Irma Boom a Bolzano

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SALTO: Irma Boom, come ha lavorato al catalogo della mostra Ri-materializzazione del linguaggio 1978-2022 e cos'ha di speciale questo progetto?
Irma Boom: Sono partita dalla mostra Materializzazione del linguaggio del 1978, dal catalogo che è stato realizzato allora. Pensavo a una sorta di riprogettazione della prima edizione e di renderla più contemporanea, più attuale. Questa era l'idea. Il catalogo precedente è stato l'ispirazione, il punto di partenza per realizzare questo volume, insieme all'edizione del catalogo del 2022, edito dalla Biennale di Venezia. Hanno tutti e tre le stesse dimensioni, in modo che si possa metterli insieme sullo scaffale. Quindi abbiamo usato elementi del vecchio catalogo e inserito molti documenti di quel tempo, accanto a quelli relativi alla mostra Ri-materializzazione del linguaggio 1978-2022 che è stata allestita qui alla Fondazione Antonio Dalle Nogare. Oltre a documentare le opere esposte delle artiste, un'inserto fotografico all'interno riproduce l'allestimento della mostra del 2022, ideato a sua volta come un catalogo dall'architetta Matilde Cassani. La sovracopertina pieghevole che fa da involucro al libro è anche un manifesto che riproduce le opere delle artiste. [nell'immagine di copertina di questo articolo ndr] L'elenco dei nomi delle artiste in caratteri minuscoli diventa invece un motivo grafico e parte integrante della copertina del libro.
In fondo tutto il catalogo è un omaggio alle tante artiste coinvolte. Sfogliandolo si può ripercorrere una storia lunga, ricca di contenuti, di istanze femministe, che parte dalla prima mostra del 1978 curata da Mirella Bentivoglio e comprende gli interventi delle artiste contemporanee invitate dai curatori Andrea Viliani e Cristiana Perrella a riattivare la mostra allestita nel 2022 a Bolzano. Tutto questo attraverso un gioco di contributi testuali e visivi e in quasi 250 pagine, come c'è ruscita?
Confrontandomi a fondo con la storia, gli aspetti e i curatori della mostra. Materialmente per questo catalogo abbiamo usato una carta speciale con la sigla IBO TWO, che sta per Irma Boom Office. È la nostra carta! Oltre a essere ricavata solo da una pianta e dall'acqua, completamente priva di materiali aggiuntivi e quindi molto pulita, la carta ha una consistenza particolare che la rende semitrasparente. Così guardando una pagina, si intravede anche quella precedente e si può già anticipare un po' cosa sta per arrivare: la lettura è molto diversa, rispetto a delle semplici pagine bianche. Quello che volevo ottenere è un'azione anche concettuale. Sfogliando il libro si ha la percezione concreta di una storia, di una narrazione, invece di passare bruscamente da una pagina all'altra.
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Chi è: Irma Boom, è una delle più grandi graphic designer del mondo, la più giovane ad aver ricevuto il Gutenberg Prize per il suo approccio creativo nel “fabbricare libri”, che ha rivoluzionato il modo di concepire l’oggetto stesso, che diventa un'opera d’arte concettuale. Ha studiato graphic design alla Accademia d'Arte e Industria (AKI) di Enscheden in Olanda e nel 1991 ha fondato l'Irma Boom Office. Nel corso della sua carriera ha prodotto oltre 500 libri con un metodo sperimentale del tutto innovativo, attraverso l’introduzione di formati insoliti, l’utilizzo di particolari materiali e la ricerca di strutture tipografiche rivoluzionarie, che le hanno permesso di trasformare il libro, da semplice oggetto visualizzabile, in un’esperienza suggestiva di fortissimo impatto tattile e olfattivo. Foto: Ivo Corrà
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Qual è la sua posizione rispetto alle rivendicazioni femminili, nell'arte e nella società, che la mostra nel '78 esprimeva?
È una grande domanda. Io sono venuta solo una generazione dopo questo movimento femminista, e penso di essere fortunata che non ci fosse in Olanda alcuna barriera per me come designer donna. Quello che sto cercando di dire, è che sono di una generazione in cui non era più così tanto una lotta. Nella mia professione, sono stata fortunata di poter fare il lavoro precedentemente svolto dagli uomini, sono stata molte volte la prima donna a fare un design per l'Holland Festival o per Stampproof, per progetti molto specifici e prestigiosi. Anche se all'inizio ho cominciato da quelli più piccoli, che non voleva fare nessuno. Erano progetti meno importanti, ma proprio per questo avevo più libertà per sperimentare. Quindi mi sento fortunata, ma ovviamente, penso anche che molte donne dovrebbero ottenere più progetti.
