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Olimpiadi 2026: davvero un sogno?

Nell'ultima giornata del Festival dello Sport l'evento sulle future olimpiadi invernali diventa l'ennesimo spot dei giochi, in attesa dell'apertura di Milano-Cortina 2026
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Foto: salto
  • Mentre i lavori su piste e strutture per le Olimpiadi di Milano Cortina 2026 cercano di andare avanti tra continui ritardi, non si ferma la campagna di promozione dei giochi. Come già avvenuto nelle edizioni precedenti del Festival dello Sport a Trento, diversi sono stati gli interventi e i panel sull’argomento, fino alla conferenza conclusiva di domenica 15 ottobre, intitolata Milano-Cortina 2026: Sogno olimpico. 

    Dopo la conferenza del 2022, dedicata alla partecipazione femminile nella compagine organizzativa dei giochi, quest’anno a rispondere alle domande del giornalista della Gazzetta dello Sport Valerio Piccioni si sono alternati diversi atleti di sport invernali, a partire da Carolina Kostner, diventata ormai una leggenda del pattinaggio di figura su ghiaccio, a Simone Deromedis, campione del mondo ski cross, Marco Fabbri e Charlene Guignard, pattinatori artistici e danzatori su ghiaccio, fino alle nuove promesse Serena Pergher, campionessa mondiale juniores di pattinaggio di velocità, Beatrice Sola e Florian Schieder, sciatori nati e cresciuti in Trentino-Alto Adige.

  • Stelle sul ghiaccio: Carolina Kostner, diventata ormai una leggenda del pattinaggio di figura su ghiaccio, Marco Fabbri e Charlene Guignard, pattinatori artistici e danzatori su ghiaccio, Serena Pergher, campionessa mondiale juniores di pattinaggio di velocità. Foto: salto
  • Il focus si è concentrato soprattutto sulle opportunità uniche che le olimpiadi riescono a fornire agli atleti, non solo in termini di possibili buoni risultati, ma anche come partecipazione ad un evento che riesce ad unire campioni e fan attraverso il tifo. Nonostante la retorica latente delle interviste, legata soprattutto ad una visione stereotipata dell’atleta e dei tifosi, i vari sportivi hanno saputo restituire un’immagine abbastanza concreta del difficile lavoro di preparazione e dell’ambivalente rapporto con le aspettative, capaci di diventare spinta verso il miglioramento ma anche pressione e stress. Gli sportivi intervenuti, infatti, hanno saputo stemperare il tono generale del Festival, impegnato a celebrare una visione decisamente patinata delle varie discipline, in un eccesso di falsa positività, relegando le questioni spinose a pochi minuti isolati, toccate con particolare fugacità. Sebbene in più di un’occasione, non solo in Italia, in molti si chiedano quanto le olimpiadi siano costose in termini di sostenibilità ambientale, soprattutto nel caso dei giochi invernali, il tema sembra non avere presa in una presentazione volta a cercare di mantenere alta l’attenzione sulle future olimpiadi, nelle quali tanto si è investito e tanto si continua ad investire. 

     

    Nulla di sorprendente, quindi, in questa ennesima conferenza celebrativa, nella quale il grande numero di ospiti ha permesso che l’intero panel  si mantenesse in superficie

     

    Nulla di sorprendente, quindi, in questa ennesima conferenza celebrativa, nella quale il grande numero di ospiti ha permesso che l’intero panel  si mantenesse in superficie, in un’ora di domande banali, oscillanti tra il piacione e l’insipido. Raramente il Festival dello Sport ha saputo portare alla luce alcune delle problematiche dello sport o ad esso connesse, diventando soprattutto una passerella di nuove e vecchie glorie, celebrate, giustamente, per i loro meriti sul campo, ma con l’avvicinarsi della data del 2026, in un territorio vocato agli sport di montagna e vicino ai luoghi delle future olimpiadi sarebbe stato interessante ascoltare qualche perplessità sui giochi olimpici, diventati ormai quasi sempre insostenibili in termini economici ed ambientali.