“Si riparte in bici (e a piedi)”
“Siamo ad una svolta”, l’attuale emergenza potrebbe essere la spinta verso una nuova fase più green per i cittadini. Ne è convinto Francesco Seneci, esperto di mobilità e pianificazione urbana, che racconta il futuro dell’Alto Adige dopo la fase di lockdown e le possibili soluzioni per incrementare spostamenti più sostenibili.
salto.bz: Quali sono i cambiamenti riguardanti la mobilità che dobbiamo aspettarci nel futuro immediato durante la fase 2?
Francesco Seneci: Innanzitutto la prospettata crisi economica, la modifica delle abitudini e dei comportamenti, per via del “distanziamento sociale”, avranno sui sistemi di mobilità un’influenza enorme. Ad esempio si giungerà a una contrazione degli spostamenti, il sistema di trasporto pubblico potrà servire meno persone e le auto viaggeranno con meno persone a bordo, infine il car sharing subirà una netta flessione: si prefigura quindi uno scenario con meno spostamenti ma con più auto nelle nostre città. Dall’altro lato la dimensione degli spostamenti quotidiani potrebbe contrarsi, aumentando le relazioni di vicinato: il negozio sotto casa, il parco più vicino per la corsa serale, la passeggiata nel proprio quartiere, creando la possibilità che i modelli di una mobilità più sostenibile possano trovare motivo di sviluppo.
Dobbiamo ripartire dalle persone e dalle loro variegate esigenze di una maggiore qualità della vita
Si prevede quindi un aumento dell’uso delle auto. Come si potrebbe ridurlo?
Fondamentale sarà evitare il travaso verso l’automobile privata attraverso politiche per la mobilità ciclabile e la micromobilità, così come è importante sfruttare l’occasione per sviluppare la rete ciclabile, anche in modalità provvisoria: il mio consiglio è di non darle una veste di emergenzialità, piuttosto quello di transizione verso un nuovo modello. Il decreto Rilancio, tra l’altro, introduce alcune novità nel Codice della Strada (corsie-bike lines), che ci potranno permettere di realizzare, a costi contenuti e sufficientemente celermente, importanti azioni per il supporto alla mobilità ciclabile. Un progetto mirato di sicuro effetto potrebbe essere per esempio quello di mettere in sicurezza entro settembre, prima della riapertura del nuovo anno scolastico, itinerari ciclabili di connessione con i poli scolastici. Ultimo spunto, favorire la pedonalità e la ciclabilità passa anche attraverso la riduzione della velocità degli autoveicoli nelle nostre città, che dovrebbero diventare tutte a velocità 30 km/h (con pochi corridoi a 50 km/h).
Quali consigli ha in serbo per le città e i centri abitati?
In primis governare questo processo di transizione e non attendere gli eventi. Recuperare spazi per la pedonalità e il funzionamento dei fronti commerciali, per poter aver spazi adeguati alla camminabilità, alla sosta delle persone, all’attesa all’esterno dei negozi, ai plateatici che dovranno ampliarsi. Gestire adeguatamente il trasporto pubblico, che resta un servizio essenziale, magari tramite l’evoluzione di servizi a chiamata, allo scopo di controllare il numero di passeggeri a bordo.
Lei conosce bene il nostro territorio. A quali sfide specifiche va incontro l’Alto Adige in termini di mobilità, in questa fase molto delicata?
Da un lato registreremo un netto decremento dei flussi turistici che, tuttavia, si erano abituati molto a viaggiare sulla rete ferroviaria. Sarà necessario dare risposte a chi, non potendo o volendo usare il trasporto collettivo, chiede alternative che non siano l’automobile privata (se non altro per limitare i costi personali e collettivi). Quindi bisogna sviluppare politiche per incrementare la mobilità ciclabile e pedonale. L’Alto Adige, con i suoi oltre 100 Comuni, tutti con meno di 50.000 abitanti (salvo Bolzano) costituisce un panorama particolare. Si tratta di Comuni territorialmente compatti, con distanze pedonali assolutamente accessibili alla maggior parte delle persone. Una sfida che coinvolge tutti è quella di riscoprire anche le possibilità dettate da un incremento della mobilità pedonale, lavorando molto sulla camminabilità, sulla qualità degli spazi percorsi dalle persone, sull’eliminazione delle barriere architettoniche.
L’Alto Adige, grazie allo stretto rapporto con la cultura austriaca e tedesca ove questi processi sono già in atto da anni, non dovrà rivoluzionare i paradigmi ma, proprio per il vantaggio che ha rispetto al resto d’Italia su questo fronte, deve porsi obiettivi più elevati
Come dovremmo ricalibrare la pianificazione della mobilità del futuro? Quali macro-ambiti d’intervento vede?
Dobbiamo ripartire dalle persone e dalle loro variegate esigenze di una maggiore qualità della vita. Dobbiamo pensare che non sono i mezzi che si spostano ma le persone con esigenze, visioni diverse e a volte contrastanti, dobbiamo concentrarci non sulle infrastrutture da costruire ma sul diritto all’accessibilità delle persone che eventualmente tali infrastrutture risolvono. L’Alto Adige, grazie allo stretto rapporto con la cultura austriaca e tedesca ove questi processi sono già in atto da anni, non dovrà rivoluzionare i paradigmi ma, proprio per il vantaggio che ha rispetto al resto d’Italia su questo fronte, deve porsi obiettivi più elevati.
Quali chance vede per il futuro prendendo in considerazione l’attuale situazione dettata dall'emergenza Coronavirus?
Le trasformazioni di questo periodo di lockdown e la conseguente crisi economica rendono ogni stima particolarmente ardua. A emergenza finita si potrà sfruttare un clima psicologico favorevole agli spostamenti a piedi e in bicicletta, da vivere come una rinnovata forma di sfogo e libertà, una volontà di riappropriarsi degli spazi di vicinato, della socialità e attività all’aperto nel proprio quartiere, aiutando anche il commercio di vicinato e dei prodotti locali. Siamo ad una svolta: come la crisi energetica degli anni ’70 fu l’occasione per i Paesi Bassi per governare una rivoluzione del trasporto urbano sotto il segno della bicicletta, così oggi dobbiamo fare in modo che l’emergenza Coronavirus possa diventare per le nostre città il punto di non ritorno verso la conversione ad un modello di mobilità nuova, più sostenibile, meno costoso, per una maggiore qualità della vita.
Crede che incentivando le persone ad utilizzare mezzi più sostenibili si riuscirà ad avere degli effetti positivi, a cambiare le abitudini della gente alla radice?
Voglio sperare che ne potremo uscire con una maggior consapevolezza della responsabilità che ciascuno di noi ha rispetto alla qualità del mondo in cui viviamo e che questo porti a compiere scelte quotidiane ponderate anche, ma non solo, nell’esercizio della propria mobilità.
Io penso invece che non
Io penso invece che non cambierà niente. Detto questo quand'è che la Provincia pubblica gli incentivi per l'acquisto di ebike? Quanto ci vuole? Sommandola a quella statale si può fare un buon acquisto. Solo che più si aspetta meno bici disponibili ci saranno....