo rilievo. Non siamo un partito politico e comunque ci siamo cimentati in un’impresa complicata. Certo, le decisioni della Consulta sono inappellabili e perciò bisogna accettarle. Questo non significa che una partita come quella sul Jobs Act sia finita, abbiamo altri mezzi e strumenti per proseguirla, del resto il diritto a un reintegro in caso di licenziamento illegittimo è un tema che resta inevitabilmente in primo piano per un sindacato. Ora c’è la Corte europea a cui si potrebbe fare ricorso per il referendum sull'articolo 18 ma quella è una decisione che verrà presa successivamente. Restano comunque in campo 2 referendum importanti anche se evidentemente non hanno lo stesso impatto politico rispetto a quello sul Jobs Act, che ha di fatto spaccato il mondo del lavoro. Gli appalti, poi, sono una nota dolente da sempre, perché nel settore ci sono tante persone che spesso non riescono nemmeno a ricevere lo stipendio, non parliamo poi dei contributi sociali. Insomma, ci impegneremo su tutti e tre i fronti, del resto c’è stato un silenzio assoluto sulla raccolta firme e ora queste tematiche sono tornate al centro della discussione pubblica, non è una cosa da sottovalutare.  

E poi c’è la Carta dei diritti.
Il nostro obiettivo finale, ovvero un nuovo statuto dei lavoratori, abbiamo raccolto 1 milione e 300mila firme e portato la proposta di legge in Parlamento, ora vedremo se la discuteranno, anche se, io credo, non si possa ignorare un così cospicuo numero di firme. Ci sono peraltro già dei gruppi parlamentari che hanno chiesto di incontrarci per affrontare la questione. 

I maligni dicono che il quesito sull'articolo 18 è stato formulato male volutamente dalla stessa Cgil, come risponde?
Non sono un costituzionalista, ma credo che chi l’ha stilato sicuramente sapeva cosa scriveva. 

Riguardo i voucher, uno strumento come ormai noto molto utilizzato anche in Alto Adige, si è detto che sono la forma più bieca della precarizzazione, eppure erano nati con lo scopo di contrastare il lavoro nero… 
I voucher sono stati introdotti nel 2008 per la vendemmia, pensi, ma in Alto Adige la cosa non era destinata ad aggravarsi o a esplodere. Una volta questo sistema era appannaggio solo di alcune categorie, e cioè dei pensionati, degli studenti e dei disoccupati ma finché si trattava di lavoro occasionale, che è sempre esistito e continuerà a esistere, regolamentarlo con i voucher aveva anche un senso. Il guaio è che poi sono stati allargati a tutti i comparti economici, produttivi, e dei servizi. Se non mettiamo un margine a questo sistema ci sarà prima o poi una gran fetta di lavoro ordinario che sarà messo in discussione. Eppure finché non abbiamo posto noi il problema non se ne è parlato. C'è da dire poi che era necessario fare una scelta e abbiamo proposto di abolire questa forma di pagamento così che diventasse tutto più chiaro per i cittadini, se avessimo invece proposto di modificarlo ce l’avrebbero senz’altro bocciato. 

Non trova incoerente il fatto che la Cgil li usi?
Il fenomeno era estremamente limitato, anche se so che dal punto di vista politico questo non impedisce che arrivino degli attacchi mirati. 

Crede che il referendum riuscirà a raggiungere il quorum? C’è il rischio che gli italiani non si interessino a questa consultazione?
Diciamo sempre, anche con un po’ di orgoglio, che parti sociali e politica sono riusciti a tenere sui binari l’economia, seppur con qualche sbavatura, in un periodo di grave crisi. Questo non implica, anche se il lavoro c'è, l'utilizzo dei voucher, perché si può assumere regolarmente. Da parte nostra ci sarà tutto l’impegno per convincere i cittadini ad andare a votare e a votare sì. Ma le incognite restano.

Soprattutto politiche?
Esatto. Anche se ci credo poco il Parlamento potrebbe decidere di modificare la norma esistente in direzione dei quesiti. Qualcosa, da qui al referendum, insomma, potrebbe anche capitare. 

Ma se si andasse al voto anticipato si congelerebbero i quesiti. 
Quello che auspichiamo intanto è che il governo faccia il suo e fissi la data del referendum il più presto possibile. Intanto andiamo avanti, c’è già il comitato per il sì della segreteria nazionale della Cgil, poi chiunque vorrà dare una mano perché è convinto nel merito delle questioni ben venga. La nostra non è una battaglia politica a favore o contro qualcuno, l’obiettivo sono i diritti dei lavoratori.

 
Bild
Profil für Benutzer Martin Daniel
Martin Daniel Do., 12.01.2017 - 19:05

Se fosse passata la riforma costituzionale, i referendum della CGIL incontrerebbero un quorum ridotto al 37,6% degli aventi diritto (il 50% dei votanti alle ultime elezioni politiche). Ma tutti quanti dicevano che la riforma avrebbe indebolito la democrazia diretta...

Do., 12.01.2017 - 19:05 Permalink