Politik | Il caso

“Dimissioni subito”

Il Pd non è un partito per donne? Le dem contro la nomina di tre uomini ai Ministeri toccati al partito. La petizione altoatesina: “Uno di loro faccia un passo indietro”.
Governo Draghi
Foto: upi

È per quella “cecità di genere”, bollata anche come occasione (un’altra) mancata per garantire un’equa rappresentanza, che è montata la protesta della compagine femminile del Pd, a livello nazionale e locale, contro il neo-governo di Mario Draghi (composto da 23 ministri - più il Presidente del Consiglio - di cui 8 donne e cioè un terzo, o più precisamente il 32%) e il Partito democratico stesso accusato di gestione “machista” della leadership. “Berlusconi ha fatto meglio di Zingaretti” è il commento più tranchant arrivato dalle fila delle dem di fronte alla lista dei ministri. Nessuna donna della sinistra compare nell’esecutivo: il Pd ha una delegazione di tutti uomini, Leu ha il solo Roberto Speranza.

Era stata fra l’altro la senatrice Svp, nonché presidente del Gruppo per le autonomie, Julia Unterberger ad accendere i riflettori sul tema nel corso delle consultazioni ricordando che “l’Italia è uno degli ultimi paesi europei in tutte le classifiche sulla parità. E questo è un danno non solo per le donne, ma per tutto il Paese”. “Ho chiesto al premier incaricato - aveva detto la senatrice - che ci sia un’adeguata rappresentanza di donne”.

 

La petizione

 

L’appello inascoltato tuttavia non sembra aver chiuso la questione. È partita proprio dall’Alto Adige, ieri (15 febbraio) la petizione, affidata alla piattaforma change.org, e diretta a Dario Franceschini, Andrea Orlando e Lorenzo Guerini, rispettivamente responsabili del dicastero della Cultura, del Lavoro e della Difesa. “Chiediamo almeno a uno dei tre ministri del Pd di dimettersi per fare spazio a una donna che, siamo certe, sarà altrettanto competente”.

Prime firmatarie del documento Nadia Mazzardis, presidente di Se Non Ora Quando Alto Adige Südtirol, imprenditrice ed ex presidente dell’assemblea provinciale dem; Stefania Baroncelli, consigliera comunale del Pd a Bolzano, docente e già prorettrice alla didattica all’Unibz e Monica Bonomini, consigliera comunale del Pd a Bolzano e avvocata. A unirsi al coro anche la ginecologa Cristina Zanella; l’avvocata Chiara Bombardelli; la guida turistica Lina Montan; l’imprenditrice Roberta Mattei; la dirigente scolastica Heidi Hinter e l’associazione Se Non Ora Quando Alto Adige Südtirol. Finora la petizione ha raccolto solo un centinaio di firme. Diversi esponenti del Pd nazionale, donne comprese, hanno interpretato il gesto come un attacco al segretario Nicola Zingaretti. Ma le altoatesine non demordono.

Chiediamo almeno a uno dei tre ministri del Pd di dimettersi per fare spazio a una donna che, siamo certe, sarà altrettanto competente

“Non ci interessa - si legge nel testo della petizione - l’incredibile proposta del segretario Zingaretti di distribuzione di incarichi di sottosegretarie intesi come riparazione del danno, proposta che in questo senso troviamo inaccettabile, per non dire offensiva, un’autentica vergogna. Nemmeno ha senso il pannicello caldo della vicesegreteria. L’unico modo reale che esiste per riparare il danno è che uno dei nostri tre ministri, almeno uno, faccia immediatamente un passo indietro”. E ancora: “Si dirà che è una richiesta forte: certamente. Perché è solo di un gesto forte che abbiamo bisogno, solo un gesto forte può mettere gli uomini di fronte alle proprie responsabilità e alle proprie mancanze in politica”.