Politik | Astensionismo

Votare a Pentecoste

Ballottaggi: a complicare la vita dei candidati sindaco c'è la tradizione che indica il "Pfingstmontag" quale prima occasione di vacanza dal sapore estivo.

Per la cristianità  la festa di Pentecoste celebra la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli. Nel mondo tedesco, Alto Adige compreso, è però anche il momento dell'anno nel quale si pregusta un anticipo delle vacanze estive. Piccoli viaggi, approfittando anche del lunedì festivo, e, se stagione e temperatura lo consentono, persino il primo bagno in mare o al lago. Questo mix di fede e turismo rischia di essere, quest'anno, uno dei fattori determinanti dell'andamento dei ballottaggi per le elezioni comunali a Bolzano, Merano e Laives. Salvo avverse condizioni metereologiche, c'è da credere che gli altoatesini non rinunceranno facilmente ai loro progetti vacanzieri, con prevedibili conseguenze sull'andamento delle affluenza al voto, già precario al primo turno.

L'ultima volta che si andò al ballottaggio a Bolzano per l'elezione del sindaco fu nel maggio del 2005, con il testa a testa tra l'uscente Giovanni Salghetti e lo sfidante Giovanni Benussi. Non era la domenica di Pentecoste ed allora andò a votare oltre il 66% degli aventi diritto, con Benussi che si affermò per un soffio, non riuscendo poi a formare la giunta per mancanza di "truppe consiliari". Questa volta si è facili profeti nell'ipotizzare che l'afflusso alle urne sarà di gran lunga inferiore, minore probabilmente anche rispetto a quello già basso del primo turno. Non è solo una questione di coincidenza con il ponte festivo. È il clima generale che non stimola certamente gli elettori a restare a casa per deporre la scheda nell'urna.

La battaglia tra i due contendenti rimasti in campo, l'attuale sindaco Luigi Spagnolli e lo sfidante di destra Alessandro Urzì avviene in un clima di grande incertezza dove pare prevalere il tentativo di perdere meno consensi possibile più che di guadagnarne. Se Urzì si era illuso che il ruolo di sfidante ufficiale gli avrebbe fatto recuperare consensi dalle altre frazioni del centrodestra che avevano fieramente marciato divisi al primo turno, ha già capito che l'aria che tira è ben diversa. I vecchi odii e le antiche diffidenze fanno premio su qualunque appello all'unità, ad onta delle raccomandazioni che arrivano da Roma. La vera vincitrice di queste elezioni, la Lega, resta in disparte per non compromettersi in vista del confronto vero, quello che inizierà all'indomani del ballottaggio.

Verso il partito di Salvini guarda con interesse una parte non secondaria della Suedtiroler Volkspartei, decisa a non ripetere a tutti i costi l'esperienza di 10 anni di governo assieme ai verdi e alle altre componenti della sinistra. Il Carroccio, con le sue posizioni filo secessioniste e comunque di provata fede autonomistica, sarebbe un interlocutore ideale. Che nell'aria vi sia qualcosa di più di una corrispondenza d'amorosi sensi lo testimonia il fatto che lo stesso Spagnolli dopo aver rivendicato la volontà di non avviare discorsi politici sul futuro prima del ballottaggio, ha sentito il bisogno di precisare che la sua posizione di uomo di centro sinistra e quindi l'assoluta incompatibilità con quello che la Lega rappresenta restano indiscutibili.
Tutte queste manovre più o meno sotterranee fanno crescere il nervosismo anche nell'area di sinistra che misura al proprio interno le differenze tra soggetti più "duri" e interlocutori più possibilisti rispetto ad un ritorno in maggioranza.

Si va dunque verso le elezioni di Pentecoste in un clima di scarso entusiasmo, nella convinzione, tra l'altro, che il ballottaggio sarà solo la mossa di apertura di una partita a scacchi complessa e difficilissima, quella della formazione di una maggioranza politica, dall'esito finale ancora incertissimo.