Un aiuto per nidificanti (e agricoltori)
La zona della landa di Malles - uno dei conoidi più grandi delle Alpi compreso fra Glorenza e San Valentino alla Muta, in Alta Val Venosta - per via delle sue estese superfici a prato coltivate ancora in parte in maniera ancora poco intensiva, diventano - come dimostrato da studi scientifici di portata nazionale - dal punto di vista ornitologico di un’importanza fondamentale per gli uccelli che nidificano a terra. Un ecosistema preziosissimo composto perlopiù da allodole (Alauda arvensis), stiaccini (Saxicola rubetra) ma anche dalle ormai rarissime quaglie (Coturnix coturnix) e re di quaglie (Crex crex) che nidificano per un'area che si estende all'incirca per un migliaio di ettari.
Questi sfortunati uccelli, così come le loro covate, vengono messi a repentaglio dalla falciatura estiva dei prati, che coincide spesso proprio con il periodo di nidificazione. Il progetto "Uccelli che nidificano nella landa di Malles", che ha coinvolto esperti di ornitologia locale, il Comune di Malles e gli agricoltori della zona, è stato così introdotto con la seduta provinciale dello scorso 20 aprile con il presupposto di porre sotto tutela l'avifauna sempre più a rischio, introducendo alcune misure che invitano perlopiù gli agricoltori a non intraprendere uno sfalcio troppo anticipato – ossia fra fine giugno e inizio luglio a seconda dell'altitudine - proprio per proteggere le covate dei nidificanti.
Al fine di tutelare la produzione di foraggio e gli interessi economici degli agricoltori, oltre all'adesione facoltativa la Giunta provinciale ha altresì stabilito una serie di incentivi economici per gli agricoltori proprietari di coltivazioni che aderiscono al progetto.
Quest'anno sono 71 le aziende che hanno fatto domanda di concessione e di liquidazione dei contributi per un totale di 162 ettari di prato, tuttavia, nel corso delle ispezioni in loco effettuate dalle autorità forestali, quattro di esse sono state respinte perché i requisiti non sono stati soddisfatti.
L’area del progetto è stata suddivisa in 3 sottozone: zona bassa, media e alta e le aziende agricole che hanno partecipato maggiormente al progetto della zona media (1250m) sono quelle che hanno partecipato maggiormente al progetto. La superficie minima per la concessione dell’aiuto era di 1/3 di ettaro, mentre l’aiuto è pertanto concesso in qualità di premio ammonta annualmente a 600 € per ettaro.
Oltre al rispetto della data di sfalcio, altri requisiti fondamentali per le aziende aderenti comprendevano la partecipazione alle misure agroambientali o biologiche del programma di sviluppo rurale della Provincia dell'Alto Adige, il non spianare né drenare le superfici interessate, nonché preservare le strutture esistenti come i cumuli di pietrame, i muri in pietra a secco e le siepi.
L'assessore provinciale all'agricoltura, Arnold Schuler si reputa soddisfatto: "Tutti gli agricoltori hanno ora iniziato la fienagione - ha spiegato in una nota - così gli uccelli hanno potuto covare le uova e cercando dunque di proteggere e conservare le specie più a rischio che abitano nella zona della Malser Haide”.
Il progetto per quest’anno è giunto al termine ma è già riuscito a guadagnarsi la bandiera verde dell'associazione ambientalista italiana Legambiente.