"è un artefatto che rimane nelle case delle persone, nelle biblioteche...può davvero diventare questo pezzo d'arte democratico"
Cosa rappresenta per lei un libro?
Per me, un libro è una prova delle cose che sono accadute. Immagina se hai una mostra, magari vengono scattate delle fotografie, ma se fai un libro, allora il libro diventa la prova di questa mostra, o di un evento. E quindi per me, il libro è questo mezzo stabile che sopravvive anche per centinaia di anni. Anche la mia recente esperienza nella Biblioteca Vaticana mi ha reso consapevole che se metti qualcosa in un libro, che è un contenitore di pensieri, non fai un libro per il passato o il presente, ma fai libri per il futuro. In un libro dove tu metti insieme le cose, metti insieme i pensieri, crei una sorta di dichiarazione a cui puoi sempre fare riferimento. Se le metti su un sito web, il sito web è in continuo cambiamento, e poi le cose scompaiono o sono difficili da trovare. Invece il libro ha un certo status, penso, perché è stampato, è immutabile, e resta nel tempo.
Come è diventata graphic designer e quando ha deciso di occuparsi di libri?
Sono andata alla scuola d'arte per studiare pittura. Era nel '79, quindi abbastanza tempo fa. Volevo diventare un'artista, una pittrice. La AKI di Enscheden è la scuola d'arte più liberale dei Paesi Bassi, nella parte orientale del paese, molto vicino al confine tedesco. Era una scuola dove tutto era possibile, ma un po' troppo libera per me, perché avevo questa idea romantica dell'artista che dipinge nel suo studio. E a un certo punto ho incontrato un artista, un insegnante, che portava ogni settimana valigie con libri alla scuola e quando questo artista parlava di libri e di cosa significa un libro e perché i libri hanno determinate dimensioni, i libri di poesia più piccoli, o i libri di letteratura di nuovo un'altra dimensione, spiegava l'urgenza dei libri. E così, attraverso questo artista, mi sono innamorata dei libri e non ho mai più smesso. È stata davvero una felice coincidenza incontrare questo insegnante.
Qual è per lei il rapporto delle donne con i libri? Forse il libro è un'arma?
Potrebbe essere, perché nel momento in cui scrivi e in cui pubblichi un libro, fai una dichiarazione, che sia di una donna o di un uomo è indfferente, e puoi diffondere queste informazioni. Quindi, in questo senso, il libro in sé potrebbe essere una sorta di arma, se vogliamo chiamarlo così, per ottenere qualcosa. Io vedo sempre un libro più come un oggetto, come uno strumento per condividere informazioni e per diffondere la parola o l'immagine. Quindi direi che un libro è importante per le donne, per poter pubblicare.
Il suo Office ha realizzato molti libri su protagoniste donne, menzionati anche nel catalogo. Lei predilige creare libri su artiste e personalità femminili oppure questa scelta è casuale?
I libri citati nel catalogo sono effettivamente con donne, ma penso che in 35 anni che fabbrico libri, sono stati realizzati più di 500 libri. Io stessa sono rimasta sorpresa, a essere onesta, nel vedere quanti libri sono stati fatti con donne. Non lo sapevo. Per me non è importante se qualcuno è maschio o femmina, non è questo il problema. Ma sono stata felice di vedere che c'erano così tanti libri con donne e artiste e autrici.
Quali sono gli aspetti più importanti per lei nella realizzazione di un libro?
Come designer, lavoro per commissioni. Prima di tutto, devo decidere se voglio fare un progetto. Ci sono molti aspetti per cui scelgo di fare o non fare un certo progetto, può essere a causa del contenuto o delle persone. Per me è importante l'aspetto collaborativo nel fabbricare libri. Se lavoro con qualcuno che dice: "Ecco la tua roba, le tue immagini e il testo, fai qualcosa", fondamentalmente non mi piace molto. Questo tipo di committenti non li voglio, non ci lavoro e restituisco il progetto. Mi piace invece molto la collaborazione e il confronto, perché ogni libro è specifico e mi piace parlare insieme per scoprire cosa potrebbe essere quel libro. Penso che questa sia per me la cosa più importante, creare insieme qualcosa di nuovo, insieme con l'autore, l'autrice, con il fotografo, ma anche con la tipografia e il rilegatore, il libro nel suo complesso.
Ogni suo libro è diverso, sfogliandolo si ha l'impressione di avere in mano un'opera d'arte unica. Lei si considera un artista?
