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“Anziani, forza sociale da valorizzare”

Gastone Boz sul ddl per l’invecchiamento attivo. L’energia dei pensionati di oggi nel volontariato e nella cultura. “Ma diciamo no al lavoro sottopagato dei pensionati”.
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Foto: ©Rottonara | Pixabay

salto.bz: Gastone Boz, segretario dei pensionati Cgil-Agb in Alto Adige, il disegno di legge sull’invecchiamento attivo nasce da una proposta dei sindacati. Com’è iniziato questo progetto?
Gastone Boz: noi avevamo già presentato un disegno di legge al presidente Arno Kompatscher ancora sei mesi fa. Il presidente ci aveva promesso che l’avrebbe passato all’assessora competente, Waltraud Deeg. Così è stato. Devo dire che a non molti mesi di distanza ci siamo ritrovati l’intero testo, anche con qualche cosa in più rispetto a ciò che avevamo richiesto a livello unitario, come sindacati pensionati di Cgil-Agb, Sgb-Cisl, Uil-Sgk, ASGB Rentner assieme alle associazione di volontariato Ada-Vrs, Anteas-Agas, Auser-Vssh,.

 

Quali sono i punti principali del ddl?
Noi siamo partiti da un dato: gli anziani oggi hanno un’aspettativa di vita molto più lunga rispetto a quella di 30-40 anni fa e soprattutto arrivano all’età del pensionamento con una condizione di vita, un’energia e delle potenzialità molto diverse rispetto al passato. Questa tendenza si protrarrà anche nel prossimo futuro. Quindi la nostra richiesta partiva dal fatto di cercare di coinvolgere sempre di più questi anziani in una serie di attività.

 

Che tipo di proposte?
In particolare ci siamo concentrati sulle attività volontariato. L’idea alla base del ddl è riuscire a produrre per i nostri concittadini, pensionati e anziani, una serie di programmi e iniziative che hanno a che fare anche lo stile di vita. Non tutti infatti iniziano questa nuova fase, successiva al periodo lavorativo, in modo positivo. Ci sono coloro che dopo alcuni anni di pensione conoscono un deterioramento delle proprie condizioni di vita. Dunque, abbiamo proposto una serie di iniziative che comprendono l’attività motoria, il coinvolgimento nella cultura, le aggregazioni sociali all’interno del volontariato. C’è poi una parte che riguarda il contatto con le scuole.

 

Un maggiore scambio di esperienze nelle classi?
Sì, abbiamo chiesto che essendo gli anziani portatori di esperienze di vita e di mestieri, di lavori che oggi non si fanno più, sarebbe opportuno che tutto questo sapere fosse trasmesso alle nuove generazioni. Attraverso un coinvolgimento nelle scuole, che può avvenire appunto solo attivando  il sistema dell’istruzione altoatesino. Anche questa richiesta è contenuta nel ddl. In pratica gli insegnanti potrebbero chiamare i pensionati disponibili affinché vengano nella loro classe a illustrare i lavori che facevano nel tempo passato. Non solo i mestieri, anche la loro storia, la cultura, ciò che hanno vissuto anche qui in Alto Adige. Noi tendiamo a dimenticare in fretta. I giovani non vengono informati di ciò che è avvenuto, parlo del superamento del dualismo tra i due gruppi linguistici. È opportuno che su questo le nuove generazioni abbiano una maggiore consapevolezza.

 

Le iniziative richiedono delle risorse: il testo indica un capitolo di spesa?
Non ci sono ancora finanziamenti prestabiliti, perché se ne parlerà nel tavolo di regia che l’assessora Deeg ha previsto di mettere in piedi con i rappresentanti degli assessorati a salute e lavoro, dei Comuni, delle organizzazioni sindacali e del volontariato e delle Consulte degli anziani istituite nei Comuni, a Bolzano, Merano e Brunico, che stanno lavorando molto bene. Altre invece di queste Consulte sono interessate solo alla cena di fine anno o alla gita al mare. Noi vorremmo, e lo vuole anche l’assessora, che tali organismi assumessero più contezza di ciò che hanno bisogno gli anziani del loro territorio.

 

Un ruolo più attivo per le Consulte della terza età?
Esatto. Le iniziative per fare comunità e aggregazione sono importanti, ma bisogna anche pensare ai problemi che possono avere le persone nella terza età sul territorio, dai mezzi di trasporti pubblici fino alla dotazione di spazi collettivi dove gli anziani possono ritrovarsi. Lottare contro la solitudine del singolo significa anche questo.

