"Ricostruirsi attraverso lo sport"
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Davanti ad un teatro gremito, nell’ultimo giorno del Festival dello Sport, gli atleti della spedizione italiana alle paraolimpiadi di Parigi raccontano le loro imprese. Guidati da Bebe Vio e intervistati dal giornalista Claudio Arrigoni, Vittoria Bianco, Giuliana Chiara Filippi, Elisa Spediacci e Alessandro Sbuelz tornano sull’esperienza parigina appena trascorsa, coinvolgendo gli spettatori nella narrazione delle giornate olimpiche prima e dopo le gare. Insieme, infatti, hanno creato il gruppo Fly2paris, composto da 11 atleti, che ha funzionato da supporto nelle attese del pre-gara e negli allenamenti, da entusiasmo festoso nei trionfi e da famiglia durante i giorni parigini.
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Ed è Bebe Vio ad iniziare il racconto, l’atleta paralimpica più rappresentativa della squadra italiana, partecipante ad entrambe le cerimonie di apertura di Parigi 2024, parla della sua terza olimpiade e dell’ansia creata dall’aspettativa di riconfermarsi, lei che anche a Parigi ha conquistato 2 medaglie: bronzo nel fioretto individuale e bronzo nel fioretto a squadre. Accanto a lei Vittoria Bianco, medaglia di bronzo nei 400 stile libero, racconta lo spaesamento dell’arrivo a fine gara, dopo il quale non si era accorta del suo terzo posto, confermato solo dalla gioia dei suoi amici festanti. Mentre la più giovane della spedizione, Giuliana Chiara Filippi, parla della difficoltà delle disabilità e dell’importanza di essere accolta nel gruppo, che le ha permesso di perdere la vergogna, iniziale, vissuta per la sua condizione, e di tornare a vivere la sua normalità, Elisa Spediacci porta l’euforia dell’unica qualificazione italiana alle paralimpiadi per uno sport di squadra, il sitting volley. Qualificazione che non è arrivata, invece, per Alessandro Sbuelz, che non potendo portare la sua squadra di basket in carrozzina a Parigi di 2024, ha accompagnato i colleghi, vivendo dall’interno le paralimpiadi e documentando le giornate intense attraverso i post e i reportage del progetto Fly2Paris.
Ancora una volta tutti gli atleti ospiti del panel ribadiscono l’importanza della condivisione, costruita anche grazie alla fondazione Art4sport, nata dall’iniziativa di Ruggero Vio e Teresa Grandis, genitori di Bebe Vio, tramite la quale è possibile, come afferma Alessandro Sbuelz, ricostruirsi in molteplici modi, non solo dopo aver affrontato il dolore e lo smarrimento di un’amputazione, ma anche nei rapporti della quotidianità, soprattutto per le famiglie. Il progetto di Art4sport si accompagna, inoltre, a quello della Bebe Vio Academy, un’iniziativa nata per mescolare bambini con e senza disabilità e costruire l’inclusività mediante il gioco, superando l'isolamento che circonda, ancora troppo spesso, le questioni legate alla disabilità. Del resto le paraolimpiadi stesse rappresentano un profondo motore di cambiamento, e i 5 atleti sul palco hanno riferito, non senza stupore, della crescente affluenza di spettatori agli eventi, a partire da quelli di Parigi 2024.
Le paraolimpiadi stesse rappresentano un profondo motore di cambiamento
Una partecipazione che si coglie anche qui al Festival dello Sport, che, tra domande non sempre originali e scalette a volte ripetitive, riesce a dare spazio anche ad importanti sportivi, non sempre riconosciuti nel loro merito.