Wirtschaft | Indagine ASTAT

Ricerca e sviluppo: spesa in crescita, ma pari solo ad un terzo rispetto al Trentino

In Alto Adige nel 2011 l'investimento è stato lo 0,63% del PIL, a fronte di un 2% in Trentino, 2,8% in Germania e il 2,7% in Austria. In Europa in generale la spesa è pari al 2,1%, mentre la media italiana si attesta sull'1,3%.

L'evidenza del dato non lascia spazio a discussioni. Secondo una specifica indagine Astat nel 2011 l'Alto Adige ha speso 118,3 milioni di euro in Ricerca e Sviluppo a fronte dei 300 milioni spesi dal vicino Trentino, anche se in realtà il gap tra Bolzano e Trento nel 2011 si è ridotto rispetto all'anno prima grazie alla crescita di investimenti in Alto Adige (pari al 14,6%) rispetto al calo invece della provincia di Trento (-3,5%). 

Il dato dell'investimento altoatesino in futuro, è proprio il caso di dirlo, è allarmante e inferiore sia alla media nazionale che a quella europea.
Rispetto al PIL in Alto Adige si investe infatti un misero 0,63% rispetto all'1,3% della media nazionale e il 2,1 europeo. E la strategia 'Europa EU 2020'che mira ad investimenti R&S pari al 3% del PIL, resta in provincia di Bolzano un vero e proprio miraggio
A far male, oltre ai dati di Germania (2,8% del PIL) e Austria (2,7%) è poi il dato - come detto - del vicino Trentino, che si distingue per un investimento quasi triplo rispetto all'Alto Adige. 

Nel dato altoatesino colpisce poi il fatto che il pubblico spenda molto meno (23,8% del totale), rispetto ad imprese (62,7%) ed università (13,4%). Molto più equilibrata è infatti nel Trentino la ripartizione degli investimenti con un 46,1% a carico delle imprese, un 30% caricato sul pubblico ed un 23,4% affidato a ricerca e sviluppo in ambito universitario. 

Gli investimenti in Ricerca & Sviluppo non producono solo la tanto decantata crescita, ma anche direttamente posti di lavoro fortemente qualificati, in grado tra l'altro di porre un freno alla fuga dei cervelli
Nel 2011 i lavoratori addetti coinvolti direttamente in attività di ricerca e sviluppo sono stati 1.559, con un aumento di 94 unità rispetto all'anno precedente (+6,4%). 
Ma anche sotto questo profilo il Trentino è nettamente 'avanti': con 3.500 persone coinvolte e - ancora una volta - un ripartizione quasi paritaria tra privato (45%), pubblico (33%) e università (22%). 
In Alto Adige invece il 60% degli addetti è a carico delle imprese, il 30% del 'pubblico' ed il 10% dell'università.