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Gli accordi sul clima non ci salveranno

Nelle migliori delle ipotesi metà dei ghiacciai del pianeta si scioglierà entro il 2100, di cui la maggior parte entro 30 anni. Emergenza idrica per 2 miliardi di persone
Ghiacciai, cambiamenti climatici, riscaldamento globale
Foto: Unsplash

Al giorno d’oggi, l'approvvigionamento di acqua di un quarto del pianeta proviene dai ghiacciai. Secondo l’ultimo allarmante studio pubblicato sulla rivista Science, in cui sono stati analizzati complessivamente i 215.000 ghiacciai del pianeta (ad esclusione di Groenlandia e Antartide, non menzionati nella ricerca), la portata e gli impatti del loro scioglimento risultano di gran lunga maggiori rispetto a quanto si pensasse in precedenza. In termini concreti, significa che il fabbisogno idrico di 2 miliardi di persone verrà compromesso anche se dovessimo rispettare i nostri obiettivi climatici più ambiziosi, fissati con gli Accordi di Parigi del 2015. 



I ricercatori non hanno potuto fare a meno che constatare che almeno il 49% dei ghiacciai scomparirebbe anche con il contenimento del riscaldamento globale entro il limite di 1,5°C. Tuttavia, mantenendo il trend attuale pari a un aumento di 2,7°C, le perdite arriverebbero al 68% dei ghiacciai entro la fine del secolo. Almeno la metà si verificherebbe nei prossimi 30 anni. Se invece si avverasse lo scenario peggiore, che prevede una crescita di 4°C al 2100, la scomparsa del permafrost supererebbe l’80% della superficie totale.

I ghiacciai nell'Europa centrale, nel Canada occidentale e negli Stati Uniti rimarranno così un lontano ricordo e, oltre a scatenare una vera e propria emergenza idrica, si assisterà a un cospicuo aumento di pericoli naturali, come le inondazioni, e l’innalzamento del livello del mare, che potrebbe arrivare a circa 115 millimetri.
Ad essere più in pericolo sono i ghiacciai più piccoli, con una superficie inferiore al chilometro quadrato, ovvero la maggior parte di quelli esistenti
A resistere più a lungo saranno soltanto i ghiacciai più vasti e con aree di accumulo più importanti, come quelli presenti in Alaska, nell’Artico canadese e russo, alle isole Svalbard in Norvegia, o sulle vette asiatiche più alte dell’Asia. 
Tuttavia, i ricercatori dello studio avvertono che anche quelli che “sopravviveranno” alla catastrofe climatica in atto, perderanno una massa compresa tra il 26 e il 41 percento, rispetto a quella rilevata nel 2015. 

 

In questo senso, le Alpi sono una delle aree maggiormente colpite dal riscaldamento globale: pur perseguendo gli obiettivi di Parigi, si arriverebbe a perdere l’85% dei ghiacciai. Se l’aumento sarà di 4°C la perdita sarà pressoché totale, dal momento che riguarderà il 99% del manto nevoso. Con lo scenario intermedio stimato di crescita delle temperature di 2,7 gradi, la perdita sarà comunque del 94 per cento.

Nonostante le previsioni catastrofiche, che vedono spacciato oltre il 50% dei ghiacciai, i ricercatori si appellano affinché ci si adoperi per preservare quelli che riusciranno a resistere maggiormente e mitigare le conseguenze più drammatiche. Un monito collettivo, che assomiglia più a un grido di allarme, affinché i governi di tutto il mondo si adoperino per agire urgentemente e concretamente per abbattere le emissioni a effetto serra.

 

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Josef Fulterer Do., 12.01.2023 - 14:44

Die abnehmende Rückstrahlung der Kälte-Accus (Gletscher), bedingt durch die viel häufiger der Sonne ausgesetzten verschmutzten Eisflächen und der ausbreitend freigelegte Fels, wirken als Brand-Beschleiniger bei der Auflösung der Gletscher.
Das führt nicht nur in den flachen Küstengebieten zu Existenz-Problemen. Die Quellen aus den Schotterhalden bekommen weniger Nachschub und das Klima in den Alpen wird im Sommer unter mehr Trockenperioden zu leiden haben.

Do., 12.01.2023 - 14:44 Permalink