Chronik | Tribunale di Bolzano

La denuncia due mesi prima dell’omicidio

Prosegue il processo contro Omer Cim, accusato del femminicidio della ex compagna Celine Frei Matzohl; lei lo aveva querelato per percosse e minacce: “Ero terrorizzata”.
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Foto: Seehauserfoto
  • Omer è sempre stata una persona gelosa e mi ha sempre detto che io gli devo dire la verità. Spesso mi prendeva il telefono per leggere i messaggi, ma nulla di più. […] Mentre stavamo andando in macchina verso Prato allo Stelvio, Omer ha fatto una scenata di gelosia perchè gli avevo raccontato che un giorno, quando ero in pausa dal lavoro, avevo bevuto un caffè con un mio collega e questo l'ha fatto arrabbiare molto. Omer ha accostato la macchina, mi ha tirato tre schiaffi sul viso e mi ha messo le mani sul collo. Dopo mi ha preso di mano il cellulare e l’ha sbattuto con forza sul cambio della macchina dicendo di averlo rotto. […] Mi ha detto: “Se io ti avessi voluta uccidere l’avrei fatto adesso”. Ero terrorizzata”. Queste sono le parole contenute nella querela con cui Celine Frei Matzohl ha denunciato il suo ex compagno Omer Cim. L’episodio a cui si riferiscono è avvenuto tra il 17 ed il 18 giugno, meno di due mesi prima dell’omicidio della giovane, per cui è imputato l’ex compagno Cim. Il giudice Stefan Tappeiner le ha lette oggi in aula durante un’udienza del processo a carico del ventottenne di origini turche, imputato dell’omicidio pluriaggravato della ex compagna, uccisa la sera del 12 agosto 2023 con lesioni da arma da taglio, trovata morta a Silandro nell’appartamento di Cim. 

  • Celine Frei Matzohl: Era cresciuta a Silandro, dove abitava con la madre. Foto: RAI
  • La lunga giornata di testimonianze è iniziata con l’audizione di alcune persone, amiche o conoscenti di Matzhol, che hanno raccontato il timore provato per la giovane dopo l’episodio di giugno e i tentativi di creare una rete di protezione in paese per aiutarla. Il marito di una collega della madre la accompagnava al lavoro, qualcun altro andava a prenderla, mentre le amiche cercavano di starle vicino. Tuttavia, il rapporto con Cim, seppur clandestino, è continuato fino al tragico 12 agosto.

    In aula sono stati ascoltati anche alcuni agenti del luogo, tutti a conoscenza della relazione problematica tra i due e della denuncia presentata da Matzhol, che però non ha portato all'adozione di nessuna misura di prevenzione nei confronti di Omer Cim. L'uomo è stato denunciato per i reati percosse e minacce aggravate, che non rientrano nel Codice Rosso e quindi, al momento della denuncia, non sono state misure cautelari come il divieto di avvicinamento alla persona offesa. Secondo varie testimonianze emerse in aula nell’ultimo mese, l’imputato si era appostato in macchina più volte davanti alla casa della vittima e, per mesi, aveva trascorso del tempo seduto al bar accanto al centro estetico frequentato dalla giovane.

    Nel pomeriggio è stato ascoltato anche Turri Andrea, il carabiniere che, assieme ad altri colleghi, ha inseguito e catturato Omer Cim a poche ore dal ritrovamento del cadavere di Matzhol. "Siamo entrati nel parcheggio di un comprensorio sciistico in alta Val Venosta ed abbiamo notato l’autovettura - ha raccontato Turri oggi in aula - Abbiamo riconosciuto Cim e gli abbiamo chiesto di sdraiarsi a terra, lui invece è salito sulla Ford fiesta azzurra. Ho esploso un colpo sul penumatico anteriore sinistro ma è comunque riuscito a partire, lo abbiamo inseguito, lui guidava in maniera spericolata". Dopo una serie di sorprassi l'uomo ha perso controllo della macchina che, dopo essersi capovolta, si è fermata sul fianco. Cim, dopo essersi ripreso, ha parlato con gli agenti ripetendo più volte: “Andate a Silandro, andate a vedere cosa ho fatto”. La prossima udienza in cui proseguiranno le testimonianze è prevista in Corte d'Assise a Bolzano per il 26 novembre.