Per fare un piano serve un piano
Se i vari ministeri non hanno già le bozze dei documenti tecnici nel cassetto ci sarà da correre nei prossimi tre mesi. Lo hanno sottolineato vari esperti, giornalisti ed esponenti politici dopo aver preso visione dell’ultima versione del Piano Nazionale di ripresa e resilienza approvata dal Consiglio dei Ministri con l’astensione delle ministre di Italia Viva. Nell’introduzione il documento si sofferma sulla visione del piano, le missioni, gli assi strategici e le priorità trasversali (donne, giovani e sud). Viene sottolineato che il Recovery Plan si inserisce in un disegno complessivo di interventi, di cui fanno parte anche altri fondi europei e le leggi finanziarie che fino al 2026 saranno approvate. È importante, infatti, che si favorisca una convergenza sinergica tra le varie fonti di finanziamento del grande progetto di rilancio del paese.
Il governo deve essere disponibile ad apportare ulterori modifiche
Vi si trova anche un elenco dei momenti di confronto in parlamento, con le regioni e le parti sociali nel corso del 2020. Ovviamente, di fronte ad un piano rimodulato con signficativi spostamenti di budget serviranno ulteriori esami e dibattiti sia a livello parlamentare che con le parti sociali e le istanze della società civile. Complessivamente la nuova versione, secondo il giudizio di coloro che lo hanno analizzato con serietà professionale e senza preconcetti, rappresenta un importante passo in avanti rispetto alla bozza di dicembre. Il governo fa bene, ad ogni modo, di mostrarsi disponibile a verificare la consistenza delle critiche mosse da più parti.
La versione approvata dal consiglio dei ministri rimane una bozza
Gli osservatori fanno notare, tuttavia, che mancano elementi tecnici essenziali. Le perplessità sollevate riguardano l’impostazione sommaria delle riforme, la genericità di alcuni progetti, l’assenza di criteri per misurarne obiettivi ed effetti e, per giunta, la preocupazione che questi siano in linea con i criteri definiti dall’Unione Europea, ulteriormente specificati proprio in questi giorni. Sono due le cause principali del disorientamento: La mancanza di trasparenza dell’iter per la definizione del piano da sottoporre entro aprile al Consiglio Europeo ed il ritardo nell’elaborazione del piano accumulato dalla scorsa estate. Si tratta di aspetti gestionali, la cui responsabilità ricade sul Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ma che possono anche essere attribuiti alla mancanza di fattiva collaborazione e condivisione dei contenuti del piano da parte delle compagini politiche presenti nella coalizione, che, inevitabilmente, si ripercuote sull’impostazione dei lavori preparatori nei singoli ministeri. Tutto dipende dalla tabella di marcia che è stata definita per l’elaborazione del piano. Ci vuole, infatti, un piano per fare un piano. Se fino ad oggi l’obiettivo fosse stato quello di definire all’interno della coalizione le missioni ed i progetti principali, si deve constatare che non è ancora stato raggiunto. Lo confermano l’impostazione generica di molte riforme e la bocciatura plateale e brusca di alcune priorità identificate. D’altra parte non si poteva procedere con la specificazione delle riforme e dei progetti senza un accordo di fondo sulle finalità e sulla struttura del piano.
Convincere la gente della visione di ammodernamento epocale del paese
Adesso rimane poco tempo per definire aspetti tecnici fondamentali del piano. Bisogna concretizzare le riforme, specificare progetti e criteri di valutazione, snellire le procedure, definire cabina di regia e road map ed, infine, assicurarsi che il piano sia permeato una visione forte e convincente sul futuro del paese. È quì che ci si rende conto del ruolo che la politica deve saper assumersi per garantire il successo di questa straordinaria operazione di resetting e di ammodernamento del paese.
Una road map per rifinitura tecnica e trasparenza politica
Già l’impostazione degli investimenti e delle riforme deve essere permeata dalla consapevolezza di intraprendere un’operazione epocale. L‘impegno di proiezione stategica e di generazione di consenso deve diffondere nella gente, nelle imprese e nelle istituzioni la sensazione di appartenenza ad un progetto di cui essere orgogliosi e protagonisti attivi. Sarà possibile nell’arco di tre mesi? Abbiamo capito quanto sia difficile trovare una quadra politica. Sia per i passaggi tecnici sia per i passaggi politici, dal confronto con le parti sociali all’attenzione ai bisogni di chi è senza lobby ed all’esame del piano dettagliato in parlamento adesso, è indispensabile la definizione di una road map con tempi certi per ogni decisione da prendere.