Questa è stata la mia prima estate con ben tre adolescentə in casa. Tre ragazzə che si affacciano all’età adulta, le loro amiche e amici, notevoli ormoni e profumi indefinibili. E, inevitabilmente, numerose occasioni per tematizzare quegli strumenti che consentono loro di muoversi nel mondo in autonomia senza perdere d’occhio la propria tutela.
E qui si apre una parentesi sulla differenza sostanziale fra ragazze e ragazzi. Con gli ultimi c’è soprattutto un grande lavoro sul rispetto dei propri spazi e quelli degli altri, sulla lettura di dinamiche di gruppo, sul confine sottile fra trasgressione e abuso di sostanze. Con la ragazza a tutto questo si aggiunge un aspetto di “tutela da predatori”. Non trovo un termine che descriva meglio il rischio che una ragazza corre ogni volta che mette piede fuori casa. E non per il degrado tanto in voga soprattutto mediaticamente negli ultimi mesi e consolidato da numerose segnalazioni da parte di politici e istituzioni. Piuttosto, per i concittadini di genere maschile assolutamente “normali”, per i ragazzi della porta accanto o per i rispettabilissimi giovani nei luoghi di aggregazione. Nel 2024 mi trovo a identificare e consolidare con mia figlia le stesse misure di autodifesa che adottavo io negli anni Novanta: restare sempre in un gruppo di pari, meglio se almeno tre, meglio se ragazze. Non appartarsi con un ragazzo senza aver dato indicazioni precise a persone di fiducia. Mai perdere di vista la propria bevanda, mai perdere di vista la propria lucidità. Frequentare un corso di autodifesa e visualizzare potenziali pericoli per evitare l’effetto freezing. Mettere la propria sicurezza al primo posto, ancora prima della paura di giudizio per la propria condotta, prima dell’orgoglio legato alla propria autonomia, prima delle pressioni che vengono dal gruppo di pari.
Eppure, quest’estate ci ha insegnato che tutte queste precauzioni non bastano. Nel nostro piccolo mondo di provincia abbiamo osservato tutto ciò che succede in quello grande. A partire dalle gare fra adolescenti su chi se ne fa di più in una sola serata per alimentare la propria (scarsa) autostima, passando per veri e propri abusi che più o meno consapevolmente ignorano il consenso dell’altra persona, fino ad arrivare a raccapriccianti violenze sessuali. Che poi, a ben pensare, non parliamo affatto di fenomeni distinti, ma dei due estremi della stessa oggettificazione della donna e dell’esercizio di potere dell’uomo o giovane maschio.
Il vero cambiamento arriva dai figli maschi e dall’esempio delle figure di riferimento maschili nella loro vita.
In 30 anni, ahimè, poco è cambiato. Io mi tutelo oggi come allora, mia figlia sta imparando a farlo. Sul cambiamento epocale lavoro con i miei figli, perché questo ho imparato: il vero cambiamento arriva dai figli maschi e dall’esempio delle figure di riferimento maschili nella loro vita. È proprio a queste che faccio appello: Don’t protect your daughter, educate your son!