Politik | Turismo invernale

Sci, un altro stop

La ripartenza degli impianti slitta al 5 marzo: il ministro Speranza firma il provvedimento. Il Cts: “Non ci sono le condizioni per riaprire”. L’Anef: “Subito i ristori”.
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Foto: Pixabay

Che non avrebbero aperto in Alto Adige, causa lockdown e contagi inarrestabili, era ormai accertato ma il rinvio tocca ora tutte le regioni italiane. Sulla possibilità di far ripartire gli impianti sciistici infatti il Cts, rispondendo a un quesito del ministero della Salute, nel corso della riunione di venerdì scorso, era stato chiaro: nel documento dell’Iss sull’incremento della circolazione delle varianti ci sono “numeri alquanto preoccupanti” perciò, dopo un’attenta valutazione dei dati, “abbiamo consigliato di evitare ulteriori riaperture”.

Il Comitato ha tuttavia sottolineato che la decisione spettava in ogni caso al governo. E il ministro della Salute appena riconfermato, Roberto Speranza, ha deciso di firmare il provvedimento che fa slittare la riapertura al 5 marzo (il divieto scadeva oggi, 15 febbraio), scatenando l’ira degli operatori del settore. L’esecutivo, ha assicurato Speranza, si impegna a compensarli al più presto “con adeguati ristori”.

Fate presto è il messaggio inequivocabile che arriva, fra gli altri, dall’Anef, l’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari: “Dopo il 3 dicembre, il 7 gennaio, il 18 gennaio e il 15 febbraio, adesso la proroga al 5 marzo. Ormai la stagione è saltata, ci sentiamo presi in giro di fronte a tutto quello che abbiamo speso per l’apertura di domani [ieri, ndr], in vista della quale abbiamo assunto altro personale. I ristori siano immediati, altrimenti il comparto va in fallimento. Siamo il settore più penalizzato: da 12 mesi senza un euro di incasso ma con spese e stipendi da pagare. La cassa integrazione è arrivata a dicembre, da luglio lavoravamo per preparare l’inverno”.

I ristori siano immediati, altrimenti il comparto va in fallimento

La situazione sanitaria continua del resto a non dare tregua: “In questo momento le attività che comportino assembramenti non sono compatibili con il contrasto alla pandemia da Covid-19 in Italia e gli impianti da sci rientrano in tali attività - aveva sottolineato Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute, prima della decisione del governo di rinviare -. Non andrebbero riaperti. Non dimentichiamo che la variante inglese è giunta in Europa proprio ‘passando’ dagli impianti di risalita in Svizzera”.

 

Le regioni al palo

 

In Lombardia, secondo l’ordinanza firmata dal presidente di regione Attilio Fontana, gli impianti sciistici avrebbero potuto riaprire da oggi. Il 15 febbraio era il giorno cerchiato sul calendario anche dal Piemonte. In Veneto - dove a Cortina si stanno disputando i Mondiali - la data per la ripartenza era stata fissata a mercoledì 17 febbraio. In Trentino-Alto Adige invece lo sci sarebbe comunque rimasto fermo: oggi la provincia di Trento torna in zona arancione, come già lo è Bolzano dove sono in vigore misure più severe. In Friuli Venezia Giulia il governatore Massimiliano Fedriga avrebbe aperto anche agli sciatori amatoriali, a decorrere dal 19 febbraio e fino al 5 marzo, gli impianti nelle stazioni e nei comprensori sciistici. In Valle d’Aosta in via ufficiosa si parlava di giovedì 18 febbraio mentre in Emilia-Romagna la situazione non era ancora chiara, il presidente Stefano Bonaccini aveva peraltro detto qualche giorno fa di essere contrario alle riaperture.