Considero fare libri come parte integrante della nostra società e della nostra civiltà. Le persone si chiedono sempre se dovremmo fare libri, ma nessuno si chiede se dovresti fare arte. Penso a tutte le risorse che usiamo, usiamo carta, usiamo il tempo, il lavoro di tutti. Quindi se faccio qualcosa, dovrebbe essere il meglio, deve essere qualcosa di buono, questo è il mio compito. Fabbricare libri è un esercizio che richiede molto tempo, davvero dispendioso in termini di tempo e di risorse. Non sono sicura se ritenerlo di per sé come arte, ma sicuramente come qualcosa che ha un'importanza nella nostra società, perché è un artefatto che rimane nelle case delle persone, nelle biblioteche. È una grande responsabilità, anche verso l'artista, se si lavora con un artista, si crea una rappresentazione del lavoro di qualcuno. Penso che il libro sia una sorta di multiplo democratico, perché lo condividi. L'arte è costosa da acquistare, ma un libro non è così costoso, quindi può davvero diventare questo pezzo d'arte democratico. E poi non è solo una forma, è contenuto e forma. Penso che questo renda il libro interessante, che non sia una coincidenza.
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A Bolzano: Irma Boom (nascosta dietro alla copertina) presenta il catalogo alla Fondazione Antonio Dalle Nogare di Bolzano. Nella foto: a sinistra Anna Moschioni, che ha collaborato al progetto e lavora con Irma Boom Office, a destra Cristiana Perrella, curatrice con Andrea Viliani della mostra Ri-materializzazione del linguaggio 1978-2022 Foto: Ivo Corrà
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Quante persone collaborano con lei nel suo Irma Boom Office? Come è stata la collaborazione con Anna Moschioni per questo catalogo?
Siamo solo in tre, io e due collaboratori, Frederick e Anna. Lavoriamo ad alcuni progetti insieme, ad altri autonomamente, ma ci confrontiamo su tutto e condividiamo le nostre idee e una grande scrivania. È un rapporto di assoluta parità, senza gerarchie. Anna, lavora qui nel mio studio da tre anni e mezzo, prima aveva studiato alla Royal School of Arts all'Aia. Anna è italiana, in questo momento è qui a fianco a me, può raccontare lei stessa della nostra collaborazione.
Anna Moschioni, ci racconta com'è lavorare insieme a Irma Boom?
Anna Moschioni: Siamo un team molto piccolo, come ha già spiegato Irma. Essendo solo in tre, ci dividiamo spesso i compiti e i progetti, però, essendo così piccoli, è molto facile condividere l'andamento delle idee e avere dei momenti di scambio. In più la cosa fantastica di lavorare con Irma è la grande libertà creativa. Lei stessa ha questa capacità di esplorare un formato che sembrerebbe conosciuto e limitato per certi versi, invece le possibilità sono infinite. Per esempio, recentemente l'artista Selma Selman voleva stampare un profumo, io e chiunque avrebbe detto probabilmente "Mah, non so se si può fare". Irma che è sempre propositiva ha detto invece "Sì, si può fare", e noi sappiamo ora come si fa. Il catalogo con il profumo stampato alla fine è stato fatto da IBO per la mostra dell'artista al museo di arte contemporanea Stedelijk Museum Amsterdam. La cosa contagiosa di Irma è che non ha mai paura di dire: "Okay, proviamo a fare questa cosa qua." E questa è una cosa molto preziosa da osservare come collaboratrice, far parte di questo mondo.
Un'ultima domanda per lei Irma Boom. Tornerà a Bolzano, come ha promesso alla presentazione del libro alla Fondazione Antonio Dalle Nogare?
I.B.: Mi piacerebbe molto, sono stata piacevolmente sorpresa da Bolzano, dalla Fondazione e le sue collezioni, dall'interesse delle numerose persone incontrate alla presentazione del catalogo, e da Museion, il vostro museo di arte contemporanea. Verrei volentieri a parlare alla Facoltà di design dell'Università, come mi hanno invitato a fare. Il problema è solo la logistica, il viaggio via Innsbruck o Milano mi porta via troppo tempo. Vedremo forse in estate, se i collegamenti saranno migliori.
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Il Catalogo Re-Materialization of Language 1978–2022, edito da Cristiana Perrella, Andrea Viliani con Vittoria Pavesi, Nero Editions, 2024. Graphic design di Irma Boom Office, ha ricevuto ad Arte Fiera Bologna il Premio alla Scrittura Flash Art Italia Award dedicato alle eccellenze nel sistema dell'arte contemporanea.
La mostra Re-materialization of language 1978-2022 curata da Andrea Viliani e Cristiana Perrella con Vittoria Pavesi, allestita dal 01/10/2022 al 03/06/2023 alla Fondazione Antonio Dalle Nogare proponeva una ricostruzione filologica della storica mostra Materializzazione del linguaggio curata da Mirella Bentivoglio nel 1978 ai Magazzini del Sale per la XXXVIII Biennale di Venezia, mettendola in dialogo con l'attualità.