Gesellschaft | Demografia

Gli immigrati salvano il bilancio

Secondo l'Istat l'Alto Adige è l'unica regione del Paese dove nel 2016 il numero di nati è stato più alto di quello dei morti
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Foto: Suedtirolfoto.com / Othmar Seehauser
L'Italia non riesce a "riprodursi", e solo l'Alto Adige e la presenza di nuovi cittadini migranti rendono il bilancio demografico nazionale meno negativo. Nel corso del 2016 - certifica l'Istat, che il 13 giugno ha presentato i dati aggiornati al 31 dicembre scorso - sono state registrati infatti 473.438 nascite e 615.261 decessi, con un saldo naturale (differenza tra nati e morti) negativo per 141.823 unità. Se considerassimo solo i residenti italiani, il deficit sarebbe anche più ampio, e pari a 204.675 unità.
La diminuzione dei residenti - quelli totali sono 60.589.445 persone - è però di appena 76.106 unità, ciò è dovuto all'aumento della popolazione straniera.
Unica eccezione di fronte a questo quadro è la provincia autonoma di Bolzano, che presenta un saldo naturale della popolazione complessiva positivo, pari a + 2,3 per mille (il dato medio nazionale è invece di -2,3 per mille, con punta di -7 per mille in Liguria). L'Alto Adige nel 2016 ha registrato il tasso di natalità più alto del Paese (10,4 ogni mille abitanti) e un tasso di mortalità inferiore di due punti rispetto alla media nazionale (8,1 ogni mille abitanti, invece di 10,1), ma nemmeno la nostra provincia può restare indifferente rispetto all'apporto garantito dai cittadini migranti all'economia e alla società italiana.
 
I dati più aggiornati elaborati dalla Fondazione Leone Moressa, che fanno riferimento al 2015, ci dicono che gli italiani in età lavorativa rappresentano il 63,2% della popolazione, mentre tra gli stranieri la quota raggiunge il 78,1%. I due grafici che pubblichiamo, e che abbiamo scaricato dal sito dell'Istat, ci dicono che anche nel territorio della Provincia autonoma di Bolzano l'età media per le due classi di cittadini sono diverse. Un esempio: lo 0,88% dei maschi italiani alto-atesini hanno 49 anni, che è l'età "più diffusa" tra gli uomini (nel 2015). Se andiamo a cercare lo stesso dato tra gli stranieri, troviamo che la maggioranza è l'1,21% di quanti hanno 34 anni.
 
 
Così i lavoratori stranieri, mediamente più giovani degli italiani, pagano contributi che garantiscono serene pensioni ai nostri anziani: secondo la Fondazione Moressa, nel 2014 i contributi previdenziali versati dagli stranieri occupati ha raggiunto quota 10,9 miliardi. "Ripartendo il volume complessivo per i redditi da pensioni medi -spiega il centro studi-, si può calcolare che i contributi dei lavoratori stranieri equivalgono a 640 mila pensioni italiane".