La piazza sul confine
Nel gioco del Monopoli il parco della Vittoria è il terreno più prezioso, un luogo ambito ove fare investimenti.
A Bolzano accade tutto il contrario: il parco di Piazza Vittoria da decenni ormai vive il medesimo destino della piazza, condizionato dal monumento scomodo che solo recentissimamente è stato dotato di un centro di documentazione in grado di contestualizzarlo.
Per la maggior parte dei cittadini l’apertura del museo sotto il monumento è stata l’occasione per conoscerne non solo la storia, ma anche le ragioni degli ‘altri’ e - forse - anche un po’ meglio le ‘proprie’ di ragioni. Queste ultime spesso fatte più con i ‘si dice’ e le abitudini che con una matura consapevolezza.
Ma è un dato di fatto che piazza Vittoria resta tutt’oggi un luogo per molti ‘scomodo’ e soprattutto sottoutilizzato rispetto alle esigenze di una città con più anime come quelle di Bolzano. Al di là del mercato del sabato, nella città dei mercatini e delle mille iniziative in centro e da qualche tempo anche nei quartieri, piazza Vittoria resta tutt’oggi un grande parcheggio con annesso un parco che sembra stare lì un po’ per caso.
È per i motivi sopra esposti che oggi, in occasione della manifestazione Bolzano In Bici, nel parco di piazza Vittoria accanto allo stand dedicato alla timbratura delle schede per il palio ciclistico dei quartieri, sono sorti altri stand. Predisposti da varie associazioni, come Altromercato, Radio Tandem, VKE ed anche il gruppo “Südtirol 2019 in Manifest - Alto Adige 2019 un manifesto”.
Supportati da un grande striscione con scritto “Miteinander - insieme - adiüm”, i membri di Manifesto 2019 si sono presi il compito di avvicinare con discrezione i partecipanti a Bolzano In Bici, per sensibilizzarli e farsi un’idea in merito all’atteggiamento e alle aspirazioni dei bolzanini a proposito all’uso della piazza e del parco.
“Piazza Vittoria non è vissuta, nonostante l’apertura del centro di documentazione del monumento” ci ha detto in merito Elisabeth Ladinser, una delle promotrici di Manifesto 2019.
“Qua non c’è niente durante la settimana e il parco non attira, ci sarebbe bisogno di uno spazio per far giocare i bambini e magari qualche panchina in più mezzo agli alberi” ha aggiunto Ladinser.
I promotori degli stand sono dunque consapevoli che la ‘povertà’ del parco è ovvia conseguenza della presenza ingombrante del monumento.
A Elisabeth Ladinser abbiamo rivolto una domanda chiave: qual è il rapporto dei bolzanini di lingua tedesca abitanti in centro con piazza Vittoria?
“Ancora oggi non vengono volentieri” ci hanno conferma, aggiungendo “d’altronde anche gli italiani per anni sono venuti qui solo per depositare le corone, esprimendo ammirazione a fronte del fastidio provato dall’altra parte”. Per Ladinser e il gruppo Manifesto occorre dunque fare un lavoro specifico sulla ‘percezione’ che, della piazza, ha la cittadinanza. Tutta. E per fare ciò occorre ripartire proprio dal’uso della piazza stessa.
Il messaggio forte e chiaro è questo: “non basta il centro di documentazione, la ‘vittoria’ deve essere messa in secondo piano dall’riappropriazione della piazza dei cittadini”.
Per essere più precisi: “il monumento resterà, così si è deciso, ma va ‘superato’ proprio attraverso la piazza”. E se in futuro potrà essere tolta anche l’inferriata che circonda/protegge il manufatto fascista allora sarà ancora meglio perché, come dice Ladinser: “al monumento verrà tolto un supporto al suo significato originario”.
Se per il prossimo futuro l’obiettivo è quello di moltiplicare le iniziative pubbliche che possano essere ospitate dalla piazza e dal parco, quello più immediato come dicevamo è quello di incontrare la gente.
“Il nostro di oggi è un primo approccio, in cui cerchiamo di suscitare nella gente la curiosità sulla storia di questa piazza e di questo luogo che per molto tempo è stato il confine tra i comuni di Bolzano e Gries”
Popolare la piazza sarà sufficiente per fare in modo che la popolazione di lingua tedesca possa prima o poi superare il ponte e sentirsi a casa?
Elisabeth Ladinser ci guarda e riflette, prima di dire: “quello sarà un passo successivo, per il momento la vedo ancora un po’ dura”. In merito interviene nel nostro dialogo anche Otto von Aufschnaiter, un altro dei membri fondatori di Manifesto 2019. “Bisogna dire che per noi il monumento è ancora un peso e che la scritta che vi troneggia manifesta un’arroganza” ricorda Aufschnaiter, decidendo di raccontarci un dettaglio autobiografico che rende l’idea di cosa possa simboleggiare il monumento per persone come lui.
"Durante il fascismo aveva persino cambiato il mio cognome in Dalla Fratta. Negli anni ’60 avevo tre cognomi diversi tra patente, passaporto e carta d’identità. E solo nel 1992 sono riuscito a riconquistare il mio cognome originario."
“Il ponte Talvera corrisponde con una sorta di confine psicologico” ci conferma von Aufschnaiter, che del ponte se ne intende visto che a suo tempo fu lui insieme ad un comitato di cittadini a vincere la battaglia contro il comune che voleva sostituire il manufatto originario in acciaio con una nuova struttura in cemento.
“Per noi è un po’ come arrivare in un altro mondo, rientrando poi a Gries” ci dice von Aufschnaiter confermando dunque il ruolo cruciale che la piazza in futuro dovrà rappresentare per ‘ricucire’ la città.
Nel meccanismo non dovrà essere considerata solo la piazza, ma anche il monumento stesso, conferma von Auschnaiter salutandoci ed andando a visitare il centro di documentazione oggi particolarmente affollato.
“Per anni nella piazza l’errore compiuto a suo tempo è stato ripetuto. Oggi almeno si comincia a fare qualcosa per rimediare e il museo è un’ottimo inizio. Anni fa l’architetto Trebo aveva suggerito di utilizzare la parte alta del monumento come terrazza panoramica, con tanto di bar per i visitatori…”
Glaubt denn jemand, dass ein
Glaubt denn jemand, dass ein Platz mit Siegessymbolik und Sicherheitsabgrenzungen, wie man sie nicht einmal mehr in (London-)Derry sieht, von den Bürgern in die Herzen geschlossen wird? Dabei hätte der Platz architektonisch einiges zu bieten...