Kultur | Mostra

"Un invito a riflettere"

Un legame visivo con la natura: mercoledì 15 gennaio alle 18.30, il Museo delle Scienze Naturali inaugurerà "Contatto", la nuova mostra fotografica di Christian Passeri.
Foto
Foto: Christian Passeri
  • SALTO: Ci racconta com’è iniziata la sua esperienza come fotografo naturalista.

    Christian Passeri: Vivo a Berlino da quasi dieci anni e lavoro nel cinema come focus puller e camera assistant ma la fotografia è sempre stata una mia passione. Circa otto anni fa ho deciso di riprendere in mano la macchina fotografica. Ho iniziato con i paesaggi urbani di Berlino, concentrandomi su edifici e scorci cittadini ma non ho mai fatto vera e propria street photography.
    Col tempo poi sono tornato al mio primo amore: la natura. Da bambino adoravo i documentari di Sir David Attenborough. Questi ricordi mi hanno spinto a esplorare la fotografia naturalistica. Circa otto anni fa ho intrapreso un viaggio in Uganda, dove ho avuto l’opportunità di scattare molte fotografie – alcune delle quali sono anche esposte in questa mostra. È stato un momento di svolta e ho deciso di concentrarmi sulla fotografia naturalistica. Negli anni ho viaggiato tanto e soprattutto in Africa, che per me ha un fascino unico; i suoi paesaggi sconfinati e selvaggi mi trasmettono un senso di maestosità e al tempo stesso di umiltà, qualcosa che in Europa non si trova più. Lì ti senti un ospite nel regno degli animali, un’esperienza che ti insegna il rispetto per la natura.
    Quando non viaggio, continuo a fotografare nel mio tempo libero, anche in Europa. Per me è davvero una sorta di terapia: la fotografia mi aiuta a staccare dallo stress quotidiano e mi riporta a contatto con la natura, anche attraverso soggetti più comuni e meno “esotici” come dei semplici passeri. Ho riscoperto il valore di questi piccoli momenti, che arricchiscono la relazione con l’ambiente che ci circonda.
     

    Il mio obiettivo principale, attraverso la mostra, è proprio quello di sensibilizzare le persone sull'importanza del mondo naturale, un mondo che troppo spesso ignoriamo.

  • Foto: Privat

    Come nasce la mostra Contatto e qual è il suo significato?

    La mostra (che sarà visibile fino al 30 marzo al Museo di Scienze di Bolzano, ndr) si compone di 14 fotografie di altrettanti animali, ciascuno immortalato in un momento di - come si evince dal titolo - contatto visivo. Questo sguardo reciproco crea un legame speciale, anche se fugace, tra me e l’animale. Ogni fotografia rappresenta una sensazione che questo incontro ha suscitato in me: rispetto, curiosità, vivacità, e così via. Che sono anche i titoli delle varie fotografie. Ogni immagine porta il titolo dell’emozione provata in quell’istante. 
    Spero che chi visiterà la mostra possa trovare le proprie emozioni osservando questi scatti. È un invito a riflettere su ciò che proviamo quando ci confrontiamo con il mondo naturale e animale.

    A questo punto una domanda più tecnica. Come si fotografa un animale? 

    In molti mi chiedono se ci vuole tanta pazienza per fotografare animali… la risposta è sì, ma è una pazienza che non trovo faticosa perché amo quello che faccio. È un processo che cambia moltissimo dal contesto. In Africa per esempio, la dinamica è particolare: nei parchi nazionali si gira in jeep e gli animali non percepiscono l’uomo come una minaccia all’interno del veicolo, sono abituati alla sua presenza. Questo permette di stare anche a pochi metri da loro.
    Secondo me però regola principale che vale per qualsiasi location o contesto, è sempre aspettare che l’animale venga da te. Forzarli o cercare di attirarli con esche compromette il loro benessere psicofisico - oltre che risulta controproducente perché il più delle volte l’animale scappa. È importantissimo rispettare l’animale, i suoi tempi e le sue decisioni e trovo che questa sia un esperienza molto sobering (che rende umili), come si dice all’estero.
    Se si è in visita guidata, è importante seguire le indicazioni dei ranger e rispettare le regole che tutelano sia gli animali che i visitatori. In generale poi è fondamentale conoscere le abitudini degli animali: dove vivono, cosa mangiano, i periodi di migrazione. Queste informazioni, che ho imparato sul campo, aiutano molto a trovare i soggetti e a immortalarli rispettandone le esigenze.

