Oltre i confini: Fili come legami
-
SALTO: Dove ha preso l'ispirazione per la regia dello spettacolo “Fili" in scena il 21 marzo alle 16.30 ?
Anika Schluderbarcher.: Mi hanno presentato Linda qualche anno fa, ma poi ci siamo incrociate solo qualche volta. L’anno scorso abbiamo trascorso molto tempo insieme e ho avuto modo di conoscere la sua storia più a fondo. Non solo attraverso i racconti, ma anche grazie a delle performance - disegni - canzoni che condivideva con me, con la voglia di riprendere a livello artistico dopo la gravidanza, o grazie a delle manifestazioni pubbliche in cui si rendeva attiva e utile. Parte di tutto quello che è la vita di Linda era il racconto perfetto per un esempio di immigrazione, integrazione e salvezza da un ambiente di delinquenza e criminalità, che la circondava fin dall’infanzia, attraverso l’arte e la cultura.
Il titolo rimanda a qualcosa che unisce, all'arte di tessere e creare. Può spiegarcelo?
L’arrivo in Italia, a Bolzano, di Linda è una parte di questa rete di “fili”, intesi come legami che hanno poi creato la donna che è, nel suo carattere e nei suoi talenti.Ci sono diversi “fili”: quelli delle radici familiari, quelli dell’ambiente pericoloso che caratterizza alcuni rioni pericolosi del Guatemala, “fili” che imprigionavano la sua crescita personale e le sue potenzialità; e poi ci sono i “fili” del gruppo di Jovenes Por La Vida che attraverso il sociale e l’arte di strada danno un’occasione nuova ai ragazzi di quartieri pericolosi e insegnano delle arti e un nuovo modo di recepire la vita e i legami, i “fili” delle altre opportunità che la vita le ha creato dal viaggio in Italia con Erasmus Plus alle persone incontrate dopo con cui ha potuto condividere i suoi pensieri e attività sempre dedicate al sociale e all’inclusione di vario tipo, fino anche all’esperienza di diventare madre.
Com'è stato lavorare con un'artista del Guatemala? Immagino sia stato interessante e stimolante unire culture diverse per creare un'opera d'arte. Può raccontarci l’esperienza?
Sono sincera, non conoscevo le dinamiche di quel Paese. Purtroppo a volte pensiamo in maniera quasi superficiale che siamo dei privilegiati e nonostante questo, riusciamo lo stesso a lamentarci e a volte avere paure eccessive riguardo al diverso da noi, tendendo ad un certo tipo di diffidenza, chi più chi meno.
Avere le occasioni di entrare di più nella vita e nel quotidiano di persone che, solo a sensazione, potrebbero non avere nulla in comune con noi, ci aiuta a conoscere, riflettere, creare. Sono molto felice quando mi si presenta questo, mi sento un passo più completa. -
Dirigere uno spettacolo in cui si parla di razzismo non dev'essere semplice. A tal proposito, quali sono i luoghi comuni più difficili da trattare e da sciogliere e soprattutto, le persone, sono pronte a rimettere in gioco le proprie idee?
Di luoghi comuni ne esistono tanti, anche che ci riguardano, visti con gli occhi di chi “arriva da fuori”, non siamo esclusi da queste dinamiche mai.
Di sicuro siamo abituati che il nostro pensiero ci porti subito alla classificazione che questi stessi luoghi comuni ci creano, solo dopo, approfondendo, capiamo la specificità e la preziosità delle singole persone. Sarebbe bello che crescessimo da subito con questo impatto allo sguardo dell’altro, o che comunque ci fossero continuamente occasioni per educarci in questo.Io ci credo, che più partecipiamo attivamente a questi temi, più l’inclusione di qualsiasi tipo si sviluppi nell’animo umano.Cosa dovrà aspettarsi il pubblico dallo spettacolo "Fili"?
Non un monologo, non una danza, non un concerto, non una performance, ma un’insieme di tutto ciò. Linda Cristal Pèrez Pèrez è una performer che lavora su se stessa con tanti mezzi creativi artistici e abbiamo scelto alcuni di essi per creare uno spettacolo molto eterogeneo nel suo insieme. Si cerca di far raccontare attraverso il gesto, e quindi escludendo la troppa specificità delle parole, quello che è la situazione nelle zone più pericolose del Guatemala, passando poi a delle emozioni con canti e musiche di sottofondo, fino al racconto vero e proprio del suo impatto con la città di Bolzano.
Si sente più attrice o regista e quali sono i suoi progetti per il futuro in ambito artistico?
Mi sento un insieme di curiosità e voglia di divulgare l’arte. Sto lavorando come attrice per una produzione di Trento e continuo attraverso la voce a interpretare letture sia live che registrate. Non mi definisco una regista, ma mi piace poter lavorare con persone talentuose con cui poter riflettere su alcuni argomenti e avere uno sguardo esterno per far si che le loro vocazioni possano emergere; non devo stare sul palco per forza io. Gran parte del mio lavoro lo concentro sulla visione di spettacoli di vario genere locali e in giro per l’Italia dal teatro, alla danza, al mondo circense, reading e anche proiezioni cinematografiche; con questo porto avanti le mie consulenze artistiche a chi me lo chiede per rassegne o per progettualità di vario tipo.