Gesellschaft | abitare

Se le garanzie non bastano più

Gli scarsi risultati raggiunti dal progetto di inserimento abitativo migrante Go Housing sono il sintomo di un problema strutturale e di un mercato immobiliare razzista.
Conferenza stampa Go Housing
Foto: Othmar Seehauser

Un altro abitare è possibile, ma a Bolzano è necessario invertire la rotta. È tempo di bilanci per Go Housing, il progetto di promozione dell’autonomia abitativa delle persone migranti in Provincia di Bolzano iniziato nel luglio 2022 e che oggi si sta avviando al termine.

Oggi, 11 giugno, La Strada-Der Weg con i partner del progetto, Caritas, Ipes, Comune di Bolzano ed Eurac Research, hanno presentato in conferenza stampa la guida “Abitare possibile”, realizzata con lo scopo di favorire il contatto e il successivo rapporto tra potenziali affittuari e locatari. 

Soddisfatti, si dicono i promotori, del lavoro di rete raggiunto finora, che ha saputo coinvolgere associazioni, privati e istituzioni sul tema dell’abitare. Un po’ meno entusiasti, lo sono rispetto ai risultati degli inserimenti effettivi in abitazioni private. Durante l'anno sono state raggiunte dal progetto un totale di 153 persone con background migratorio, residenti e occupate in Alto Adige. Tra queste 130 (108 uomini e 22 donne) hanno successivamente aderito al progetto, attraverso percorsi di consulenza e assistenza. Tuttavia, meno del 10% degli iscritti ha avuto effettivamente accesso al mercato immobiliare. 

 

Conferenza stampa Go Housing
Danilo Tuccon (a sx): Le persone con background migratorio si scontrano con pregiudizi anche in caso di contratti di lavoro a tempo indeterminato e solide retribuzioni

 

“Oltre alla penuria di abitazioni disponibili e l’alto costo di canoni di locazione, le persone con background migratorio si scontrano con pregiudizi anche in caso di contratti di lavoro a tempo indeterminato e solide retribuzioni” afferma Danilo Tucconi (Caritas). I timori di chi affitta casa, è quanto emerge nel corso della conferenza stampa, sono quelli di trovarsi in conflitto con l’inquilino e di non avere garanzie in caso di insolvenza o ritardi nei pagamenti del canone di locazione. Timori infondati, sottolinea Mauro Melissano (La Strada), in quanto gli strumenti di mediazione ed intervento sono al contrario molteplici ed efficaci.

Se ci sono le condizioni di stabilità economica e lavorativa, il fattore del colore della pelle e dell’origine fuori provincia della persona in questione non possono essere fattori di esclusione

“Si parla sempre di dover formare le persone migranti all’abitare, dal funzionamento delle spese condominiali alla raccolta differenziata. Tuttavia, spesso, sono invece ben consapevoli dei meccanismi che regolano il sistema. Se ci sono le condizioni di stabilità economica e lavorativa, il fattore del colore della pelle e dell’origine fuori provincia della persona in questione non possono essere fattori di esclusione –. Fa notare Marzia Bono (Eurac) che per un anno ha curato le fasi di monitoraggio del progetto –. Da questo lavoro siamo riusciti a qualificare maggiormente il significato di abitare migrante e cogliere i diversi bisogni e le numerose sfaccettature del fenomeno dell’inaccessibilità abitativa che, al giorno d’oggi, esclude un’ampia fetta di popolazione e non più solamente la popolazione. L’esistenza di pregiudizi e timori diffusi nei confronti delle persone straniere e degli strumenti di tutela in caso di insolvenza è un dato di fatto. Per questo – conclude la ricercatrice – è necessario formare, oltre i possibili inquilini, anche i proprietari”.