Una ‘convenzione’ depotenziata?

Il sasso era stato lanciato dal quotidiano Dolomiten attraverso un’intervista a Francesco Palermo, il senatore a lungo lasciato in secondo piano all’inizio della legislatura ed ora rilanciato anche in un'ottica funzionale al dibattito interno alla Stella Alpina.
Il senatore - eletto nel collegio Bolzano Bassa Atesina attraverso un accordo che vedeva tra i maggiori sponsor Svp e Pd - aveva affermato che la riforma dello statuto d’autonomia andava fatta anni fa e che la Svp in queste settimane a Roma ha ottenuto ben poco nel suo tentativo di arginare gli effetti statalisti della riforme renziane.
A Palermo aveva fatto eco il suo predecessore nel collegio senatoriale Oskar Peterlini, criticando questa volta aspramente l’appoggio dei senatori del suo partito alla riforma costituzionale varata dal senato.
Nel dibattito interno alla Svp si è quindi inserito nelle ultime ore l’altro ex parlamentare Siegfried Brugger, forte del suo ruolo di guida del gruppo lavoro attivato interno al partito per predisporre la bozza di legge provinciale che dovrebbe portare alla istituzione della ‘convenzione’, organismo politico a cui sarebbe affidato il compito di rinnovare lo statuto di autonomia. Anche Brugger si è lamentato del tempo perso discutendo solo di vitalizi.
All’Obmann della Stella Alpina Philipp Achammer e al presidente della giunta provinciale Arno Kompatscher è toccato quindi rispondere alle critiche dei colleghi. I toni adottati da Achammer sono apparsi più propri ad un politico di lungo corso, piuttosto che all’altro nascente del partito di raccolta: ha infatti invitato alla prudenza vista la delicatezza del momento politico, sia a livello locale che nazionale.
Kompatscher dal canto suo ha delineato la nuova strategia che la Svp intende adottare, con il beneplacito del senatore riformatore Francesco Palermo.
Eccola. Vista l’emergenza legata ai nuovi ‘pericoli’ per l’autonomia che giungono dal percorso delle riforme costituzionali, l’idea è allora quella di dividere in due tronconi il percorso che dovrebbe portare al nuovo statuto dell’autonomia regionale.
Un primo blocco volto a garantire nello specifico le competenze dell’autonomia con lo scopo di evitare i frequenti ricorsi alle sentenze della Corte Costituzionale verrebbe veicolato da uno specifico disegno di legge della giunta da sottoporre poi ai consigli di Bolzano e Trento.
Alla vera e propria convenzione spetterebbe il compito, poi, di occuparsi di temi prettamente ‘politici’ quali bilinguismo, toponomastica, ruolo della regione.
A questo punto, però, sorgono due domande di fondo.
1) Questa divisione in due tronconi non corre il rischio di frammentare il discorso di fondo, cruciale, sui contenuti e il significato dell’autonomia?
2) I cittadini, più volte rassicurati attraverso la promessa di un coinvolgimento nella Convenzione, come vivranno il fatto di essere ‘esclusi’ dalla discussione sulle definizione delle ‘competenze locali’ da salvaguardare rispetto a quelle nazionali?
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