Dallo scontro all’incontro
Il conflitto è una vicenda umana. È difficile evitarlo, ma è possibile gestirlo in modo costruttivo e riparativo. Una modalità efficace è la mediazione, che sta avendo sempre più consenso e diffusione.
La mediazione nasce storicamente in ambito penale, con l’obiettivo di uscire dall’ottica punitivo-repressiva della giustizia “tradizionale”, in cui spesso la vittima rimane sola nell’elaborazione di ciò che ha vissuto e la punizione ricevuta dal reo non rimargina davvero la sua sofferenza. Diversamente agisce la Giustizia Riparativa, attiva in Trentino-Alto Adige dal 2004 e che ha ora attivato degli sportelli di mediazione a Bressanone e a Merano. Definita dall’ONU come “un procedimento in cui la vittima e il reo e, laddove appropriato, ogni altro soggetto o comunità lesi da un reato, partecipano attivamente insieme alla risoluzione delle questioni emerse dall’illecito, generalmente con l’aiuto di un facilitatore”, la Giustizia Riparativa intende aiutare a riparare un danno che si è subito, ma soprattutto una relazione che si è interrotta a causa di un conflitto. A facilitare questo processo è la figura del*la mediatore*rice.
Sara Bassot, laureata in Sociologia e Psicologia e Counselor, ricopre questo ruolo per gli sportelli attivati sul territorio altoatesino e afferma che “la mediatrice non esprime una valutazione di ciò che è accaduto, ma sostiene il processo di riavvicinamento delle parti ed il fine non è solamente l’accordo trovato, ma proprio la ricerca stessa per raggiungerlo.” Durante le mediazioni entrambe le parti confliggenti esprimono spesso emozioni profonde che sono alla base dei comportamenti in oggetto. Compito della mediatrice è affiancare empaticamente, accogliendo e rispecchiando ciò che emerge, affinché venga visto e compreso da tutte le persone coinvolte nella disputa. La mediazione può essere penale (per esempio nel caso di un furto) o sociale (problemi di vicinato, fra colleghi, a scuola…). Nel primo caso si è in presenza di un reato già avvenuto e denunciato. Se il reo viene individuato riceve poi la giusta punizione secondo la legge, che a volte non è soddisfacente per chi ha subito il danno e non ha alcuna funzione trasformativa per l’autore. La mediazione penale permette alle due parti di incontrarsi, di elaborare il proprio vissuto e di riuscire a vedersi come persone nella loro interezza.
Confrontarsi con la parte con cui si ha un conflitto è faticoso, ma l’incontro e il dialogo in uno spazio protetto smuovono le fondamenta di una relazione e le danno ossigeno, così che questa possa tornare ad avere un terreno fertile su cui rinascere
“La persona offesa può esprimere il proprio stato d’animo e l’autore non viene più visto solo come un “colpevole”, ma come essere umano che ha compiuto un atto scorretto e ha ora la possibilità di vedere il danno causato negli occhi dell’altro*a”, spiega Bassot. La mediazione sociale, invece, svolge un ruolo di prevenzione e può avere luogo prima che un conflitto abbia rilevanza penale. Un processo di mediazione inizia generalmente con una richiesta da parte di una delle due parti coinvolte, che viene invitata a un colloquio individuale, riservato e confidenziale. Lo stesso avviene in un secondo momento con la controparte. “Se entrambe le parti sono disponibili, le si invita poi all’incontro di mediazione”, conclude la mediatrice. Secondo Bassot, se la Giustizia tradizionale viene spesso rappresentata come una spada, che giudica e separa, la Giustizia Riparativa svolge un lavoro paragonabile a quello dell’aratro, perché “confrontarsi con la parte con cui si ha un conflitto è faticoso, ma l’incontro e il dialogo in uno spazio protetto smuovono le fondamenta di una relazione e le danno ossigeno, così che questa possa tornare ad avere un terreno fertile su cui rinascere.”
Lo sportello di mediazione è già attivo sul territorio e può essere raggiunto tramite mail: [email protected] oppure telefonicamente allo 0471/322152.