Qualcosa di sinistra
L’ultima deflagrante occasione, in ordine di tempo, per alimentare le ormai croniche tensioni all’interno del Pd è stata offerta dalla nomina degli 11 componenti della Commissione per il congresso che diventeranno membri della prossima direzione provinciale. Due le proposte sul tavolo: quella della segretaria Liliana Di Fede che assegna tre posti all'area che fa riferimento a Renzi, tre a quella di Emiliano e tre a quella di Orlando più Di Fede e Nadia Mazzardis, vicesegretaria, come figure di garanzia; e quella di Uwe Staffler, con 6 posti alla minoranza e 5 alla maggioranza. La votazione ha premiato Di Fede con 24 voti a 12, ma non sono stati raggiunti i due terzi necessari per validare la mozione.
salto.bz: Di Fede, anche sulla commissione di garanzia vi siete incagliati…
Liliana Di Fede: Stiamo aspettando da Roma il parere definitivo riguardo la mia mozione, ma non credo che ci saranno sorprese. Cerchiamo di restare sereni, abbiamo un congresso a breve. La proposta che ho fatto è stata pensata proprio per garantire un equilibrio della rappresentanza, ovvero un terzo per ogni anima del partito nella Commissione del congresso. Penso che sia una proposta bilanciata a cui peraltro abbiamo aggiunto, per iscritto, un’ulteriore garanzia. L’impegno mio e quello della vicesegretaria Nadia Mazzardis è quello di entrare a far parte della Commissione per lavorare e portare a casa questo congresso nel miglior modo possibile, con la promessa tuttavia di dimetterci qualora la nostra presenza dovesse alterare i risultati delle primarie. Il nostro, del resto, è un partito democratico di nome e di fatto.
I conti, però, alla minoranza non tornano.
Vede, io comprendo il timore da parte della minoranza di non essere adeguatamente rappresentata. La mia proposta iniziale era di non dare diritto di voto alla Commissione, diritto che invece l'organo in questione avrà ed è un elemento di cui bisogna tenere conto. Da qui, ribadisco, l’impegno che abbiamo sottoscritto e a cui non ci sottrarremo io e la vicesegretaria. Parliamo perciò di 9 componenti, 3 proposti da Carlo Costa per la corrente che fa capo a Renzi, 3 da Mauro De Pascalis per quella di Orlando e ho indicato i primi 3 nomi sui 5 proposti da Mauro Randi per quella di Emiliano. Un terzo per ciascuna corrente, quindi, che sarà rappresentata nella Commissione e che si trasformerà in almeno un terzo di rappresentanza nella futura assemblea. Tutto ciò, tenendo anche conto degli equilibri politici che ci sono attualmente, mi sembra equo. Pensare di ottenere 4 persone su 9 era una eventualità che non sarei mai riuscita a far digerire alla maggioranza. Il colmo è che da una parte vengo accusata di non tutelare a sufficienza la minoranza, dall’altra di tutelarla troppo. Io credo che quando una decisione non accontenti tutti in modo totale allora forse si è sulla strada giusta.
Nessun passo indietro, dunque?
Se si trova un’altra proposta accettata da tutti ben venga, sia io che la vicesegretaria siamo pronte a fare un passo indietro, non è una nostra ambizione far parte di questa Commissione, è stata una scelta fatta unicamente per spirito di servizio.
Ora come vi muoverete?
Ci confronteremo con Roma e, un passo alla volta, cercheremo di costruire delle primarie come si deve, così come facemmo anche in occasione dell’elezione del sindaco di Bolzano o del segretario nazionale.
Beghe interne e personalismi permettendo. Miriam Canestrini, consigliera Pd di quartiere a Oltrisarco, che ha contestato la sua mozione, dice di sentirsi parte di “un piccolo ‘teatro’ dove vince chi urla più forte, chi offende meglio e chi pensa ai propri interessi”. E anche che consigli di quartieri e i circoli del territorio vengono trascurati dalla dirigenza del partito, come risponde?
Le percezioni di ognuno vanno rispettate. Il mio sforzo è stato improntato a garantire il massimo spirito democratico. Credo che questo congresso arrivi al momento giusto, anche per poter fare chiarezza nel partito. Per quel che riguarda il resto la responsabilità di farsi portavoce delle esigenze dei cittadini del proprio quartiere è di ogni singolo rappresentante locale del Pd e prima di tutto degli eletti nelle circoscrizioni, naturalmente nel momento in cui viene richiesto è sempre possibile un confronto e un sostegno per le varie iniziative del caso.
Malumori interni e frammentazione dell’elettorato storico di centrosinistra giudicata da più parti irreversibile, non state sottovalutando l’impresa?
Il Pd è sempre stato un partito in cui si è sempre discusso molto. Non c’è un capo che detta la linea e tutti lo seguono come se fossimo un esercito. Porsi in maniera critica, forse anche troppo, è una tendenza del centrosinistra così come quella di focalizzarci sulle differenze piuttosto che su quello che ci accomuna, e questo è un dato reale sia a livello nazionale che locale. Ed è una cosa che rischia di farci molto male e che già ce ne ha fatto nel corso degli anni. Questa è la grande scommessa che ci aspetta, valorizzare tutto quello che è parte integrante di una visione comune.
Senza di lei a guidare la segreteria.
Proprio a causa della mia volontà di dare le dimissioni da segretaria ho chiesto a Roma di anticipare il congresso. Il mio mandato, infatti, dovrebbe scadere il prossimo febbraio, e penso sia corretto che la nuova dirigenza abbia la possibilità di strutturarsi prima di affrontare il nuovo anno in cui ci saranno due appuntamenti importantissimi, le politiche e le provinciali.
A proposito di elezioni provinciali, Bizzo ha affermato che il Pd è troppo impegnato a discutere di consigli di amministrazione e a contare le tessere per preoccuparsene a dovere…
La cultura delle tessere per le tessere e dei consigli di amministrazione non mi appartiene, la segreteria lavora da sempre a titolo di volontariato animata dalla passione politica, non credo proprio che ci si possa accusare di una cosa del genere.