 

Gli anziani nell’ottica dell’invecchiamento attivo sono una “forza sociale” da valorizzare?
Sì, una forza sociale da sfruttare per le attività di volontariato. Lo abbiamo visto nell’emergenza Covid: tanti di quelli che hanno portato la spesa a casa, i pasti, sono anziani anch’essi. Altri pensionati, magari più giovani e nelle condizioni di poterlo fare. Questa attività sociale è di notevole importanza. Perché se noi abbandoniamo le persone nella terza età a loro stesse, in breve tempo l’unico luogo in cui potranno andare è la casa di riposo, anche perché le famiglie di oggi non sono più quelle di una volta.

 

Assieme agli altri sindacati avete avvertito del rischio di una sovrapposizione tra volontariato e attività lavorativa presso le cooperative sociali. La possibilità è concreta?
Noi abbiamo avvertito del rischio. A nostro parere il testo del ddl, nella parte che riguarda le cooperative sociali, è scritto male. La norma dice che queste cooperative possono mettere in piedi iniziative per gli anziani e contemporaneamente trovare momenti occupazionali per gli over60, coloro che non sono ancora in pensione ma non trovano lavoro. Il fatto che si possano creare posti di lavoro per gli anziani a noi non va assolutamente bene. I posti di lavoro vanno creati per i giovani, mentre i primi devono operare tramite il volontariato, senza retribuzione, che tra l’altro sarebbe bassa visto che gli anziani li puoi pagare meno, mancando un contratto nazionale collettivo al riguardo. La norma ci ha lasciato perplessi e preoccupati e abbiamo chiesto un ulteriore chiarimento prima che il ddl venga presentato in giunta e poi in consiglio.

 

Ci sono anche sorprese positive nel testo?
Certamente. Ad esempio gli interventi economici nelle abitazioni private per abbattere tutte le barriere architettoniche. Essere proprietari di casa infatti non significa essere ricchi. Le pensioni non sono molto elevate per circa il 50% di chi le riceve. Quindi abitare in un appartamento costruito negli anni Sessanta o Settanta, di 4-5 piani, privo di ascensore, è difficile. Per fare in modo che questi inquilini possano continuare a vivere a casa propria servono interventi di miglioramento, ad esempio la costruzione di un ascensore. D’altronde la direzione già intrapresa dall’Ipes, anche per le sollecitazioni da noi effettuate con il protocollo d’intesa sottoscritto fra le parti, sono gli alloggi intelligenti con la domotica e i sensori che avvisano se l’anziano sta bene o se ha lasciato il fornello acceso. Dunque dare un contributo per tutte queste riqualificazioni domestiche è secondo noi doveroso.

 

Nel testo si parla anche di digitalizzazione e della formazione delle badanti.
Sono entrambi punti molto importanti. La digitalizzazione è un problema abbastanza grave per gli anziani. L’Inps e la Provincia ti rimandano ai loro siti web, ma tante persone mature hanno poca dimestichezza con questi strumenti informatici. Abbiamo chiesto interventi economici di una certa sostanza per sostenere corsi di formazione sul tema. Ci hanno dato una risposta positiva. Altra cosa riguarda le badanti. È un tema cruciale e delicato, che noi avevamo iniziato a discutere ancora con l’assessora Stocker. Le badanti devono essere formate, ma prima serve sapere chi sono: un loro albo è quindi necessario. Non se ne è mai fatto nulla fino ad ora, ma è tempo di rimediare, a maggior ragione visto le garanzie ulteriori in fatto di precauzioni anti-contagio che ha imposto l’emergenza Covid. Non ci hanno dato una risposta precisa, ma almeno la formazione è contenuta nel ddl.

 

C’è infine il passaggio sull’introduzione del difensore della terza età. Siete d’accordo?
Sì. Anche se nasce qualche problema con il difensore civico, che dice che tanti anziani si stanno rivolgendo al suo ufficio. Per noi questa novità è comunque positiva, come il numero verde della violenza sugli anziani che però, ahimè, non è stato ben divulgato.

 

In generale il testo è un passo positivo per il sindacato?
Noi lo riteniamo una buona base di partenza, su cui proseguire l’approfondimento. Abbiamo un’ulteriore richiesta. Le nostre organizzazioni sindacali, tutte e quattro assieme, sono presenti in tutti i 116 Comuni della provincia, forti di 45.000 iscritti pensionati. Significa che il 30% della popolazione contando le famiglie riceve le nostre comunicazioni. Stare all’interno di quel tavolo di regia con una sola rappresentanza ci sembra quindi non essere considerati abbastanza e non poter esprimere appieno i nostri pensieri che sono a tutto campo. L’assessora Deeg si è dimostrata sensibile alle nostre osservazioni unitarie e ci ha invitati a produrre un documento entro fine mese.