La Città dei Gatti
Snaturare il paesaggio della “Città dei Sassi”, il Monumento naturale all’ombra del Sassolungo, sul Passo Sella, per far posto ai gatti delle nevi. Sconfinamenti ampiamente visibili ai lati della strada che attraversa l’area rocciosa, fungendo da pista da sci in inverno e, in estate, da percorso ciclabile. Una settimana fa la denuncia del CAI, che aveva mostrato attraverso un confronto fotografico il massiccio intervento sul sentiero di proprietà dell’associazione alpinistica, senza che questa venisse nemmeno avvisata o tantomeno consultata in anticipo.
A confermare l’ennesimo sfregio al paesaggio dolomitico, i rappresentanti delle guide alpine di media montagna, nel corso di un incontro con l’iniziativa gardenese “Nosc Cunfin” nel quale si è discussa la situazione del Sassolungo, dei Piani di Cunfin e, come detto, della Città dei Sassi. Guide favorevoli alla tutela definitiva dell'area intorno al gruppo del Sassolungo, inserendola in un parco naturale.
Il prezzo da pagare
Ma dalle guide della Val Gardena, di Siusi e Castelrotto arriva un’altra denuncia: i gestori dell'impianto di risalita della Forcella del Sassolungo, al centro di un dibattito riguardo al suo potenziamento o smantellamento, di recente avrebbero introdotto una novità, ovvero che dal 24 giugno anche le guide alpine devono pagare di tasca propria la corsa sulla bidonvia.
Strada larga 9 metri
Erano stati proprio alcuni attivisti di “Nosc Cunfin” a segnalare nelle scorse settimane l’avvenuto allargamento del sentiero della Città dei Sassi, a seguito di un permesso rilasciato dal Comune di Selva senza interpellare il CAI Bolzano. Secondo il presidente del CAI Alto Adige Carlo Alberto Zanella, l’allargamento della pista-sentiero servirebbe a “al transito dei gatti delle nevi”: dal Comune gardenese “era stato concesso l’allargamento d’un tratto del sentiero per una sessantina di metri” mentre “gli sbancamenti di terra sono avvenuti per circa 300 metri, allargando in alcuni punti la strada sino a raggiungere i 9 metri di larghezza, quando invece ne erano stati autorizzati 6”, conclude Zanella. Al momento le associazioni ambientaliste stanno valutando di ricorrere alle vie legali.