Politik | Bolzano 2016

La speranza di Holzmann

Per l'ex parlamentare si sono riaperte le porte del Consiglio comunale. Gli si apriranno anche quelle della maggioranza?

Giorgio Holzmann è rilassato, non entusiasta, ma abbastanza soddisfatto. Il risultato elettorale, anche se non eclatante (ha sfiorato il 5%, ottenendo due seggi), ha permesso alla sua lista “Alleanza per Bolzano” di erodere un po' del consenso in teoria attribuibile al suo avversario diretto (ovviamente non Mario Tagnin, ma Alessandro Urzì) e dunque lo rende spettatore molto interessato alla eventuale formazione della nuova giunta comunale. L'ipotesi in ballo è quella di essere inserito in una cosiddetta “grande coalizione”, la cui forma, però, è ancora allo stato gassoso, per non dire che assomiglia alla famosa città di Zemrude narrata da Italo Calvino: forma che cambia a seconda di chi la guarda o ne parla. Troppe ancora le variabili che potrebbero incidere sulla sua composizione. Per questo meglio dichiarare subito di non avere “alcuna preclusione” e godersi il trascolorare delle speculazioni come fosse un gioco per iniziati.

Una questione di metodo

Nei prossimi giorni parlerò sia con Renzo Caramaschi che con Tagnin, l'importante però è concentrarsi sul metodo e a tal proposito le nostre idee sono molto chiare”. Le prime considerazioni sono dedicate alla nuova legge elettorale, che l'ex parlamentare giudica in modo assai negativo: “In fondo adesso il ballottaggio è inutile. Giovanni Benussi l'ha spiegato molto bene – anche alla luce della sua amara esperienza personale – e pur non condividendo completamente l'invito ad andare a votare scheda bianca qualche riflessione vale la pena farla. Provocatoriamente, sarebbe quasi meglio che il candidato con le minori probabilità di riuscire ad avere i voti in Consiglio per formare la maggioranza si ritirasse...”. Dato che ciò non si verificherà, il pragmatismo tattico suggerisce di lanciare segnali immediatamente spendibili, e la provocazione generica punta al suo vero bersaglio: “Tornando ai due contendenti, mi stupisce che Tagnin parli del voto della gente, quando sa benissimo che comunque i giochi adesso si fanno nelle segreterie dei partiti”.

Chi parla di autodecisione non conosce la nostra situazione

Le recenti dichiarazioni di Matteo Salvini, il quale ha parlato improvvidamente di autodecisione da concedere anche ai sudtirolesi, completano poi il quadro polemico: “Salvini ha pronunciato quelle parole perché non conosce la nostra situazione. Le Nazioni Unite sanciscono l'autodeterminazione dei popoli, non delle minoranze già tutelate come sono quelle locali. Si tratta di un'idea anacronistica e inutile. In Europa nessuno ha un reale interesse a toccare i confini sussistenti. Trovo poi molto curioso che all'interno di uno stesso schieramento ci siano posizioni così discordanti: il leader leghista è andato al Brennero ad applaudire la decisione austriaca di rinforzare la frontiera e dopo pochi giorni è salita anche Elisabetta Gardini per rammaricarsi che ciò possa avvenire. Ci si può immaginare un disorientamento più grande?”.

La fine di Forza Italia e la ricostruzione del centro

Lasciando da parte per un momento lo scarso tempismo leghista, un aspetto al quale è stato dato poco rilievo nelle analisi successive al voto è costituito, secondo Holzmann, dall'estinzione del partito di Berlusconi in Alto Adige e, con ciò, dal prosciugamento del centro. “Qualche giorno prima del voto Urzì ha fatto circolare dei suggerimenti limitati a tre candidati (Alessandro Giovannetti, Marco Caruso e Alessandro Forest). Si fosse speso anche per un quarto, penso per esempio a Gerardo Scibelli, almeno avrebbe potuto offrire un'ultima rappresentanza a Forza Italia. Che non l'abbia fatto non è certo un caso”. Proprio al progetto di una ricostruzione di questa area politica, nella quale – unica eccezione positiva – adesso squilla la tonalità arancio di Angelo Gennaccaro, altro possibile ago della bilancia, Holzmann dichiara di voler dedicare i suoi sforzi futuri, considerando la sua elezione in Consiglio comunale come il primo mattone di una nuova casa politica. “Ci stiamo già lavorando, si chiamerà Alleanza per l'Alto Adige e sarà un partito sganciato da Roma, da consolidare quindi non solo nel capoluogo ma anche nelle nostre zone periferiche...”.

Attenzione a non demonizzare CasaPound, sarebbe peggio

Guardando in proiezione dal centro, e proponendosi come partner di un governo “della città” che sia il più ampio possibile, viene offerta infine una valutazione edulcorata del successo di CasaPound. “CasaPound ha preso i voti della destra, ma è indubbio che molta parte del loro apprezzamento non sia ideologico e si basi piuttosto su quello che fanno. Sono riusciti a trasmettere alla gente la sensazione di occuparsi dei problemi reali, per questo sarebbe sbagliato demonizzarli, marginalizzarli. In altre parole: chi continua a guardarli dall'alto in basso otterrà esattamente l'effetto contrario, acuendo la loro estremizzazione. Ogni protesta ha bisogno di essere incanalata all'interno di binari istituzionali, altrimenti può degenerare e diventare ingestibile”. Ciò non toglie che anche per lui essi rappresentino un elemento inassimilabile ad ogni futura maggioranza, almeno nell'immediato. Ma basteranno queste posizioni “comprensive” e “pedagogiche” a rendere davvero l'antico segretario provinciale del Fronte della Gioventù, se non fosse proprio necessario, un nuovo compagno di strada per Pd e Svp (per non parlare dei Verdi, i quali però sembrano addirittura più indigesti di lui)? Anche se non lo dice in modo aperto, è evidente che Holzmann ci speri.

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alfred frei Sa., 14.05.2016 - 14:35

Holzmann spera ,,,, mi viene in mente: “faccetta nera, aspetta e spera che già l’ora si avvicina!”; spera anche la Croce rossa di Roma alla quale il nostro ha promesso di dare il suo vitalizio (Alto Adige 30.01.16: “ma se vinco io non me li tengo, li darò tutti, uno sull'altro alla Croce Rossa») Speriamo insieme, a questi si aggiungono i 1.000 Euri a testa di Benko - allegria diceva Mike B.

Sa., 14.05.2016 - 14:35 Permalink