Wirtschaft | Sciopero Valbruna

Contro il ricatto della precarietà

La protesta degli operai delle acciaierie Valbruna di Bolzano deve fare i conti con un diritto allo sciopero sempre più limitato. Ieri la prima giornata di mobilitazione.
Sciopero Valbruna 13.6 copertina
Foto: Othmar Seehauser

È cominciato con un sit in ieri (13 giugno) a mezzogiorno il primo dei tre giorni di sciopero dei lavoratori delle Acciaierie Valbruna di Bolzano, proclamato dai sindacati dei metalmeccanici Fiom, Fim e Uilm. A provocare lo stato di agitazione è la prova di forza dell’azienda che, dopo oltre un anno di trattative, ha modificato i criteri per il mantenimento del premio di risultato. I vertici hanno deciso di erogare interamente il bonus, inizialmente calcolato sul numero di eventi di malattia, solo se il lavoratore non si assenterà per più di 64 ore all’anno (inizialmente l’azienda  puntava a fissare il tetto massimo alle sole 32 ore) per motivi medici. 

Sciopero Valbruna 13.6
Le Forze dell'ordine presidiano l'ingresso delle Acciaierie: Durante la prima giornata di sciopero si è svolto un presidio di fronte ai cancelli

 

La decisione di incrociare le braccia davanti ai cancelli dello stabilimento di Via Volta è stata presa i giorni scorsi da un’assemblea composta da 400 lavoratori, che per il 98% ha votato a favore dello sciopero. Il lavoro si ferma così per due ore a turno mentre per le acciaierie e il forno olivotto, a ciclo continuo, si prevede uno sciopero di otto ore il 15 giugno.

Assemblea lavoratori valbruna
L'assemblea dei lavoratori della Valbruna: Il 98% dei presenti si è espresso a favore dello sciopero

 

Che l’entusiasmo di quell’assemblea non avrebbe potuto tradursi automaticamente nella piena mobilitazione, i lavoratori e i rappresentanti sindacali lo avevano già messo in conto. Non c’entra la mancata volontà di protagonismo o la spinta a rivendicare i propri diritti, spiegano gli operai di lunga data, ma la gabbia di precarietà in cui sono imprigionate le nuove generazioni di lavoratori, un fenomeno aumentato esponenzialmente con lo smantellamento dell’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e la liberalizzazione dei contratti a termine. Le nuove assunzioni della Valbruna hanno il volto di giovani arruolati con contratti di pochi mesi dalle agenzie interinali dove il rischio di non vedersi rinnovare il rapporto di lavoro rimane alto, a maggior ragione se si sciopera.

Con il costo della vita di Bolzano temo per il futuro della famiglia

Il primo ad uscire dalla fabbrica, con passo convinto, è Maurizio. Dopo 25 anni passati a lavorare in acciaieria, gli è stato diagnosticato un melanoma che progressivamente ha cominciato a indebolirlo. Per questo è particolarmente preoccupato per la misura messa in campo dall’azienda: “In tutti questi anni – ci spiega – non ho mai visto un atteggiamento del genere. È sufficiente stare male una settimana per vedersi decurtato lo stipendio. Con il costo della vita di Bolzano temo per il futuro della famiglia”.

All’interno dell’azienda metalmeccanica, tutto è cambiato a seguito della morte del fondatore Nicola Amenduini, avvenuta lo scorso febbraio 2022. A detta dei lavoratori, con la scomparsa del patron dell’impero Valbruna se ne è andata anche la sua visione di azienda, passata in mano ai figli che ne hanno trasformato radicalmente l’assetto, a partire proprio dal rapporto con i lavoratori e la controparte sindacale.

“Con la risposta che ci hanno dato dalle pagine dei giornali, non chiediamo nemmeno di essere ricevuti perchè è già stato detto tutto – afferma durante il presidio Cinzia Turello, segretaria provinciale Fiom –. Se la dirigenza non vuole tornare sui propri passi non escludiamo azioni future”.

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La segretaria provinciale FIOM Cinzia Turello: "Se la dirigenza non vuole tornare sui propri passi non escludiamo azioni future”.

 

Attraverso la nota pubblicata domenica 11 giugno sul quotidiano Alto Adige, Valbruna Acciaierie Spa difende dal canto suo la decisione, sostenendo che l’accordo integrativo ha carattere aggiuntivo e “mira ad accentuare l’orientamento meritocratico”. La società giustifica la modifica dei parametri per l’ottenimento del premio di risultato a fronte della concorrenza con il mercato orientale e accusa le organizzazioni sindacali di scaricare sull’azienda la responsabilità per il mancato accordo.

Di tutt’altro avviso Massimo Mondini, assunto già nel lontano 1983 durante l’era Falck e oggi eletto nell’RSU aziendale. La delusione di non vedersi riconosciuto il merito di decenni di lavoro è palpabile: “Ho appreso dell’esistenza di diverse malattie rare perchè sono le eccezioni poste dall’azienda per non conteggiare le ore di malattia in caso di ricovero ospedaliero. Se però rimango allettato per una settimana con l’influenza, cosa decisamente più probabile, sono costretto a vedermi dimezzare il premio”.

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Il sit in dei sindacati e dei lavoratori: "La verità è che ci stanno buttando via perché siamo diventati sostituibili"


Secondo Mondini, il pretesto avanzato dall’azienda di voler combattere l’assenteismo starebbe in realtà penalizzando quei dipendenti che al lavoro sono sempre stati fedeli: “La verità è che ci stanno buttando via perché siamo diventati sostituibili ma non dobbiamo permetterlo – ha aggiunto il rappresentante sindacale –. Anche se i nuovi assunti conoscono solo un mondo del lavoro fatto di ricatto e precarietà, e molti non sono nelle condizioni di rischiare con uno sciopero, è stato importante che venissero coinvolti nelle assemblee, per far vedere che non siamo solo braccia ma – conclude Mondini – che possiamo e dobbiamo organizzarci per determinare le condizioni del nostro lavoro”.