La fantascienza quotidiana
Sabato, 18 maggio alle ore 15.30 si rinnova l’appuntamento con i TED Talks a Bolzano. Fra gli speaker c’è il Gabriele Compostella, laureato in Fisica teorica all’Università di Padova, un dottorato in Fisica delle particelle a Trento, poi vari anni in importanti centri di ricerca come il Max Planck Institut a Monaco e il CERN, in Svizzera. Ai TED Talks parlerà dell’Artificial Intelligence, delle sfide e opportunità che ci pone lo sviluppo di queste tecnologie, dello stato attuale della ricerca, e di quale possa essere in futuro l’uso consapevole ed etico delle tecnologie di intelligenza artificiale.
Salto.bz lo ha intervistato.
salto.bz: Gabriele Compostella, dopo 10 anni di ricerca nella fisica delle particelle ora lavora come data scientist nell’industria automobilistica. C’è stato un momento preciso in cui ha deciso di passare dall’altra parte, alla scienza applicata?
Gabriele Compostella: Ci sono state due cose che mi hanno convinto che era arrivato il momento di cambiare, di provare ad applicarmi ad altri temi: nella ricerca scientifica ci si focalizza sul creare quel piccolo pezzo di conoscenza che finora non c’era. È un ciclo di „produzione di conoscenza“ molto lungo e complesso, che ha come obbiettivo il perfezionamento del sapere scientifico. Dopo tanti anni mi è venuta voglia di applicare le mie competenze in qualcosa di più tangibile e concreto, qualcosa che avesse delle ricadute più dirette sulla vita delle persone. Il secondo aspetto che mi ha spinto a cambiare ambito è stata – paradossalmente - la scoperta del Bosone di Higgs nel 2012. Da una parte è stato un grandissimo successo scientifico a cui ho collaborato con il team di ATLAS al CERN, insieme a 2.000 persone. Dall’altra parte per noi fisici il Bosone di Higgs è stato quasi una piccola delusione, perché avevamo sperato di scoprire qualcosa di diverso. Il Bosone di Higgs si sapeva già che sarebbe potuto essere lì, faceva parte della teoria che spiega l’interazione delle particelle fin dagli anni 60. Noi invece speravamo che si scoprisse qualcosa di inaspettato, in modo da cominciare a costruire nuove teorie, nuovi esperimenti. Alla fine abbiamo confermato una parte della fisica che già sapevamo ed ora è diventato molto difficile cercare qualcosa di nuovo perché non si sa esattamente in che direzione muoversi.
Sono abbastanza fiducioso che in un futuro prossimo avremo delle auto che si guidano da sole
La differenza fra machine learning e artificial intelligence spiegata a un bambino?
Questi due termini sono spesso usati insieme ma riguardano due aspetti diversi della tecnologia. Artificial Intelligence (AI) è un termine che indica un sistema automatico che percepisce il proprio ambiente ed è in grado di prendere decisioni „intelligenti“ per raggiungere un determinato obiettivo. Si distingue fra intelligenza artificiale „debole“ e intelligenza artificiale „generale“. Un esempio di intelligenza artificiale „debole“ è un software che gioca a scacchi e prende delle decisioni per vincere il gioco. Invece l’intelligenza artificiale „generale“ è un sistema automatico che simula l’intelligenza umana. Un computer che risponde talmente bene alle domande, che l’interlocutore dall’altra parte non si renda conto che si tratta di una macchina e non di una persona. Che supera cioè il cosiddetto test di Turing.
Machine Learning invece è una cosa differente. È una serie di algoritmi che insegnano a un computer come si prendono delle decisioni basate sui dati. Anziché dover programmare un computer con le istruzioni di come decidere in determinate situazioni, gli mostro una serie di dati e gli dico che in questi dati c’è la risposta per prendere la decisione giusta. Un esempio semplice è il riconoscimento dei volti nelle immagini. Invece di programmare passo per passo un computer per spiegargli come si riconosce un volto dentro a un’immagine, con le tecniche di Machine Learning gli mostro centinaia di migliaia di immagini, dicendogli: in questa immagine c’è un volto, in quest’altra immagine no. Con questo processo di training, il software come le reti neurali si adatta e impara da solo le distinzioni. Se poi in seguito gli mostro delle nuove immagini, lui sarà capace di distinguere da solo. Questo è il Machine Learning ed è una cosa che si usa già per tantissime applicazioni: il riconoscimento del volto, l’analisi automatica di un testo, oppure i risultati proposti dai motori di ricerca o i suggerimenti per gli acquisti online in base a una determinata tipologia di utente.
Ricerca AI e robotica: quanti anni mancano a una nuova scoperta che cambi veramente il nostro modo di vivere e lavorare, così come accadde a suo tempo con l’invenzione del computer o di internet?
