“Occorre un’inversione di rotta”
C’è grande preoccupazione fra gli infermieri altoatesini riguardo gli effetti della riforma sanitaria e, nello specifico, in merito all’organizzazione dirigenziale. La settimana scorsa 11 associazioni professionali e le principali sigle sindacali (Asgb, Cgil, Cisl, Uil) hanno inviato una lettera al presidente della provincia Arno Kompatscher, all’assessora competente Martha Stocker, al direttore di ripartizione Michael Mayr e ai consiglieri provinciali, inquadrando tutte le criticità del caso. “Si rischia di fare notevoli passi indietro rispetto a tutto quello che si è faticosamente conquistato negli anni”, afferma amaramente Massimo Ribetto, coordinatore provinciale del sindacato degli infermieri Nursing up.
Le professioni sanitarie, spiega Ribetto, devono avere per legge una loro dirigenza dal 2007, ovvero da quando è stata istituita un’unica azienda sanitaria dell’Alto Adige che è stata la prima provincia italiana a inserire la figura del direttore tecnico-assistenziale. “Con la riforma questo ruolo, che in Provincia è ricoperto da un infermiere, verrebbe mantenuta e si aggiungerebbero il direttore della rete ospedaliera (responsabile del collegamento tra i sette ospedali e dell’attuazione dell’offerta di prestazioni mediche) e il direttore del dipartimento prevenzione sanitaria (competente del coordinamento della promozione e della tutela della salute), che verosimilmente saranno due medici”, spiega il coordinatore provinciale di Nursing up.
Inoltre, nell’organigramma proposto dall’assessora Stocker la direzione tecnico-assistenziale, sul piano gerarchico, avrebbe responsabilità minori rispetto a quella medica (e anche a quella amministrativa). “Il timore - sottolinea Ribetto - è che le professioni sanitarie, infermieri ma anche, per esempio, tecnici di laboratorio o fisioterapisti, vengano delegittimate o che comunque venga riconosciuta meno la loro autonomia professionale”. Abbiamo il sospetto - prosegue il sindacalista - che la lobby dei medici voglia mantenere un certo primato sulle decisioni da prendere all’interno della Asl, e conservare un’autonomia sulla direzione escludendo in questo processo altre figure”.
I due nuovi direttori, secondo il sindacato, contribuirebbero a complicare il flusso di informazioni nell’Azienda sanitaria locale “che fa già fatica ad essere 'unica'”, osserva Ribetto che aggiunge: “Manca un vero coordinamento, perché i 4 comprensori di Merano, Bolzano, Bressanone e Brunico continuano a comportarsi come 4 aziende di fatto separate, prendendo le proprie decisioni, cosa che si ripercuote sul sindacato. Nel caso degli infermieri - che sono quasi 8mila in Alto Adige - ad esempio, capita che, a livello contrattuale ci siano trattamenti economici, ma anche di carattere normativo, diversi, ci sono persone che lavorano sul territorio e fanno assistenza domiciliare a Bolzano e prendono un’indennità diversa da quelli che lavorano a Bressanone, questo perché dopo quasi 9 anni di azienda unica sono ancora in vigore i vecchi contratti delle 4 aziende sanitarie precedenti, ciò si deve al fatto che i 4 direttori dei comprensori hanno mantenuto la loro autonomia decisionale”.
Occorre, insiste il sindacato Nursing Up, una visione unica, da Vipiteno a Salorno, passando per S. Candido e Silandro. “Va poi ricordato che i 4 direttori dei comprensori non scompaiono ma avranno il compito di assicurare un’assistenza sanitaria adeguata, concordando le prestazioni con i medici sul territorio, il distretto sanitario e gli ospedali, e anche se vengono eliminate le figure del direttore amministrativo e di quello sanitario in ogni comprensorio, restiamo scettici su questi due nuovi coordinatori che andranno a posizionarsi, nella scala gerarchica, sotto il direttore tecnico-assistenziale che temiamo venga scavalcato dai medici che detteranno la loro linea. Speriamo quindi in un’inversione di rotta da parte della Provincia”, così Ribetto.