“Benno non è davvero pentito”
Si è aperta a ritmo di colpi di scena la prima udienza della Corte d’Assise d’appello chiamata ad esprimersi sul caso che vede imputato Benno Neumair, attualmente in carcere a Verona, condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio e l’occultamento del cadavere dei genitori Laura Perselli e Peter Neumair.
Poco prima dell’inizio del processo, è intervenuta la Polizia investigativa per uno zaino e un sacchetto di plastica sospetti ritrovati sulle scalinate del Tribunale, dove sarebbe stato rinvenuto anche del materiale infiammabile. Le Forze dell’Ordine hanno mantenuto il riserbo.
Rientrata l’emergenza, l’udienza è cominciata con la richiesta avanzata da Benno, attraverso una lettera pervenuta alle parti solamente il giorno prima, per l’ammissione a un programma di Giustizia riparativa, una novità del diritto processuale entrata in vigore a luglio, da portare avanti, per espressa volontà dell'imputato, con la sorella Madè e le zie.
Benno, difeso dagli avvocati di Flavio Moccia e Angelo Polo era assente dall’aula, così come Madè, assistita da Carlo Bertacchi che, con Elena Valenti, legale di Carla Perselli, hanno rappresentato le parti civili in aula. Gli unici famigliari presenti erano i fratelli di Peter Neumair, Gunther e Michaela che hanno assistito all’intera udienza, conclusasi verso le 17 con la lettura della decisione dei giudici, dopo circa tre ore di Camera di Consiglio.
Le altre richieste della difesa concernevano l’ammissione del rito abbreviato (rigettato in primo grado e fondato sull’interpretazione di una norma poco chiara), di effettuare una nuova risonanza magnetica dell’imputato al fine di approfondirne il difetto cerebrale dell’ippocampo (a cui la difesa punta ad appellarsi per richiamare l’incapacità o la semi incapacità di intendere e di volere), di ammettere agli atti del processo una memoria relativa all’interpretazione della precedente radiografia (respinta in primo grado) e la sollevazione del dubbio di legittimità di fronte alla Corte Costituzionale rispetto all’articolo del Codice Penale che prevede l’ergastolo in caso di omicidio commesso verso un ascendente (a parere della difesa discriminatorio in quanto non legato al contesto bensì a un pregiudizio di fondo).
“Questa è la tragedia del malato mentale: su Benno Neumair è stata costruita la figura del mostro” ha affermato Polo, leggendo alla Corte alcuni commenti ingiuriosi apparsi sui social media.
La Giuria popolare ha rigettato tutte le richieste della difesa, eccetto che per l’ammissione della memoria, contro il parere contrario della Procuratrice generale e delle parti civili ma che, a loro volta, non la ritengono determinante all’interno del processo.
“No al doppio fine della giustizia riparativa”
“Nessuno nega che Neumair sia colpevole, lui stesso lo confessa . Questo è un processo sulla pena ed è compito della difesa, tentare di abbassarla. Ma per farlo deve attenersi alle regole del processo”.
Lo ha detto in aula la procuratrice generale Donatella Marchesini, durante la requisitoria in cui ha chiesto alla Corte di rigettare – definendole infondate – le richieste avanzate dagli avvocati dell’imputato. Non ha espresso preclusioni sulla possibilità che Benno possa un giorno accedere, in accordo con le parti civili, a un percorso di giustizia riparativa, il quale può essere concesso a discrezione del giudice, anche in fase esecutiva, e potrà attuarsi solamente se tutte le parti sono concordi. Il fine, come ricordato dalla stessa procuratrice, non è lo sconto di pena, tuttavia, la conclusione di un percorso valutato positivamente può portare all’ottenimento di permessi e benefici.
Per quanto legittima nella sua formulazione, Marchesini ha sollevato perplessità sui tempi sospetti della richiesta, arrivata a meno di 24 ore dall’inizio dell'udienza, e sul rischio che possa intralciare la giustizia e la durata del processo: “La giustizia riparativa è un meccanismo nuovo e complesso che prevede una serie di incontri. Ricordo a me stessa che tra circa 180 giorni scade la custodia cautelare in carcere di Benno. Se entro quella data non riusciremo a concludere il processo allora potrà tornare in libertà. Se la richiesta è davvero genuina la potrà fare anche dopo e su questo, se le parti civili concordano, la procura non ha preclusioni. Resta la ferma contrarietà a una qualsiasi ipotesi di rinvio o sospensione del processo a causa della giustizia riparativa”.
Opposizione totale dalle parti civili, le cui tesi sono state accolte poi dalla Corte: “La nostra risposta non può che essere negativa – ha dichiarato Bertacchi alla stampa –. A giudizio della famiglia si tratta di una via alternativa per accedere a degli sconti di pena".
“La richiesta è arrivata ieri a meno di 24 ore dall’inizio del processo ha lasciato stupiti per la sua particolarità – ha aggiunto in aula Valenti –. Prima di arrivare qui c’è stato un lungo percorso. E non c’è mai stato nessun tentativo da parte di Benno di avvicinarsi alla famiglia. Lo Zio Gianni, ancora prima che venisse trovato il corpo di Laura, aveva inviato una lettera a Benno, per esortarlo a dire quella verità che la famiglia cercava disperatamente. Non c’è stato nessun tipo di contatto, nemmeno dopo la sentenza. La famiglia – è la conclusione delle parti civili – vuole sperare che un percorso psicologico possa portare Benno ad intraprendere un programma di giustizia riparativa, ma nel rispetto di un dolore che dopo tre anni è ancora presente e profondo”.
La prossima udienza è stata fissata il 27 ottobre.