Europa, anyone?
Orizzonte Europa. Questo il tema alla base del confronto che questa mattina (18 luglio) si è tenuto in consiglio provinciale fra gli europarlamentari Herbert Dorfmann (SVP-Gruppo del Partito popolare europeo) e Harald Vilimsky (FPÖ-vicepresidente a Bruxelles del Gruppo Europa delle Nazioni e della Libertà). Non sono mancate le polemiche per via dell’assenza di molti esponenti della maggioranza (la discussione è iniziata alle 10 e alle 12 c’erano appena 5 consiglieri di maggioranza, 4 consiglieri della Svp e Roberto Bizzo del Pd, e 11 dell’opposizione, i Verdi, a eccezione di Riccardo Dello Sbarba, Südtiroler Freiheit, Die Freiheitlichen). Ad aprire il confronto il presidente Arno Kompatscher il quale ha ricordato che “spesso si chiede tanto all’Unione Europea, ma per l’UE si fa troppo poco nei parlamenti nazionali e regionali”.
Nella sua relazione Dorfmann ha parlato di politiche agricole le cui ultime riforme, ha detto, sono sempre state positive per l’Alto Adige; ma anche di Eusalp, con l’europarlamentare che ha riferito dell’esistenza di un gruppo di confronto in merito da lui promosso a livello europeo, al fine di riflettere sul futuro della strategia macroregionale e sull’inserimento dei diversi programmi e piattaforme di finanziamento. Sia Dorfmann che Vilimsky danno ormai per sepolto il Trattato di libero scambio Stati Uniti-Unione Europea (TTIP), ma è la questione profughi quella che, prevedibilmente, ha tenuto più banco.
Dorfmann ha dichiarato che “non è vero che il Parlamento europeo non si è mosso” ma che “sono gli Stati membri che non vogliono risolvere il problema. È vergognoso che l’Italia sia stata abbandonata in questo modo, è arrivato il momento che tutti gli stati si diano da fare, con la creazione di presupposti comuni e la concreta attuazione delle politiche”. Per Vilimsky bisogna intervenire su Schengen, “poiché in una situazione normale nessuno sarebbe contro i confini aperti, ma in una situazione di pericolo bisogna chiudere le porte”. E ancora, infine: “La crisi migratoria porta in Austria centinaia di persone, sulle quali il Governo non ha controllo, e tra le quali ci sono anche islamisti radicali: Come si fa a dire che è tutto a posto, che bisogna aprire a nuove culture, se queste hanno un approccio completamente diverso dal nostro? È compito della politica regolamentare gli ingressi, considerando che l’80-90% dei profughi non corrispondono ai requisiti di Ginevra, ma sono semplicemente migranti economici”.