30 anni dalla strage di via d’Amelio
È il 19 luglio 1992. Un boato improvviso si eleva all'altezza del numero civico 21 di via Mariano D'Amelio a Palermo, frutto dell’esplosione in cui persero la vita il magistrato italiano Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina e Emanuela Loi, prima donna a far parte di una scorta e nonché prima donna delle forze di Polizia a cadere in servizio.
Una strage di mafia su cui ancora non è stata fatta chiarezza da parte dello stato. Motivo per cui, Fiammetta Borsellino, figlia del giudice assassinato, ha annunciato che lei e la famiglia non parteciperanno alla commemorazione ufficiale che si terrà domani (19 luglio) nel luogo dell’attentato: “Uno Stato che non riesce a fare luce su questo delitto non ha possibilità di futuro. Dopo trent'anni di depistaggi e di tradimenti, noi non ci rassegniamo e continueremo a batterci perché sia fatta verità sull'uccisione di nostro padre - aveva dichiarato i giorni scorsi nel corso della presentazione dell’ultimo libro del giornalista Piero Melati “Paolo Borsellino. Per amore della verità” - È per questo motivo che diserteremo tutte le manifestazioni ufficiali per la strage di via D'Amelio fino a quando lo Stato non ci dirà la verità su cosa è avvenuto davvero. L’unico posto dove mi sento a mio agio a parlare di papà è la scuola”.
Anche a Bolzano, è previsto un momento di raccoglimento per commemorare il trentesimo anniversario della strage mafiosa: ANPI, ARCI, Libera, Centro Pace e sindacati si danno appuntamento in Largo Falcone e Borsellino (angolo Tribunale/Via Duca D'Aosta) alle 16.45, ora in cui è avvenuta la strage, in contemporanea con il presidio di Palermo. “E' necessario richiedere verità e giustizia sui crimini delle mafie, ma anche non abbassare la guardia di fronte all'infiltrazione nell'economia e nella società della criminalità organizzata favorita dalla grave crisi economica e sociale - ha scritto ANPI in una nota -. La lezione dei magistrati anti-mafia rischia di essere dimenticata e il loro ricordo rischia di essere solo retorica se contro le mafie non si lotta tutti i giorni”.