È difficile fare delle previsioni precise però ci sono delle tendenze i cui risultati penso possano mostrarsi già nelle prossime decine di anni. Dal mio personale punto di vista una di queste tendenze sicuramente è l’auto a guida autonoma. In questo campo ci sono grandissimi investimenti e tante aziende stanno facendo ricerca contemporaneamente. Ci sono già stati notevoli avanzamenti tecnologici, quindi sono abbastanza fiducioso che in un futuro prossimo avremo delle auto che si guidano da sole. Questo è però molto complicato dal punto di vista ingegneristico e computazionale, per via delle innumerevoli situazioni e decisioni che un’auto dovrebbe affrontare in maniera autonoma nell’uso quotidiano. Noi guidando prendiamo migliaia di decisioni al secondo, e grazie all’intuito e all’intelligenza riusciamo a prendere la decisione giusta anche in situazioni completamente nuove. Codificare tutto questo in un software è estremamente complicato. Poi, oltre a questa parte di software, bisogna ancora trovare molte soluzioni nella parte ingegneristica: è necessario sviluppare gli strumenti giusti affinché la macchina possa percepire in maniera corretta l’ambiente intorno a sé.
Sono convinto che una macchina a guida autonoma avrebbe un grandissimo impatto sul nostro modo di vivere quotidiano: un’auto che si guida da sola, che va da sola a farsi riparare, un’auto condivisa che ci porta a destinazione, come un taxi autonomo. A questo punto la macchina si trasformerebbe da oggetto di proprietà a servizio comune di mobilità, utilizzabile da tutti, a prescindere dall’età, a prescindere da un eventuale handicap ecc.. Inoltre con una macchina del genere cambierebbero completamente le città: centri cittadini senza auto parcheggiate, perché l’auto a guida autonoma ci porta dove dobbiamo andare e poi si parcheggia da sola in un posto apposito in periferia. Potremmo riappropriarci dello spazio urbano che in questo momento è utilizzato come spazio di stoccaggio per le auto. Se poi queste auto autonome per la mobilità condivisa avessero anche il motore elettrico, ridurremmo veramente moltissimo i problemi di inquinamento dell’aria nelle città.
Trovo positivo che i giovani si diano da fare per riportare questi grandi temi dell’ambiente al centro del dibattito politico, che abbiano dimostrato di volersi riappropriare di uno spazio pubblico per rivendicare le proprie idee e chiedere misure che determineranno il loro futuro
Al di là della mobilità condivisa, l’auto elettrica è veramente la soluzione giusta per l’ambiente o bisogna inventarsi qualcos’altro perché la produzione delle batterie e dell’elettricità necessaria per caricarle sono troppo inquinanti?
Penso che l’auto elettrica ci sarà comunque, è un cambiamento che sta già avvenendo e non solo nel segmento auto di lusso, perché negli ultimi tempi ci sono sempre più modelli di auto elettriche a portata di tutti. Se questa poi sia o no la soluzione giusta per la mobilità personale, non lo so. Mi aspetto però che in futuro dovremo ripensare la mobilità nelle città. Ci orientiamo verso città che diventano sempre più metropoli, dove accentriamo servizi, uffici e dove aumenta costantemente il numero di persone. Bisognerà muoversi verso una mobilità integrata, prendendo esempio anche dalle città nordiche, dove la bicicletta è una parte importantissima della mobilità cittadina.
Per quanto riguarda l’aspetto dell’inquinamento, la risposta è: sì, molti studi dimostrano che l’auto elettrica ridurrà moltissimo l’inquinamento globale, ma non può essere l’unico cambiamento che adottiamo per affrontare questo problema. Bisogna rivedere tutto il nostro modo di vivere per ridurre l’impatto ambientale e lasciare alle nuove generazioni un mondo vivibile.
A proposito di impatto ambientale e future generazioni: cosa ne pensa dei „Fridays for Future“?
Mi hanno sorpreso molto positivamente! Forse sto diventando vecchio, perché devo ammettere che avevo sottovalutato „i giovani d’oggi“. Mi ero un po’ adagiato sull’idea che le nuove generazioni fossero poco interessate alla politica e più portate a pensare ai propri piccoli individualismi. E poi invece c’è stata l’esplosione di partecipazione che ho visto qui in Germania. Trovo positivo che i giovani si diano da fare per riportare questi grandi temi dell’ambiente al centro del dibattito politico, che abbiano dimostrato di volersi riappropriare di uno spazio pubblico per rivendicare le proprie idee e chiedere misure che determineranno il loro futuro. Sono molto felice di aver visto questa trasformazione. Spero che questo movimento di protesta si trasformi anche in un coinvolgimento attivo di questi ragazzi nella politica. L’unica cosa che mi ha deluso è vedere che nella narrazione mediatica degli eventi si è dato troppo spazio alle discussioni sulla figura di Greta Thunberg, invece di concentrarsi sui temi veri e propri del movimento che ha lanciato.