Il consumismo distrugge il pianeta
Non è solo una sensazione, così vanno ormai le cose nel nostro modello economico basato sul consumo. Le aziende spesso legittimano il loro operato con la domanda di beni di consumo a buon mercato. A loro dire i consumatori preferirebbero quindi acquistare prodotti a prezzi contenuti, anche se più spesso, invece di quelli più costosi, ma con una durata maggiore. La strategia usata è relativamente semplice. Basta non fornire informazioni oggettive, chiare e trasparenti sulla qualità dei prodotti e il consumatore preferisce ovviamente quelli meno costosi. Per tenere in piedi questo meccanismo dell'usa e getta basta inserire una parte facilmente usurabile, come una ruota dentata in plastica, all'interno del prodotto. Nessuno può neppure escludere che questo sistema non venga usato anche per i beni più costosi, aumentando così la confusione negli acquirenti.
Ovviamente ci sono aziende che progettano prodotti di alta qualità. Ma nel marasma generale è difficile capire se siano veramente di qualità perché il termine “lunga durata” è inflazionato nel marketing. In realtà si sta facendo poco o nulla in direzione “sostenibilità”. L'effetto a lungo termine è di norma un calo delle vendite per le aziende che producono in modo sostenibile, mentre i concorrenti aumentano il giro d'affari grazie alla riduzione della durata di vita dei loro prodotti. Per un'azienda per sopravvivere nel libero mercato le scelte sono allora quasi obbligate. Il meccanismo dell'obsolescenza pianificata non si limita però ai soli prodotti elettronici. In letteratura sono descritti ulteriori meccanismi che si distinguono tra obsolescenza funzionale e obsolescenza psicologica.
Così la "data di scadenza" degli alimenti, spesso non è soggetta a criteri scientifici, o almeno non li conosciamo. I rapidi cambiamenti nella moda o il design delle automobili in continua evoluzione fanno parte dell'obsolescenza pianificata. In questo caso le aziende utilizzano procedure psicologiche per creare bisogni e invogliare il consumatore a buttare i prodotti, anche se spesso perfettamente funzionali. Un abito raramente si rovina in una sola stagione.
Il ruolo della pubblicità, alla quale siamo esposti quotidianamente, è fondamentale. Fin da bambini siamo “indottrinati” a consumare e possedere sempre di più, tanto che molti danno per scontato che questo è quasi un pezzo della nostra cultura. In realtà può essere attribuito a una pubblicità psicologicamente molto efficace, che crea artificiosamente sempre nuovi bisogni.
Se è vero da un lato che l'obsolescenza pianificata garantisce la crescita economica e salvaguarda innumerevoli posti di lavoro, è ovvio che questo sistema non può essere mantenuto ancora a lungo. L'economia dell'usa e getta provoca cambiamenti climatici, incentiva il consumo di materie prime e di altre risorse, e produce l'inquinamento ambientale, ad esempio attraverso plastiche, prodotti chimici ed altro. Questo mette a rischio le basi stesse della nostra vita, anche perché i nostri rifiuti finiscono spesso in Paesi con bassi standard ambientali e dove la povertà induce le persone a estrapolare le ultime materie prime attraverso processi altamente tossici. La mancanza di trasparenza e l'abbondanza di prodotti a basso costo rende difficile una scelta oculata verso prodotti di alta qualità. Siamo sostanzialmente di fronte a meccanismi che costringono le aziende a lasciare che i loro prodotti si rompano artificialmente per riuscire a sopravvivere sui mercati.
Come individuo si può ovviamente comprare di meno e far riparare i prodotti difettosi invece di cambiarli. Quello che sembra facile può invece essere un problema. Spesso i prodotti sono costruiti volutamente in maniera tale da non permettere una riparazione se non a costi elevati. Difficile o quasi impossibile cambiare una batteria ai cellulari, a volte infatti aprendo l'apparecchio questo si rompe. Altre volte dopo poco tempo non si trovano più i pezzi di ricambio o si trovano solo da fornitori scelti che devono applicare il prezzo imposto dal produttore. Su alcuni di questi aspetti il legislatore può intervenire con rapidità. L'economista Christian Felber propone di integrare gli impatti sociali e ambientali dell'attività economica nel prezzo dei prodotti e dei servizi attraverso la tassazione, mentre i prodotti sostenibili vanno detassati o addirittura sovvenzionati. L'aumento del periodo di garanzia legale, l'inversione dell'obbligo della prova, nonché l'imposizione alle imprese di garantire per un periodo minimo i pezzi di ricambio per i loro prodotti, potrebbero essere alcune delle misure legislative immediatamente attuabili per limitare il problema dell'obsolescenza pianificata. Oltre ai vantaggi per l'ambiente e al risparmio di materie prime ci sarebbe un innegabile vantaggio economico per il singolo che potrebbe contare su prodotti più duraturi. Ma l'unico modo efficace per combattere questo fenomeno è quello di domare il "capitalismo predatorio" e nella legislazione anteporre alla logica del profitto privato lo sviluppo sostenibile.