Accoglienza, qualche idea?
Quando, da più parti, si invoca verso i profughi una politica che si orienti verso l’integrazione gli amministratori della res pubblica sono chiamati, volenti o nolenti, a una riflessione di metodo; ancor di più, inevitabilmente, se in palio c’è lo scranno del primo cittadino. Ieri, 14 aprile, all’Istituto per le scienze umane, i servizi e il turismo “Claudia de’ Medici” di Bolzano è andato in scena un confronto sul tema - promosso dalla Fondazione Langer (presente in sala Monika Weissensteiner) - fra alcuni candidati sindaco - pochi per la verità - e nello specifico: Renzo Caramaschi per la coalizione del centrosinistra, Mario Tagnin per quella del centrodestra con insieme la Lega, Norbert Lantschner (coalizione dei Verdi, Projekt Bozen e Rifondazione comunista), Franco Murano (Partito dei pensionati), Stefania Pulcini in rappresentanza di Elena Artioli (Lista omonima), Abdallah Chniouli al posto di Gennaccaro (Io sto con Bolzano) e Thomas Brancaglion per Vanja Zappetti (Lista I Love my Town).
Ad aprire il dibattito Gianfranco Schiavone membro dell’ASGI (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) il quale ha ricordato che secondo la legge nazionale i centri di prima accoglienza devono essere, per definizione, transitori e che il passo successivo è quello di inserire i richiedenti asilo in un sistema di accoglienza territoriale. “È grave che l’Alto Adige non aderisca al modello SPRAR”. L’esempio riportato da Schiavone è quello di Trieste - come Bolzano città di confine - dove il Comune ha deciso di gestire l’intero sistema di accoglienza - fra SPRAR ed extra SPRAR - sistemando la maggior parte dei richiedenti asilo in strutture e appartamenti dove queste persone vivono in totale autonomia, con il supporto di operatori sociali. “C’è bisogno di un progetto di inclusione sociale - afferma l’avvocato - siamo di fronte a un cambiamento epocale che sta avvenendo, in modo repentino, in tutte le nostre città come in Europa, ma anche l’esempio del Brennero dimostra che non abbiamo ancora gli strumenti culturali per affrontare questo stesso cambiamento”.
Tocca poi ai volontari di Binario 1 stilare un bilancio della situazione in Provincia a cui, come ormai noto, spetta, nel quadro del piano di distribuzione nazionale, lo 0,9% delle quote (il dato più basso d’Italia dopo la Val d’Aosta). Qualche numero: al momento sono poco più di 900 le persone accolte in Provincia, i centri di accoglienza a Bolzano possono ospitare fino a 200 richiedenti asilo mentre nei comuni più piccoli, dove il sistema funziona in modo migliore, possono trovare posto dalle 10 alle 50 persone. Restano tuttavia ancora fuori dalle maglie dell’accoglienza 240 richiedenti asilo - di cui 40 cosiddetti vulnerabili che hanno potuto contare su una sistemazione provvisoria - in “lista d’attesa” e dunque, di fatto, in strada.
Si susseguono poi i vari interventi dei candidati sindaco (o di chi ne fa le veci), alcuni propositivi, altri in stile “politically correct” e “pop”, secondo i dettami egemoni della propaganda elettorale. Il primo a dire la sua è Caramaschi: “Bolzano non può essere paragonata alle altre città italiane, qui siamo sempre in emergenza, il punto è che mancano le risorse e le competenze e non dobbiamo poi sottovalutare che l’aumento demografico si deve, negli ultimi tempi, solo al fattore migratorio. Il problema è ancora 'di mentalità', nostra e di chi arriva sul territorio”. E ancora: “La Provincia, che rivendica costantemente la sua autonomia decisionale, deve decidersi a decentrare l’accoglienza stabilendo una chiara modalità di intervento, è un’umanità ansimante quella con cui abbiamo a che fare e noi ansimiamo dietro a loro senza un’idea precisa di come agire”.
Secondo Chniouli “il vero nodo è il processo di integrazione e in questo il Comune ha un ruolo importante e deve potersi impegnare di più sul piano dell’accoglienza investendo anche denaro”. “Provo una profonda vergogna per come ci stiamo comportando di fronte a un tale disastro umano che ancora si tende a negare, dobbiamo affrontare questa sfida e farlo il più velocemente possibile in modo attivo e concreto”, sottolinea Lantschner che aggiunge: “Bolzano deve confrontarsi alla pari con la Provincia e il Comune deve poter giocare questa partita in concerto con associazioni e organizzazioni”. “I profughi - dice Pulcini - fanno parte di una categoria che definirei fragile, ma di cui fanno parte, non dobbiamo dimenticare, anche altre fasce 'deboli' come le donne, i bambini e i disoccupati, si potrebbe ad esempio fare rete in modo che anche gli stessi richiedenti asilo possano fare volontariato per aiutare queste persone”. Un’idea condivisa da Tagnin: ora che il Ministero del Lavoro ha esteso la tutela assicurativa per il volontariato anche ai richiedenti asilo - riferisce il candidato del centrodestra - “si possono dunque impegnare i migranti in lavori socialmente utili, limitando così il loro girovagare per le strade della città”. Brancaglion ricorda che per i prossimi 30 anni “avremmo a che fare con questo fenomeno e il Comune deve poter mettere a disposizione mezzi adeguati per l’accoglienza”. Si accoda anche Murano tirando in ballo la Provincia che “ha il dovere di mettere a disposizione più strutture per l’accoglienza”.
Un invito accolto dall’assessora Martha Stocker che in una nota fa sapere che, agli attuali circa 1000 posti già disponibili, dovranno essere reperiti a livello provinciale nel corso del 2016 ulteriori 700 posti per richiedenti asilo. Avendo ottenuto insufficienti feedback da parte delle comunità comprensoriali e dei comuni, nonostante numerosi solleciti per mettere a disposizione luoghi nei quali ospitare i richiedenti asilo, la Provincia - si legge nel testo - ha dovuto provvedere direttamente a reperire le strutture - principalmente di proprietà provinciale - nelle quali ospitare i profughi (almeno 30 persone per ogni struttura) assegnati dallo Stato. Un nuovo appello viene ora lanciato agli enti locali per trovare delle sistemazioni adeguate. “Le risposte dovrebbero pervenire entro la fine di aprile per poter quindi predisporre i passi successivi”, spiega Stocker. Esclusi dai calcoli - prosegue l’assessora - la città di Bolzano, che in proporzione alla popolazione residente accoglie già un numero significativamente maggiore di richiedenti asilo rispetto agli altri comuni, così come il Comprensorio dell’Alta Val d’Isarco (Wipptal), che quasi raggiunge la quota prevista e per il quale si deve tener conto della situazione al confine del Brennero. Verranno inoltre valutati immobili che nei mesi scorsi sono stati proposti o segnalati alla Ripartizione politiche sociali, anche da parte di privati.