Noi duri e puri - alleati futuri

Sonetto caudato. Circola in certi ambienti "italiani" questo pensiero: qualunque partito "italiano" vinca le elezioni diventa seduta stante un servo del partito "tedesco" di maggioranza. Qualunque accordo è visto come un cedimento, una perdita di purezza e di libertà: quindi meglio non votare nemmeno, tanto "sono tutti uguali". Se poi qualcuno di questi duri e puri si trova a venire eletto, e magari a dovere sedere allo stesso tavolo con il partito "tedesco" di maggioranza, ecco cadere questi discorsi: ché la campagna elettorale è una cosa, ma poi c'è la politica reale...
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No, io non voto, annullo la scheda:
son tutti servi della SVP.
Si son spartiti tra loro i dané,
fanno gli accordi, dividon la preda.

Che poi chiunque in Consiglio si sieda
(anzi, si sdrai su quel bel canapé)
non cambia nulla per me né per te.
Non c'è chi questa realtà non la veda.

Ah, se invece l'eletto foss'io,
oh, lo vedresti quanto sono puro:
non mi farei mettere in testa i piedi.

Gli farei guerra in tutte le sedi;
gli opporrei il mio "no" a muso duro;
più non vedresti 'sto scodinzolio.

(Se poi l'accordo lo faccio io stesso,
è nobile arte del compromesso.
E senti a me: che qua nisciuno è fesso.)