Politik | Gastbeitrag

Cesare Battisti e l'autonomia

Riflessioni sparse sulla figura del deputato trentino e sull'incisività della sua presenza nel dibattito storico politico.

Aggiungo alcune riflessioni a commento di quanto Maurizio Ferrandi ha scritto sulle cause della “non attualità di Battisti”. Questa va registrata non solo in Sudtirolo, terra per il cui assetto geopolitico viene sottaciuto il giudizio espresso dal geografo di Trento, secondo cui ai fini della difesa  d’Italia il confine linguistico era da considerarsi assai buono, ma trova riscontro in Trentino e oltre.
Oggi, fra Consulte e Convenzioni, torna d’attualità la ridefinizione delle forme e dei modi dell’autogoverno, come ai tempi della “campagna autonomistica” culminata nella grande manifestazione popolare del 12 luglio 1901 a Trento. Fra i protagonisti di quell’evento vi fu Cesare Battisti, che nell’occasione pronunciò le parole del  giuramento mazziniano (giuro di consacrarmi tutto e per sempre a costituire l'Italia in Nazione, Una, Indipendente, Libera, Repubblicana; di promuovere con tutti i mezzi, di parola, di scritto, d'azione, l'educazione de' miei fratelli all'intento della Giovine Italia, all'associazione che solo può rendere la conquista durevole).

Seguirono a quella altre campagne in difesa degli sfruttati, e con il trascorrere  del tempo, la figura di Cesare Battisti venne ad assumere una centralità sempre maggiore, specie guardando alla storia della nostra travagliata Europa, le cui “magnifiche sorti progressive” si inabissarono, come l’inaffondabile Titanic, con la terribile guerra civile del 1914-18. Rinviata sine die una comune patria europea basata sulla pari dignità fra le nazioni, sogno dei giovani della sua generazione, Battisti, resosi conto che il socialismo europeo, accettando come legittima la guerra patriottica, si rassegnava di fatto alla  guerra negando la sua stessa ragion d’essere, fece una scelta di campo decisa, per la difesa dell’italianità del Trentino, impegnandosi in una serie di storiche conferenze tese a sostenere l’unione  di Trento e Trieste all’Italia, per poi arruolarsi a guerra dichiarata nell’esercito italiano. Scelte queste, rivendicate da Battisti davanti al tribunale militare che ne decretò la condanna a morte per alto tradimento, la cui legittimità non avrebbe dovuto essere oggetto di discussione in un corretto dibattimento (tesi che un avvocato difensore come Adolfo de Bertolini, espressamente richiesto da Battisti, non avrebbe avuto difficoltà a motivare).

Valgono le parole dettate da Piero Calamandrei ai tempi del delitto Matteotti: “Tu Battisti salisti il patibolo come un trionfatore”. Altri sarebbero i processi da istruire: all’Italia, che fu matrigna verso il trentino Cesare Battisti quando in piena guerra, come ricordò Salvemini, l’apparato politico-militare non seppe preservarne la vita, impedendogli, contro la sua stessa volontà, di portarsi in prima linea, né volle tener conto dei suoi preziosi consigli tesi ad arginare l’offensiva austriaca del maggio 1916. Nel primo dopoguerra, quando Mussolini si lanciò in un strumentale recupero della sua figura, accreditandolo come un precursore del fascismo e della sua volontà di espansione imperialistica (già negli anni Venti era stato deciso di dedicare a Battisti il Monumento alla Vittoria di Bolzano; la vedova Ernesta si oppose, ma ciò non impedì che in quel monumento fascista venisse collocato il busto dell’eroe trentino modellato dallo scultore Adolfo Wildt). E anche l’Italia repubblicana, che di Battisti ha sottaciuto la radicalità del pensiero, non ha saputo pienamente riconoscerne la statura di eroe civile. In questi tempi difficili, nel nome di Battisti, al quale insieme trentini e tirolesi dovrebbero richiamarsi, è bene che Austria e Italia rinsaldino la volontà di procedere insieme per far sorgere in libertà e giustizia, con eguali diritti e doveri, quella patria comune dei popoli europei che fu anche il sogno del deputato di Trento.

 

L'autore di questo contributo è lo storico trentino Vincenzo Calì.

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Hartmuth Staffler Mi., 20.07.2016 - 22:18

Als fanatischer Kriegstreiber und Militarist, der mit Begeisterung auf seine eigenen Landsleute geschossen und ihre Dörfer zerstört und damit das unsagbare Elend der Welschtiroler im Ersten Weltkrieg mit verursacht hat, gehört Battisti mit Schimpf und Schande auf den Müllhaufen der Geschichte geworfen.

Mi., 20.07.2016 - 22:18 Permalink