“Se si strumentalizza, perdiamo tutti”
“Qual è il problema se in Italia esistono, accanto ai nomi tedeschi, i nomi italiani?”, è questa la domanda incardinata nell’appello sottoscritto da 50 docenti, provenienti dall’Italia ma anche dal Belgio, dalla Germania, dalla Polonia, e dagli Stati Uniti, e indirizzato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al presidente della Corte Costituzionale Paolo Grossi, ai giudici costituzionali, a tutte le Istituzioni del Parlamento, del Governo, della Provincia autonoma di Bolzano e della Commissione dei Sei. Una lettera bis, insomma, dopo quella dei 48 accademici del 12 ottobre scorso, per scongiurare la scomparsa dei nomi italiani in Alto Adige.
Constatato - si legge nel documento - che “calcoli pubblici mai smentiti stimano un esito finale consistente nell’addio al 60% delle dizioni italiane di migliaia di toponimi che rappresentano il secolare patrimonio linguistico italiano in Alto Adige; visto che tutto ciò rischia di assumere solamente un polemico significato di anacronistico ritorno al passato e di incomprensibile rivalsa politica sul presente, inaccettabile nell’Europa della riconciliazione e della condivisione già così ben delineata fin dall’Accordo De Gasperi - Gruber del 1946 e da oltre settant’anni assicurata dalla Repubblica e dal suo ordinamento”, i docenti “chiedono che nessuna decisione politico-giuridica venga presa dalla Commissione dei Sei in attesa della prossima pronuncia della Corte Costituzionale, massimo organo di garanzia della Repubblica e custode riconosciuto, sopra ogni parte, dei diritti di tutti”.
Rincara la dose Alessandro Urzì (Alto Adige nel cuore): “La scienza è schierata dalla parte della ragione: il secondo appello al Capo dello Stato Mattarella perché sia evitata la mattanza dei nomi di luogo in lingua italiana in Alto Adige a favore di un rigido ed incomprensibile monolinguismo tedesco è un monito troppo pesante per rimanere inascoltato”. E ancora: “Ora ci si aspetta che sul tema del pari diritto degli Italiani dell’Alto Adige a essere cittadini non di serie B in provincia di Bolzano ci sia un intervento anche del Presidente della Repubblica sollecitato per la seconda volta in modo così diretto come garante dell’Unità nazionale e dei valori costituzionali che sono anche quelli dello Statuto di Autonomia che impone il bilinguismo”. Caustico Cristian Kollmann (Südtiroler Freiheit), il quale ha sottolineato che il problema non sono i nomi italiani ma piuttosto “quelli tolomaici-fascisti e pseudoitaliani, occorre differenziare, o è chiedere troppo a una comunità di scienziati?”.
Nel frattempo ieri, 13 febbraio, il vertice sulla toponomastica indetto dalla segreteria del partito democratico e a cui hanno partecipato diverse forze politiche (Verdi e Alto Adige nel cuore) per trovare una soluzione condivisa sugli elenchi dei nomi da allegare alla nuova norma di attuazione, sembra aver trovato un consenso trasversale. “I rappresentanti della comunità italiana in consiglio provinciale - riferisce a salto.bz la segretaria dem Liliana Di Fede - hanno parlato schiettamente della riforma, dei problemi e dei possibili punti di equilibrio, ed è stato scelto e privilegiato un metodo, quello del confronto, che auspichiamo metta tutti al riparo dalla tentazione della strumentalizzazione elettorale di una tematica così delicata. Se si strumentalizza, perdiamo tutti. Se si ragiona nell'interesse della collettività, vinciamo tutti, e può davvero aprirsi un orizzonte di riforma e di speranza, nella chiarezza. Proseguiremo a vederci, a parlarci, a confrontarci anche prossimamente, nell'imminenza delle scelte. Credo sarebbe prudente, nei prossimi giorni, evitare polemiche e confrontarci serratamente nel merito, per tentare di poter predisporre una proposta comune che tenga conto delle varie sensibilità”.
Conciliante e dialogante si è dimostrato Urzì vista l’apertura del Pd e le garanzie di Gianclaudio Bressa, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, e del senatore Francesco Palermo, secondo cui l’impegno annunciato sarà quello di trovare una convergenza sulla norma. Ulteriore garanzia sarà fornita dalla doppia maggioranza nella gestione dei nomi, ovvero il criterio della pariteticità. Tutto ciò sempre che Roberto Bizzo non si metta di traverso. Il membro della Commissione dei Sei ed esponente del Pd si era detto stupito del fatto che l’incontro tenutosi ieri fosse stato convocato proprio nel giorno in cui egli si sarebbe dovuto assentare per partecipare alla riunione della Direzione Nazionale del Pd. Riunione a cui anche la segretaria Di Fede, a quanto pare, avrebbe dovuto prendere parte ma a cui avrebbe rinunciato per occuparsi della questione toponomastica. Schermaglie consuete, insomma. Fonti interne al partito fanno sapere inoltre che Bizzo avrebbe convocato per oggi, in modo unilaterale, un incontro con quelle associazioni italiane in qualche modo coinvolte sul tema della toponomastica, come il CAI e la società Dante Alighieri, per soffiare, direbbero i maligni, sul fuoco dell’indignazione degli altoatesini di madrelingua italiana.
“Qual è il problema se in
“Qual è il problema se in Italia esistono, accanto ai nomi tedeschi, i nomi italiani?” Lol. Il problema è, che la stragrande maggioranze di questi nomi sono invenzioni da un fascista, razzista e ultranazionalista patologico, rimasti sconosciuti e inutilizzati per oltre un secolo. Se capisco bene, secondo gli "esperti" pure il presunto "nome italiano" di un ruscello in val Martello farebbe parte del "secolare patrimonio linguistico italiano in Alto Adige"...
Und wieder einmal frag ich
Und wieder einmal frag ich mich wo der Aufschrei der Antifa bleibt? Kein Mucks wenn es um die Spuren der faschistischen Gräueltaten geht...
Es handelt sich nicht um
Es handelt sich nicht um eine Gräueltat. Die existiert nur in Ihrer rechtslastigen Phantasie. Lesen Sie den Duden. Es ist eine Massnahme die vor 100 Jahren in einer Diktatur ergriffen wurde. Deshalb, und nach 50 Jahren heisse Luft auf beiden Seiten,
soll endlich eine Einigung kommen, auch mit den Mitbürgern italienischer Zunge, die hier geboren sind, und das Sudtirolo
als ihre Heimat betrachten. Die ewig gestrigen, auf beiden Seiten, die von der ethnischen Hetze leben, wird man mit keinem,
wie immer gearteten, Kompromiss befriedigen.
Alle halten das Schild "We
Alle halten das Schild "We remember", soll das auch für die Grausamkeiten die unsere Eltern und Großeltern von den Faschisten erfahren haben.
Hat unser Bürgermeister zu viel Geld, dass Faschistische Relikte aufwerten muss.
Viele italienische Südtiroler hissen die PACE Fahne, aber für einen Friedensplatz gibt es kein Platz????
http://www
http://www.brennerbasisdemokratie.eu/?p=33725