Red Land: “Non capiamo la polemica”
È trascorsa una settimana dal Giorno del Ricordo, e le modalità di celebrazione delle istituzioni altoatesine continuano a far discutere.
Alla gaffe più clamorosa dell’assessore della Lega Massimo Bessone, si aggiungono altre narrazioni, definite a più riprese, fuorvianti e storicamente scorrette delle vicende che hanno interessato la zona dell’Alto Adriatico durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il Sindaco di Laives Christian Bianchi pubblica il 9 febbraio un video di nove minuti che sin dai primi secondi parla di “pulizia etnica perpetrata dagli slavi che non può essere definito massacro di guerra perché avvenuto a guerra terminata”. Peccato che la data presa in considerazione sia l'8 settembre 1943, ben tre anni e mezzo prima del trattato di pace firmato a Parigi che sancisce, almeno formalmente, il termine delle ostilità. La data coincide invece con il proclama dell’Armistizio di Cassibile, con Badoglio che si arrende agli alleati per fuggire a Brindisi con il re e che ha lasciato l’Italia e il suo esercito allo sbando, in preda all’invasione e alle rappresaglie naziste che si susseguirono poco dopo.
Il primo cittadino di Bolzano Renzo Caramaschi posando davanti alla lapide dedicata a Norma Cossetto il 10 febbraio ha dichiarato: “Oggi si ricorda la tragedia delle foibe, dove uno Stato alle idee ha contrapposto un'ideologia e poi una dittatura. E quando ad una dittatura che già di per sé è negazione delle libertà democratiche, si sovrappone l'odio e la pulizia etnica per rendere omogeneo il tutto, nella mentalità, nella lingua nel pensiero nelle istituzione significa negare la dignità dell'uomo”. Dichiarazioni simili a quelle che all’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sono costate un incidente diplomatico con la Croazia.
L’amministrazione (commissariata) di Merano ha invece pubblicizzato, e appositamente noleggiato, sul proprio sito istituzionale la visione di “Red Land - Rosso Istria”, un film discutibile bocciato da diversi storici e da numerose organizzazioni e definito al limite della propaganda nazifascista, nonché flop al botteghino.
La complessità delle vicende che hanno coinvolto il confine orientale è stata già ampiamente spiegata anche da salto.bz, come sono state facilmente smontate da numerosi storici fra cui Raoul Pupo (ospite lo scorso anno a Bolzano proprio in occasione del Giorno del Ricordo) le tesi che contemplano una qualsiasi opera di pulizia etnica ai danni della popolazione italiana residente in Istria e Dalmazia.
“Una kolossale foiba nell’acqua”
L’ufficio di Merano difende la propria decisione in merito alla promozione di Red Land: “Non capiamo queste polemiche inutili - afferma Elisabetta Rizzi della ripartizione Cultura -. Abbiamo visto questo film, che è stato presentato in diversi comuni italiani. Abbiamo guardato le recensioni del sito di MyMovies e dicono che rappresenta con equilibrio la sensazione di smarrimento dell’8 settembre delle varie parti in causa. Ovviamente - continua Rizzi - è un film, un’opera di fantasia non un’enciclopedia, ma non lo definiamo un’opera di propaganda nazifascista. Noi ci siamo sentiti rassicurati dai patrocini elargiti dalle istituzioni e dalle critiche positive che abbiamo letto sul sito. Riconosco che è un tema delicato e che se si vuole fare speculazione politica la si può fare”.
Una delle più puntuali e meticolose analisi del film Red Land deriva dal collettivo Nicoletta Bourbaki, gruppo di lavoro sul revisionismo storiografico in rete, sulle false notizie a tema storico e sulle ideologie neofasciste. Nella prima parte della serie “Gli incontrollati fantasy su Norma Cossetto” vengono spiegati minuziosamente i contenuti e i retroscena del film, definito già nel titolo “una kolossale foiba nell’acqua”, compreso l’aspetto delle recensioni di MyMovies citate da Rizzi.
Red Land è il primo film dopo Bengasi di Augusto Genina del 1942 in cui si mostrano le truppe di Hitler arrivare a fare giustizia e ristabilire l’ordine, in un contesto in cui i fascisti sono le vittime soggiogate da barbari slavi senza scrupoli e accecati dall’odio anti italiano. Il gruppo di lavoro Nicoletta Bourbaki pone l’accento sulla ricostruzione e sulla falsificazione storica del periodo in cui si svolge la trama, in un’ottica di “olocaustizzazione del Giorno del Ricordo” e ispirata (ma più largamente inventata) alla vicenda che ha visto protagonista Norma Cossetto, figura ricostruita dagli storici e di cui “si sa allo stesso tempo pochissimo e troppo. Pochissimi i dati certi, troppe le dicerie. Dicerie che non dicono quasi niente sulla sua storia, ma molto su chi le ha raccontate e sui momenti storici in cui sono state diffuse”.