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“Più soldi e migliori condizioni”

Dopo lo stop della trattativa con Federmeccanica per il rinnovo del contratto collettivo, come nel resto d'Italia i metalmeccanici di Acciaierie, Aluminium e Alpitronic hanno indetto per oggi (13 gennaio) uno sciopero di 8 ore: “Chiediamo un aumento 280 euro”
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Foto: SALTO
  • E' iniziato la mattina di oggi, lunedì 13 gennaio, il secondo sciopero dei metalmeccanici indetto unitariamente dalle sigle sindacali Fiom, Fim e Uilm per la rottura della trattiva sul rinnovo del contratto nazionale. Lo sciopero, della durata di 8 ore, proseguirà per tutta la giornata. Intanto, questa mattina si sono incontrati i vari segretari provinciali dei sindacati per fare un punto stampa sulla situazione; tra le richieste dei sindacati a Federmeccanica c'è un aumento salariale di 280 euro.

    Che i settori dell'auto e dell'acciaio siano in crisi, infatti, è chiaro ormai da tempo. La produzione siderurgica nazionale è calata del 4,7% nei primi dieci mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023 e dell’8,1% del 2022 (dati Federacciai). Il trend negativo seguirà plausibilmente anche quest'anno.

  • "Federmeccanica ci ignora"

    Acciaierie Valbruna, Aluminium Bozen e Alpitronic: i metalmeccanici dell'Alto Adige si uniscono alle richieste dei propri colleghi del resto del Paese, prendendo parte agli scioperi indetti da Cgil, Cisl e Uil che proseguiranno fino al 15 gennaio di quest'anno. Sono coinvolti circa 1.500 lavoratori.
    Ad aver fatto scattare la scintilla è stata la rottura del tavolo di contrattazione per il rinnovo del CCNL, tavolo fermo ormai da novembre 2024 e contratto scaduto ormai da 7 mesi. Come riportato dal Manifesto e ricordato anche oggi dai sindacalisti presenti nella sede di Via Roma della Cgil - Marco Bernardoni e Christian Maurlechner (Fiom/Cgil), Riccardo Conte (Fim/Cisl) e Giuseppe Pelella (Uilm/Uil) - Federmeccanica ha respinto tutte le richieste dei sindacati, compresa quella di un aumento salariale di 280 euro. Per parte sua ha provato ad avanzare una propria «contropiattafroma», che cancellava le richieste di Fim, Fiom e Uilm e manteneva l’adeguamento salariale all’inflazione presente già nell’ultimo contratto, firmato nel 2021.

    "Per l’orario di lavoro nessuna disponibilità alla sua riduzione e a regolamentare lo smart working, come nessuna disponibilità a riconoscere permessi per conciliare tempi di vita e di cure dei figli e dei genitori. Nella piattaforma poi nessuna garanzia economica e occupazione esisterebbe per i lavoratori in caso di cambio di appalto", hanno spiegato i tre segretari.

    Inoltre, la proposta delle sigle sindacali era stata approvata attraverso una votazione dei lavoratori: il 98% si era espresso a favore. "Anche per questo - precisa Pelella - secondo noi la piattaforma di Federmeccanica è irricevibile".

  • Produzione siderurgica: sta attraversando un periodo di grave crisi in tutta Europa. Foto: Pixabay
  • "Cambi di appalti, ma stessi diritti"

    Venendo alla situazione locale, Bernardoni sottolinea: "Noi chiediamo alle varie aziende di stabilizzare i posti di lavoro dei metalmeccanici precari. Dopo 24 mesi venga dato un contratto a tempo indeterminato". Ad Alpitronic, ad esempio, circa il 20% su oltre 1.000 lavoratori è precario.

    Inoltre, alcune realtà operano con appalti interni all'azienda: "La nostra richiesta è chiara: quando cambiano i gestori dell'appalto, non cambino i diritti che vengono dati ai lavoratori. Quindi venga sempre mantenuto lo stesso livello di dignità e condizioni di lavoro", continua Bernardoni.

    Lo sciopero è finalizzato alla riapertura del tavolo di contrattazione a livello nazionale, a cui potranno prendere parte anche i delegati provinciali.

  • Il nodo della concessione a Valbruna

    E i sindacalisti, in conferenza stampa, si sono espressi anche riguardo alla concessione per l'utilizzo dei terreni e dello stabilimento delle Acciaierie Valbruna, in via Volta, che è in scadenza alla fine del 2025. L'accordo era stato firmata nel 1995 dalla Provincia e dalla famiglia di industriali vicentini Amenduni. Pelella (Uil) afferma: "L'azienda fa parte della storia del territorio, e i politici lo sanno bene. Quindi confido nel fatto che chi fa politica non si metta contro l'opinione pubblica. Mi pare infatti evidente che la popolazione bolzanina sia per lo più a favore del rinnovo della concessione, lo ha dimostrato già in passato". Le Acciaierie di via Volta, in cui lavorano oltre 550 persone, sono il terzo contribuente più grande dell'Alto Adige e, nel 2023, hanno contribuito alle casse pubbliche con oltre 21 milioni di euro.

    Secondo Marco Benardoni, alla guida dei metalmeccanici Fiom-Cgil altoatesini, le Acciaierie Valbruna di Bolzano hanno confermato i piani industriali registrando un calo, che prosegue da anni, nella produzione. “Le acciaierie però sono intervenute con un compenso sulla perdita del salario. Negli ultimi tre mesi - conclude Bernardoni - i lavoratori sono stati messi in cassa integrazione una settimana ogni quattro. Non sappiamo se i dipendenti potranno usufruire di questo ammortizzatore sociale anche quest'anno".