  • Foto: Christian Passeri

    Parliamo un po’ del mondo. Vista la situazione attuale anche per quanto riguarda il clima - pensiamo per esempio agli incendi che in questo momento stanno devastando la California e a quanto stanno danneggiando fauna e flora - come si può tramite l’arte e in questo caso la fotografia, sensibilizzare l’opinione pubblica?

    Il mio obiettivo principale, attraverso la mostra, è proprio quello di sensibilizzare le persone sull'importanza del mondo naturale, un mondo che troppo spesso ignoriamo. Non per cattiveria, ma perché la nostra vita frenetica ci distrae: siamo presi dal lavoro, dal desiderio di divertirci nel tempo libero e finiamo per prestare pochissima attenzione a ciò che ci circonda. Tuttavia, il nostro pianeta non è abitato solo da esseri umani; intorno a noi vive una straordinaria varietà di animali, spesso invisibili ai nostri occhi.
    Con le mie immagini vorrei ricordare che tutti gli animali, anche quelli che possiamo addirittura considerare "brutti", possiedono una loro bellezza che deriva proprio dalla loro unicità. Questa diversità è affascinante e, soprattutto, merita di essere conosciuta e rispettata.
     

    Tra meno di due settimane partirò per l’Australia, un viaggio che non vedo l’ora di intraprendere. Sarà la mia prima volta lì.


    Mercoledì molti amici porteranno i loro bambini alla mostra, e questo mi rende davvero felice. Anche se saranno qui solo per mezz'ora, spero che vedendo queste immagini qualcuno di loro, magari anche solo uno, scopra una passione per la natura. È ciò che è successo a me quando da piccolo mi sono appassionato al mondo animale guardando i documentari di Attenborough.
    La fotografia è un potente strumento comunicativo. Le immagini possono farci aprire gli occhi su ciò che esiste oltre il nostro mondo umano e urbano. Per esempio, anche in una città piccola come Bolzano ci sono decine e decine di specie di uccelli con esigenze diverse e caratteristiche uniche, spesso sconosciute ai più. Insomma, c’è un universo ricco e sorprendente là fuori, che aspetta solo di essere osservato e apprezzato.

    Un’ultima domanda, anticipazioni sui progetti futuri?

    Tra meno di due settimane partirò per l’Australia, un viaggio che non vedo l’ora di intraprendere. Sarà la mia prima volta lì.
    Nel frattempo, anche per ricollegarmi al discorso di prima, sto lavorando a un progetto collettivo con altri otto fotografi naturalisti a Berlino. Insieme stiamo organizzando una mostra per sensibilizzare sulla biodiversità di Tempelhof, l’ex aeroporto di Berlino Ovest, ora trasformato in un enorme parco pubblico. Tempelhof è un hotspot di biodiversità incredibile, pensate che ci sono oltre cento specie di api, senza contare tutti gli altri animali.
    Purtroppo, il parco è a rischio a causa di progetti edilizi legati a una presunta emergenza abitativa. Sebbene un referendum passato avesse confermato la volontà di mantenere il parco di Tempelhof intatto, l’amministrazione cittadina sta cercando di modificare la legge per iniziare la costruzione, con il rischio di danneggiare irreparabilmente l’ecosistema.
    Attraverso le nostre fotografie vogliamo sensibilizzare la popolazione, mostrando la straordinaria biodiversità di Tempelhof e il valore del parco. È un piccolo contributo, ma speriamo che possa fare la differenza in vista di un nuovo referendum.