Proporzionale provinciale per l'Ipes?
Dopo il viaggio-studio a Vienna, lunedì (16 maggio) la quarta commissione legislativa del Consiglio provinciale di Bolzano si è riunita per proseguire il dibattito sulla riforma della legge che regolamenta l’edilizia sociale in Sudtirolo, riforma presentata dall’Assessora per le politiche sociali Waltraud Deeg.
Nel corso della discussione, però, ha fatto “capolino” un emendamento presentato dal consigliere della SVP Helmuth Renzler e approvato dagli altri componenti della Volkspartei (Paula Bacher, Franz Locher e Manfred Vallazza) che introdurrebbe nella nuova legge sull’edilizia agevolata un chiaro riferimento alla proporzionale etnica, fissando il dato a livello provinciale come criterio per l’assegnazione degli alloggi. Questo, sostiene Renzler, consentirebbe di evitare che il gruppo linguistico tedesco “venga discriminato”.
Non è la prima volta che l’esponente dell’ala sociale della SVP presenta una proposta del genere. Già nel 2017 affermò che “c’è qualcosa che non torna, se il gruppo linguistico italiano prende metà degli alloggi IPES quando rappresenta solo un terzo della popolazione”. “Renzler ha voluto insistere su questa tematica, sostenendo che altrimenti le persone di lingua tedesca soprattutto a Bolzano avrebbero poco accesso agli alloggi IPES - perché gli spetta poco. Fissando nuovamente questa regola, l’intenzione è quella di riaffermarla con vigore. È un grave ritorno al passato” spiega a salto.bz la consigliera dei Verdi Brigitte Foppa.
Cosa dice la legge in vigore
L’emendamento di Renzler rimanda a due articoli, rispettivamente dello Statuto d’Autonomia del 1972 (l’art. 15) e della “vecchia” legge dell’edilizia abitativa agevolata (l’art. 5, “Proporzione tra consistenza e fabbisogno dei gruppi linguistici”, della LP n. 13/1998). Per lo Statuto, “la Provincia di Bolzano utilizza i propri stanziamenti destinati a scopi assistenziali, sociali e culturali in proporzione diretta alla consistenza di ciascun gruppo linguistico e in riferimento alla entità del bisogno del gruppo medesimo”, mentre per la legge provinciale “le abitazioni disponibili in tutto il territorio provinciale per l'assegnazione (…) devono essere ripartiti tra i richiedenti dei tre gruppi linguistici in proporzione alla media ponderata tra la loro consistenza, quale risulta dall'ultimo censimento generale della popolazione, ed il fabbisogno di ciascun gruppo”. Come si evince dalla normativa (e dalla prassi), però, il fabbisogno è già commisurato nell’assegnazione di case popolari. Esplicitare, nella legge in discussione, il riferimento alla consistenza dei gruppi è dunque un modo per evitare che in futuro la proporz si “ammorbidisca” ulteriormente.
I sindacati: "Proposta fuorviante"
“L'ipotesi, emersa all'improvviso in commissione legislativa, di assegnazione degli alloggi IPES sulla base della proporzionale etnica rilevata a livello provinciale è veramente fuorviante” commenta la segretaria provinciale della SGB/CISL Donatella Califano. “Più che di una proposta politica, ha il sapore di un'azione di distrazione di massa. Non sarebbe la prima volta che per distogliere l'attenzione pubblica dai contenuti veri di una proposta di legge, si lanci un argomento d'effetto e di grande sensibilità collettiva”, scrive Califano, che cita ad esempio il dibattito sulle riforma scolastica “annullato dalla frasetta sulle radici cristiane”.
“Non varrebbe quindi la pena di stare al gioco - aggiunge la dirigente sindacale - ma per sottolineare quanto questa proposta sia irragionevole, va ricordato che l'assegnazione degli alloggi IPES deve avvenire sulla base del bisogno e non dell'identità etnica, che ragionare su una percentuale etnica rilevata su base provinciale in una provincia dove la distribuzione etnica della popolazione nei diversi territori è molto disomogenea, creerebbe forti disequilibri, che l'appartenenza etnica oggi è un concetto superato dai tempi poiché ai nuovi cittadini viene chiesto di dichiarare l'aggregazione a un gruppo senza che ci sia alcuna reale appartenenza linguistica, culturale o di altro” conclude Califano.
"l'appartenenza etnica oggi è
"l'appartenenza etnica oggi è un concetto superato"
Diese Aussage kann mehr als bezweifelt werden, wenn man folgende Tatsachen berücksichtigt
1) Ein Großteil der Italiener in Südtirol identifiziert sich weiterhin über die italienischen Nation, während ein Großteil der Südtirol sich regional mit Südtirol identifiziert.
2) Die italienischen Parteien stehen der Autonomie meistens indifferent bis skeptisch gegenüber, während die deutschen Bevölkerung pro-Autonomie eingestellt ist. Außerdem gibt es keine dem Trentino vergleichbare Partei der "Autonomisti Sudtirolesi", da die Mehrheit der Italiener wohl weiterhin der "siamo in Italia" Fraktion zuzuordnen ist.
3) Sprachlich und vor allem kulturell bestehen zwischen der deutschsprachigen Bevölkerung und der italienischen gravierende historisch bedingte Unterschiede. Dabei steht der deutschsprachige Südtirol aus dem Unterland dem Nordtiroler kulturell deutlich näher als dem Einwohner Don Boscos, während der Einwohner Don Boscos dem Mailänder oder Trienter deutlich näher stehen wird.
Die unterschiedliche Sprache tut ihr übriges. Sprachlich gesehen ist der Südtiroler selbst dem Hamburger oder Berliner näher als dem Bewohner von Don Bosco.
Antwort auf "l'appartenenza etnica oggi è von Johannes A.
Und das rechtfertigt die
Und das rechtfertigt die Wohnungsvergabe nach ethnischen Gesichtspunkten?
Oder was soll Ihre Stellungnahme unter diesem Artikel bedeuten?