Colpevole anche dopo prova contraria
C’è stato un grande affanno in questi giorni per minimizzare l’episodio che ha visto, suo malgrado, protagonista un giovane residente a Merano di origine nigeriana a cui sabato sera (12 marzo ) è stato impedito di salire sull’autobus che da Bolzano avrebbe dovuto condurlo a casa. La vicenda l’abbiamo raccontata. Sono le 23 passate e Wisdom attende con altre persone alla fermata di Via Longon. L’autobus arriva ma a lui si chiudono le porte in faccia. Chiede di salire su quello che credeva fosse l’ultimo autobus ma l’autista lo ignora. Allora il giovane si mette davanti il mezzo, fa vedere che ha tutto il diritto di salire perché ha con sè il suo Südtirol Pass, la sua mascherina FPP2 e la certificazione Anti Covid. Nel frattempo si fermano anche i passanti, increduli e tra loro c’è anche chi prende le sue difese attivamente. Ad arrivare è anche tuttavia un cospicuo numero di militari e poliziotti che trascinano via prima Wisdom e poi, in malo modo, chi al posto suo si mette di fronte all’autobus per impedirgli di andarsene senza il giovane escluso. All’autista è concesso poi di partire senza problemi, il giovane rimasto a piedi, viene immediatamente accerchiato e identificato dalle Forze dell’ordine, poco interessate a quanto questi avesse da dire. Chi è presente protesta, venendo a sua volta identificato e minacciato, ma finalmente i militari cominciano ad ascoltare Wisdom, si accorgono che è tutto in regola e lo invitano a sporgere denuncia, mentre con l’ultimo autobus riesce finalmente a rincasare senza problemi.
Garantismo selettivo
La notizia circola velocemente, viene ripresa da altri media, animando e deteriorando allo stesso tempo il dibattito che si costruisce attorno alla vicenda. Vengono riportate le dichiarazioni dei vertici di SASA e la posizione dell’autista: nessun episodio di razzismo, ma solo il corretto adempimento della procedura: l’autobus era già partito e Wisdom avrebbe provato a salire quando il mezzo era già per strada: il caso sembrerebbe dunque chiuso, l’autista uno scrupoloso osservatore delle regole che Wisdom (mostrato in volto da alcuni giornali senza remora e senza il suo consenso) avrebbe preteso infrangesse. Chi accusa è dunque in torto e parla strumentalmente di razzismo.
La realtà tuttavia è ben diversa, a partire dalla posizione di SASA stessa, che ha ascoltato sì la versione dell’autista coinvolto ma ha voluto visionare anche le immagini delle videocamere di sicurezza per assicurarsi che la versione corrispondesse.
Il razzismo non c’entra. Davvero?
Le immagini parlano chiaro. Il teatrino vacilla e la vicenda finisce per assomigliare sempre più a quella raccontata da Wisdom. La versione allora cambia, si parla di un banale e innocente errore dell’autista che non avrebbe visto quella persona in fila, a una fermata dell’autobus illuminata, vestita con una giacca verde e un cappello bianco, e che quindi sarebbe partito, mentre il giovane avrebbe avuto la prontezza di correre e mettersi davanti a quel gigantesco mezzo in movimento, sperando questa volta di essere visto. Un semplice errore, ribadisce SASA, che ha annunciato che prenderà provvedimenti - di cui ancora è ignota la natura - nei confronti dell’autista.
Ma il razzismo, quello no, non c’entra perché in SASA lavorano - quando non scioperano come spesso accade viste le precarie condizioni sindacali - autisti di 25 nazionalità diverse.
Forse l’autista, a cui lasciamo volentieri il beneficio del dubbio e la possibilità di far valere le proprie ragioni, ha agito davvero senza essere influenzato da alcun pregiudizio razzista.
Sarebbe comunque doveroso chiedersi se questo improvviso (e più che legittimo) spirito garantista nell’era mai tramontata della gogna pubblica sarebbe mai avvenuto a parti inverse, per esempio in mezzo alla caotica matassa degli episodi di cronaca riportati dai media, cuciti esclusivamente sui bollettini rilasciati dalle questure e dalle caserme cittadine, spesso pubblicati a loro volta integralmente, senza modifiche e approfondimento alcuno.
Forse non sarà stato l’autista ad essere razzista, ma a noi farebbe comunque bene interrogarsi su come le forze dell’ordine agiscono nel mantenimento del cosiddetto ordine pubblico, se un ragazzo che chiede di salire su un autobus necessiti davvero di essere accerchiato e trascinato da interi plotoni di militari per farlo desistere.
Forse Wisdom è stato davvero vittima di un semplice errore. Ma varrebbe la pena chiedersi perché, nonostante questo, nessuno abbia ancora sentito la necessità di chiedergli scusa.
In diesem Zusammenhang der
In diesem Zusammenhang der Rassismus-Diskussion verweise ich auf einen Kommentar "Ein Grund zur Hoffnung" von Ulrich Ladurner in der FF/ No. 10: https://www.ff-bz.com/politik-wirtschaft/politik/2022-10/ein-grund-zur-…
Darin lädt Ladurner ein, die ganze Angelegenheit zu differenzieren: Flüchtling oder Migrant; Europäer und Christ oder von einem anderen Kontinent und möglicherweise Moslem oder mit dunkler Hautfarbe. In diesem Zusammenhang warnt er vor einer zu schnellen Rassismus-Beschuldigung. Wirklich lesenswert! Lädt zum reflektieren ein.