La Corte Costituzionale nelle scuole
"La Corte Costituzionale non è conosciuta come potrebbe esserlo. Se ne è resa conto, che qualcosa sarebbe dovuto cambiare, per dialogare con l'opinione pubblica e con i giovani". Così introduce la conferenza la giudice della Corte Daria de Pretis, nata a Cles nel 1956, ex rettrice dell'Università di Trento e prima ancora professoressa ordinaria di Diritto amministrativo. Ha prestato giuramento l'11 novembre 2014 nelle mani dell'ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che l'ha nominata membro della Corte dopo solamente un anno di guida dell'università trentina.
Presenti il dirigente scolastico del Liceo Carducci Andrea Pedevilla, in cattedra insieme alla De Pretis. In platea invece il Prefetto di Bolzano Cusumano e l'Ispettore scolastico Valer. Presenti, oltre agli studenti del Liceo in questione, alunni di altre scuole, come il Liceo scientifico Torricelli, il Walther von der Vogelweide, l'ITE Battisti e il Liceo di Brunico Cantore. L'iniziativa della Corte fa parte del progetto Viaggio in Italia, nato sotto spinta dei giudici costituzionali stessi in collaborazione con il Ministero della Pubblica Istruzione, per avvicinarsi ai ragazzi delle scuole, sia per quanto riguarda il funzionamento della Corte, sia per ribadire i valori su cui si fonda la Repubblica Italiana.
"La Corte viene sentita come un organo riservato, distante. Infatti il Palazzo dove risiede si trova accanto al Quirinale, lontano dai palazzi della politica, che si trovano più sotto. In tempi come i nostri in cui si esiste in quando si comunica, anche la Corte ha dovuto fare questo piccolo sforzo; la risposta è stata entusiasmante".
In questo modo continua De Pretis, la quale dopo aver ricordato il periodo in cui nasce la Costituzione, da un'Assemblea Costituente frutto della Resistenza, ha cercato di riportare alla memoria dei presenti alcuni importanti anniversari, in qualche modo tutti collegati tra di loro: "Bisogna ricordare i 60 anni dalla nascita effettiva della Corte, i 70 anni di vita della nostra Costituzione e senz'altro anche gli 80 anni dalla approvazione delle terribili leggi razziali". Ricorrenza, quelle delle leggi razziali approvate dal regime fascista di Mussolini nel 1938, ricordata dal Museo del carcere Le Nuove di Torino, in collaborazione con il festival del fumetto di Roma ARF!, che ha curato una mostra visitabile fino al primo giugno di quest'anno.
Un accenno anche alle 21 donne della Costituente, le donne del 1946 che non solo hanno potuto per la prima volta andare alle urne ma anche essere elette all'interno dell'Assemblea fondativa della Repubblica. La De Pretis ha anche risposto ad alcuni interrogativi sorti in Aula, ma che potrebbero benissimo riguardare molti italiani, ovvero quelli riguardanti la percezione e l'effettivo ruolo dell'esercizio giurisdizionale della Corte. "I giudici costituzionali vengono spesso definiti gate keepers, i guardiani del cancello, nel senso di giudici delle leggi. Adesso avere una Corte è uno dei presupposti di accesso per entrare nell'Unione Europea ma durante i lavori della Costituente una certa parte politica strideva. Strideva poiché non pensava che le leggi del Parlamento, espressione della volontà popolare, potessero essere sindacate. Ma si sa - e la storia ce lo insegna - che non sempre la maggioranza della volontà popolare fa la cosa più giusta".
Le parole della De Pretis fanno un ulteriore e chiaro rimando all'epoca dei grandi totalitarsmi europei del secolo scorso, frutto anche quelli di un elevato - quanto meno iniziale - consenso popolare.
Un elenco ristretto di importanti sentenze in campo etico e bioetico che hanno cambiato la vita dei consociati, il rapporto tra Corte e Parlamento, il ruolo di bilanciamento degli interessi e dei diritti dei cittadini. Questo è stato l'oggetto della discussione nell'Aula Magna del Carducci, prima che i ragazzi potessero prendere la parola e porre altre questioni di ulteriore rilevanza: dagli OGM alla ricerca scientifica in senso ampio, al limite che la Corte può avere riguardo i suoi poteri. E alla domanda di un alunno sul perché il lavoro sia così centrale all'interno della Carta, la giudice risponde: "Nell'idea del Costituente il lavoro non è solo il modo per guadagnarsi da vivere ma anche per partecipare attivamente alla vita sociale della Repubblica. Ed è un grande problema, quello di poter trovare un lavoro adeguato, un problema che preoccupa chi deve fare le grandi scelte politiche".